Nicotera.
Grande
esemplare di tartaruga “Caretta-caretta” in una stradina sterrata tra i massi
della scogliera “Preicciola”. L’animale, però, al momento del rinvenimento era
già morto. Ad accorgersi della sua presenza un gruppo di ragazzi che ieri
mattina si sono addentrati all’interno della scogliera per effettuare
un’escursione. L’esemplare ha una lunghezza pari ad un metro e venti; dimensioni
notevoli: sicuramente la tartaruga più grande finora rinvenuta su questo tratto
di costa tirrenica. Allertati i Vigili urbani e la Capitaneria di Porto, ma il
recupero della carcassa avverrà lunedì mattina. Interessati
dell’inusuale ritrovamento anche i veterinari e i periti del servizio Igiene dell’Asp che ieri stesso si sono recati nella zona del ritrovamento per effettuare una prima osservazione sul rettile marino. Constatata la morte dell'esemplare, con un martello, per come prevede la legge, i veterinari hanno rotto il guscio, poichè lo stesso è molto ambìto nel mercato clandestino: pare che un carapace di medie dimensioni possa fruttare fino a 1500 euro. In questi casi sono previsti anche
degli esami, da parte degli addetti ai lavori, per individuare la causa della
morte dell’esemplare. Le risultanze dei rilevamenti (dimensioni, specie, causa
della morte) verranno trasmessi al Centro
studi cetacei di Pescara che da trent’anni è un punto di riferimento e di
coordinamento per gli interventi e gli studi sui mammiferi e rettili marini. È
infatti fondamentale un’attenta attività di monitoraggio sulla presenza di tali
specie nei mari italiani e su eventuali migrazioni o rischi di estinzione delle
stesse. La tartaruga marina, piuttosto comune nel mar Mediterraneo, spiegano
gli esperti del WWF, «sono un tesoro a rischio di estinzione». Viene definita
“la chiave di volta” dell’ecosistema, in quanto, «sebbene si nutra anche di
alghe e piante acquatiche, è principalmente carnivora e, cibandosi di piccoli
invertebrati, molluschi, granchi e ricci di mare, con le potenti mascelle ne
rompono il guscio in frammenti, creando un nutrimento ricco di calcio per altri
pesci ed animali acquatici». Inoltre, la sua corazza «si trasforma spesso in
una tana o in un accogliente riparo per altri esseri viventi presenti nelle
acque marine». A minacciarne la sopravvivenza l’inquinamento chimico delle
acque; le reti da pesca che ogni anno intrappolano migliaia di esemplari; la
distruzione del loro habitat da parte dell’uomo per via del turismo di massa
nei luoghi di nidi, l’elevato traffico navale, la cementificazione e il degrado
dei litorali.
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