lunedì 22 agosto 2016

Marisa racconta i drammatici momenti dell'attentato.



Nicotera. Il sorriso di Marisa è un raggio di sole nella drammatica vicenda che ha scosso l’estate nicoterese. E’ felice di essere viva, nonostante i dolori, nonostante lo sconcerto per quanto accadutole. Dal letto d’ospedale, consapevole di averla scampata grossa, vuol trovare la forza di reagire. Ha saputo dell’arresto del fratello. E’ lui il responsabile del gesto efferato. Demetrio Putortì, 23 anni, sabato pomeriggio si è consegnato ai Carabinieri. Accompagnato dall’avvocato Carmelo Pronestì, ha bussato alla tenenza di Nicotera Marina, guidata dal comandante Fabio Cirone. Ha ammesso le sue colpe. Ora si trova presso la caserma di Tropea in attesa di essere ascoltato dal Pm di turno. Non ha detto una parola. Si è chiuso in un ostinato silenzio e solo Dio sa cosa gli si agita dentro il cuore. Ha visto sua madre per pochissimi minuti. Vincenza Pirelli, una donna forte, colpita da una tragedia familiare degna di epos greco, è decisa a salvare entrambi i suoi figli. In caserma madre e figlio si sono abbracciati. Non si sono detti nulla. Entrambi non riuscivano a parlare. Vincenza ha consegnato i documenti del figlio ai Carabinieri ed è ritornata a Vibo Valentia, al capezzale dell’altra figlia. Marisa ha raccontato i momenti drammatici dell’attentato. Ricorda tutto. Attimo dopo attimo. Il dolore lancinante, le urla di chi le stava intorno, il trambusto e il caos. Ma soprattutto ricorda lo sguardo di suo fratello mentre le sparava. E’ sceso dalla macchina. L’ha fissata dritta negli occhi. «Marisa, cosa hai visto in quello sguardo?», le chiediamo. «Occhi indiavolati», la sua risposta. Eppure, la ragazza dichiara di non odiare suo fratello per quello che le ha fatto. Anzi. «Gli voglio bene, è sempre mio fratello, ma non so se me la sento di perdonarlo, forse più in là». Si intravede nei suoi occhi quasi l’apprensione per quel fratello che adesso dovrà pagare per quel gesto inconsulto. «Perché non hai riferito subito agli inquirenti che a sparare è stato lui», le chiediamo ancora. E lei: «Sapevo che prima o poi ci sarebbero arrivati». Però dalle sue labbra il nome del fratello non è uscito. Un silenzio che racconta tra le righe come l’amore per il fratello maggiore sia ancora integro, forte e generoso. Demetrio è un ragazzo fragile, dai trascorsi un po’ turbolenti. Dopo la morte del padre, sei anni fa, la madre ha cercato con tutte le sue forze di seguire i figli, lavorando senza sosta, cercando di attutire il dolore provocato da una perdita ingiusta e inaccettabile. Ma non è stato semplice. Marisa ha lasciato gli studi per poi riprenderli, poco tempo fa. Demetrio è stato devastato dal lutto, ma si è tenuto le lacrime blindate dentro il cuore. “Ognuno ha una ferita segreta che porta dentro in silenzio”, scriveva su Facebook solo un mese fa, raccontando un dolore indicibile. Ha deciso che doveva sostituire la figura paterna in casa. Riteneva che il destino gli avesse affidato il compito di proteggere la sua bellissima sorella dalle insidie del mondo esterno. Un atteggiamento probabilmente poco gradito alla ragazza che voleva vivere la spensieratezza della sua età. Poi tra i due i rapporti si sono fatti sempre più conflittuali. Fino al tragico epilogo di venerdì sera. Ora si trovano entrambi immobilizzati in circostanze drammatiche. Marisa inchiodata a letto in pieno decorso post operatorio. Demetrio piantonato in caserma. La ragazza ci mostra il tatuaggio che ha stampato sul braccio: è il nome di suo padre. E’ lui che mi ha salvato, dice. «Era con me mentre sull’ambulanza che mi trasportava in ospedale sentivo i medici dire “se il proiettile le ha preso la femorale non arriverà nemmeno in ospedale”». Marisa invece ce l’ha fatta e un giorno migliore già l’aspetta.

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