Nicotera.
Il
sorriso di Marisa è un raggio di sole nella drammatica vicenda che ha scosso
l’estate nicoterese. E’ felice di essere viva, nonostante i dolori, nonostante
lo sconcerto per quanto accadutole. Dal letto d’ospedale, consapevole di averla
scampata grossa, vuol trovare la forza di reagire. Ha saputo dell’arresto del
fratello. E’ lui il responsabile del gesto efferato. Demetrio Putortì, 23 anni,
sabato pomeriggio si è consegnato ai Carabinieri. Accompagnato dall’avvocato
Carmelo Pronestì, ha bussato alla tenenza di Nicotera Marina, guidata dal
comandante Fabio Cirone. Ha ammesso le sue colpe. Ora si trova presso la
caserma di Tropea in attesa di essere ascoltato dal Pm di turno. Non ha detto
una parola. Si è chiuso in un ostinato silenzio e solo Dio sa cosa gli si agita
dentro il cuore. Ha visto sua madre per pochissimi minuti. Vincenza Pirelli,
una donna forte, colpita da una tragedia familiare degna di epos greco, è
decisa a salvare entrambi i suoi figli. In caserma madre e figlio si sono abbracciati.
Non si sono detti nulla. Entrambi non riuscivano a parlare. Vincenza ha
consegnato i documenti del figlio ai Carabinieri ed è ritornata a Vibo
Valentia, al capezzale dell’altra figlia. Marisa ha raccontato i momenti
drammatici dell’attentato. Ricorda tutto. Attimo dopo attimo. Il dolore
lancinante, le urla di chi le stava intorno, il trambusto e il caos. Ma
soprattutto ricorda lo sguardo di suo fratello mentre le sparava. E’ sceso
dalla macchina. L’ha fissata dritta negli occhi. «Marisa, cosa hai visto in
quello sguardo?», le chiediamo. «Occhi indiavolati», la sua risposta. Eppure,
la ragazza dichiara di non odiare suo fratello per quello che le ha fatto.
Anzi. «Gli voglio bene, è sempre mio fratello, ma non so se me la sento di
perdonarlo, forse più in là». Si intravede nei suoi occhi quasi l’apprensione
per quel fratello che adesso dovrà pagare per quel gesto inconsulto. «Perché
non hai riferito subito agli inquirenti che a sparare è stato lui», le
chiediamo ancora. E lei: «Sapevo che prima o poi ci sarebbero arrivati». Però
dalle sue labbra il nome del fratello non è uscito. Un silenzio che racconta
tra le righe come l’amore per il fratello maggiore sia ancora integro, forte e
generoso. Demetrio è un ragazzo fragile, dai trascorsi un po’ turbolenti. Dopo
la morte del padre, sei anni fa, la madre ha cercato con tutte le sue forze di
seguire i figli, lavorando senza sosta, cercando di attutire il dolore
provocato da una perdita ingiusta e inaccettabile. Ma non è stato semplice.
Marisa ha lasciato gli studi per poi riprenderli, poco tempo fa. Demetrio è
stato devastato dal lutto, ma si è tenuto le lacrime blindate dentro il cuore. “Ognuno
ha una ferita segreta che porta dentro in silenzio”, scriveva su Facebook solo
un mese fa, raccontando un dolore indicibile. Ha deciso che doveva sostituire
la figura paterna in casa. Riteneva che il destino gli avesse affidato il
compito di proteggere la sua bellissima sorella dalle insidie del mondo
esterno. Un atteggiamento probabilmente poco gradito alla ragazza che voleva
vivere la spensieratezza della sua età. Poi tra i due i rapporti si sono fatti
sempre più conflittuali. Fino al tragico epilogo di venerdì sera. Ora si
trovano entrambi immobilizzati in circostanze drammatiche. Marisa inchiodata a
letto in pieno decorso post operatorio. Demetrio piantonato in caserma. La
ragazza ci mostra il tatuaggio che ha stampato sul braccio: è il nome di suo
padre. E’ lui che mi ha salvato, dice. «Era con me mentre sull’ambulanza che mi
trasportava in ospedale sentivo i medici dire “se il proiettile le ha preso la
femorale non arriverà nemmeno in ospedale”». Marisa invece ce l’ha fatta e un
giorno migliore già l’aspetta.
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