giovedì 25 agosto 2016

Demetrio Putortì resta in carcere



Nicotera. Resterà in carcere Demetrio Putortì, il 23enne che il 19 agosto scorso ha gambizzato la sorella Marisa, in pieno centro, a Nicotera Superiore. Lo ha deciso il giudice delle indagini preliminari, Lorenzo Barrocco, nella tarda serata di martedì. Il giovane era stato sottoposto ad interrogatorio di garanzia, in mattinata, nel carcere di Vibo Valentia. Il gip doveva decidere, terminata l’audizione del giovane, il tipo di misura cautelare da adottare. Assistito dall’avvocato Salvatore Pronestì, l’arrestato ha ammesso le proprie responsabilità, aggiungendo che però non era sua intenzione uccidere. L’intento sarebbe stato quello di “punire” la sorella, perché da tempo non seguiva più i suoi consigli di fratello maggiore. Demetrio ha chiarito al giudice che dopo la morte del padre (avvenuta improvvisamente nel 2010) lui aveva assunto l’onere di tutelare la sorella, ma che ormai il distacco e l’apparente indifferenza tra i due erano diventati notevoli. Il pm della Procura di Vibo, Claudia Colucci, aveva chiesto che al giovane venisse applicata la custodia cautelare in carcere per tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dal legame di parentela. A tale richiesta si è fermamente opposto l’avvocato di Putortì, sostenendo la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni, anche perché, ha sottolineato, i colpi non hanno attinto organi vitali. Ma il gip ha dato evidentemente ragione al pubblico ministero, ed ha così emesso che il giovane restasse in carcere. Putortì nel pomeriggio di sabato scorso si è spontaneamente costituito ai Carabinieri della stazione di Nicotera Marina, dove, sin da subito, al cospetto del comandante Fabio Cirone, ha confessato di essere l’autore dell’attentato ai danni della giovane barista. Le indagini, coordinate dal pm Claudia Colucci della procura di Vibo, devono ancora fare luce su alcuni aspetti della vicenda. Tuttavia, lo stesso Putortì, nel raccontare la dinamica dei fatti, ha chiarito molti punti di quella maledetta sera. Ha dichiarato di essersi recato davanti al bar dove la ragazza lavorava a bordo di un’automobile e di averle sparato con un fucile. La sua intenzione, ha ribadito, era quella di gambizzarla. Dopo il ferimento si è dileguato, maturando nelle ore successive la decisione di consegnarsi ai Carabinieri. Rimane ancora da capire che fine abbia fatto l’arma usata. Pare che il giovane abbia indicato il posto dove l’ha gettata, ma del fucile, illegalmente detenuto dal giovane, nessuna traccia, né il giovane ha saputo chiarire da quanto tempo era nella sua disponibilità, né chi gliel’avrebbe fornito. Altro punto oscuro riguarderebbe l’auto usata per raggiungere il luogo della sparatoria, Putortì non ha al momento detto dove si trova il mezzo.
Intanto la giovane barista sta lentamente migliorando e presto potrà tornare a casa. L’apprensione per le sue condizioni di salute è stata unanime nella cittadina costiera. Una brava ragazza, molto ben voluta per le sue doti di educazione e gentilezza, che proviene da una famiglia perbene e molto rispettata in paese. Il ferimento di Marisa ha avuto, com’è noto, rilievo nazionale. Terreno facile ha avuto l’attecchimento del pregiudizio, o per meglio dire, la riesumazione di un vecchio luogo comune collegato a un Sud arretrato ed arcaico, in cui l’onore ferito viene lavato col sangue. Un dibattito farcito di preconcetti che ha avuto gioco facile poiché il fatto ha avuto per teatro, come nei foschi racconti dei delitti d’onore, il profondo Sud. La realtà, invece, è, come sempre, molto più complessa e la vicenda di Marisa e Demetrio è venata da tante delicate e insondabili sfaccettature che sarebbe ingiusto bollare con il marchio di un pregiudizio becero e consumato.

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