Per contrastare la presenza sempre più incisiva e larvata dei
clan su Facebook nasce l’Osservatorio per il monitoraggio della criminalità
organizzata sui social network.
L’iniziativa, che rappresenta una novità nell’ambito del contrasto alla mafia in tempo di social, è nata da un’idea di Lia Staropoli,
presidente dell’Associazione Condivisa,
Sicurezza e Giustizia, da sempre in prima linea nel contrastare il potere
mafioso che affligge il territorio calabrese. L’Osservatorio è uno strumento di
monitoraggio e controllo della presenza e del modus operandi degli esponenti
delle cosche mafiose o dei loro accoliti nel mondo virtuale dei social, delle
modalità di effettuare proselitismo, sedurre eventuali giovani nuove leve,
tentare di incentivare il consenso sociale, lanciare messaggi ben precisi a chi
di pertinenza. Un modo, per le 'ndrine, di stare al passo con i tempi, di creare
una rete di solidarietà e supporters utili per ampliare il placet specialmente
tra i giovanissimi.
A sostenere tale strumento di ispezione e vigilanza vi sono
tecnici informatici, giornalisti, psicologi. Tra le varie eccellenze spicca il
nome di Marisa Manzini, magistrato sotto scorta che opera con coraggio e tenacia
per contrastare la ndrangheta e delle cui dinamiche è un’attenta conoscitrice.
Tra i tecnici c’è Gianni Cuozzo, fondatore e amministratore di “Aspisec”
società italiana operante nel campo della “Cyber Security”, nonché esperto di
“Cyber Warfare” e “Cyber Intelligence”. «Il consenso sociale è un fattore determinante per l'esistenza
della criminalità organizzata- spiega Lia Staropoli- la propaganda mafiosa cerca
consensi anche sui social network. Mentre cattura l'attenzione degli
adolescenti- aggiunge l’ideatrice dell’Osservatorio- per mezzo di gruppi che
celebrano boss e affiliati, autori dei crimini più efferati, promuove
contestualmente una feroce "caccia allo sbirro" per avallare spietate
ritorsioni nei confronti delle Forze dell’ordine».
Lia Staropoli ha spesso approfondito la tematica del
“consenso sociale” delle 'ndrine. Tema notevole, in quanto l’appoggio e la
tacita approvazione del contesto di riferimento ha un ruolo fondamentale per la
vita del clan. Il consenso della gente, spesso pervaso da timore reverenziale,
è un’arma di potere formidabile nelle mani dei mafiosi e dei loro affiliati.
Con l’avvento dei social network la ricerca di questo consenso si trasferisce
nel mondo virtuale: in questo ambito è impressionante notare l’acclamazione e
il plauso che centinaia di giovanissimi rivolgono a un esponente di un clan,
esibendo addirittura quella piaggeria e quelle lusinghe che nel mondo
cosiddetto reale non è sempre facile notare. Negli atteggiamenti emulativi
tipici dei giovani questo genere di condotta improntato sull’implicito encomio
della mafia dà vita a un corteo di nuove leve, spesso incapaci di comprendere
l’importanza, e il dramma, della loro adesione inconsulta a un ideale malvagio
e criminale. L’Osservatorio si propone di analizzare tutto questo ventaglio di
comportamenti. A breve partirà una campagna di presentazione dell’importante
strumento di monitoraggio, nella quale saranno coinvolte anche le scuole e le
Università.
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