Nicotera.
Si
è svolto martedì sera nella suggestiva cornice di “dietro il Castello”
l’incontro con Gherardo Colombo, l’ex magistrato di “Mani pulite”, l’inchiesta
che agli inizi degli anni ‘90 ha cambiato l’assetto politico ed economico
italiano. L’evento, organizzato dal gruppo “Dopo le 22”, non era
particolarmente affollato di cittadini, anche se, man mano che la conferenza è
andata avanti, si è arricchita di nuove presenze, dato che la zona è
notoriamente un’area di passeggio. Gherardo Colombo, magistrato in anni
cruciali per il nostro Paese, ormai da anni si dedica a questo genere di
incontri. La sua associazione di riferimento, “Sulle regole”, è disponibile a
organizzare conferenze, specialmente nelle scuole, per sensibilizzare i giovani
sul tema, sempre attuale, dell’importanza del rispetto delle regole per
l’evoluzione della società civile. Presenti all’incontro, tra il pubblico, il
capo della Mobile di Vibo Valentia Tito Cicero, il sindaco di Limbadi, Pino
Morello, mentre in tribuna d’onore sedeva il sindaco di Nicotera Franco Pagano,
con la moglie e l’assessora alla Cultura e al Turismo Mariella Calogero. La
lunga dissertazione dell’ex giudice milanese si è colorata di toni didattici. Proprio
come un professore di fronte a una platea di studenti ha parlato di regole e
legalità. Un discorso interessante anche se venato da note di retorica.
Concetti arcinoti espressi con toni accattivanti che comunque hanno rapito
l’attenzione del pubblico. Colombo ha parlato di rispetto delle regole e di
libertà e ha cercato di dimostrare come i due concetti siano complementari l’un
l’altro, cioè, come senza rispetto delle regole non possa esistere la libertà
civile. Si è soffermato sul concetto di educazione. Partendo dall’assunto che
ha dato il titolo all’evento (“Per emarginare la criminalità organizzata serve
più la repressione o l’educazione?”), l’ex magistrato ha spiegato che solo
attraverso un percorso educativo fenomeni criminali come la mafia possono essere
estirpati, al contrario, la repressione può produrre solo effetti nefasti. «Sono
convinto che la mafia possa essere estirpata- ha precisato- Ho fatto per 33
anni il magistrato- ha aggiunto- mi sono occupato anche di mafia. Per riuscire
a fare in modo che diminuisca il tasso di trasgressività che esiste nel nostro
Paese e cioè che le persone rispettino maggiormente le regole è necessario fare
una grande operazione a livello educativo, cioè aiutare fare un percorso
educativo». Ha sottolineato l’inutilità delle impostazioni repressive. Dei
danni incalcolabili prodotti dalle severe misure cautelari in carcere, del
controsenso della pena di morte. Solo alla fine della conferenza è arrivata una
domanda inerente le tematiche attualissime dell nostro territorio, ad esempio i
commissariamenti antimafia. «Io sono troppo poco competente per poter dare
delle risposte. Io mi porrei però il problema del coinvolgimento della
responsabilità dei cittadini nella scelta dei loro amministratori».
Una serata dunque
all’insegna di sacrosante parole su legalità e regole. E mentre queste parole
aleggiavano “dietro il Castello”, sullo
sfondo il mare non più azzurrissimo era striato di strisce marroni e nella
sottostante Marina i gestori dei lidi non sapevano più dove dare la testa a
causa della disastrosa condizione del mare che sta mettendo in pericolo al loro
attività. In un contesto del genere, di regole e legalità, tradotte in fatti,
ce ne vorrebbero in quantità industriali.
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