Nicotera.
Resterà
in carcere Demetrio Putortì, il 23enne che il 19 agosto scorso ha gambizzato la
sorella Marisa, in pieno centro, a Nicotera Superiore. Lo ha deciso il giudice
delle indagini preliminari, Lorenzo Barrocco, nella tarda serata di martedì. Il
giovane era stato sottoposto ad interrogatorio di garanzia, in mattinata, nel
carcere di Vibo Valentia. Il gip doveva decidere, terminata l’audizione del
giovane, il tipo di misura cautelare da adottare. Assistito dall’avvocato
Salvatore Pronestì, l’arrestato ha ammesso le proprie responsabilità,
aggiungendo che però non era sua intenzione uccidere. L’intento sarebbe stato
quello di “punire” la sorella, perché da tempo non seguiva più i suoi consigli
di fratello maggiore. Demetrio ha chiarito al giudice che dopo la morte del
padre (avvenuta improvvisamente nel 2010) lui aveva assunto l’onere di tutelare
la sorella, ma che ormai il distacco e l’apparente indifferenza tra i due erano
diventati notevoli. Il pm della Procura di Vibo, Claudia Colucci, aveva chiesto
che al giovane venisse applicata la custodia cautelare in carcere per tentato
omicidio aggravato dai futili motivi e dal legame di parentela. A tale
richiesta si è fermamente opposto l’avvocato di Putortì, sostenendo la
derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni, anche perché, ha
sottolineato, i colpi non hanno attinto organi vitali. Ma il gip ha dato
evidentemente ragione al pubblico ministero, ed ha così emesso che il giovane
restasse in carcere. Putortì nel pomeriggio di sabato scorso si è
spontaneamente costituito ai Carabinieri della stazione di Nicotera Marina,
dove, sin da subito, al cospetto del comandante Fabio Cirone, ha confessato di
essere l’autore dell’attentato ai danni della giovane barista. Le indagini,
coordinate dal pm Claudia Colucci della procura di Vibo, devono ancora fare
luce su alcuni aspetti della vicenda. Tuttavia, lo stesso Putortì, nel
raccontare la dinamica dei fatti, ha chiarito molti punti di quella maledetta
sera. Ha dichiarato di essersi recato davanti al bar dove la ragazza lavorava a
bordo di un’automobile e di averle sparato con un fucile. La sua intenzione, ha
ribadito, era quella di gambizzarla. Dopo il ferimento si è dileguato,
maturando nelle ore successive la decisione di consegnarsi ai Carabinieri.
Rimane ancora da capire che fine abbia fatto l’arma usata. Pare che il giovane
abbia indicato il posto dove l’ha gettata, ma del fucile, illegalmente detenuto
dal giovane, nessuna traccia, né il giovane ha saputo chiarire da quanto tempo
era nella sua disponibilità, né chi gliel’avrebbe fornito. Altro punto oscuro
riguarderebbe l’auto usata per raggiungere il luogo della sparatoria, Putortì
non ha al momento detto dove si trova il mezzo.
Intanto la giovane
barista sta lentamente migliorando e presto potrà tornare a casa. L’apprensione
per le sue condizioni di salute è stata unanime nella cittadina costiera. Una
brava ragazza, molto ben voluta per le sue doti di educazione e gentilezza, che
proviene da una famiglia perbene e molto rispettata in paese. Il ferimento di
Marisa ha avuto, com’è noto, rilievo nazionale. Terreno facile ha avuto
l’attecchimento del pregiudizio, o per meglio dire, la riesumazione di un
vecchio luogo comune collegato a un Sud arretrato ed arcaico, in cui l’onore
ferito viene lavato col sangue. Un dibattito farcito di preconcetti che ha
avuto gioco facile poiché il fatto ha avuto per teatro, come nei foschi
racconti dei delitti d’onore, il profondo Sud. La realtà, invece, è, come
sempre, molto più complessa e la vicenda di Marisa e Demetrio è venata da tante
delicate e insondabili sfaccettature che sarebbe ingiusto bollare con il
marchio di un pregiudizio becero e consumato.
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