Questo articolo è uscito il 16 luglio 2017.
Nicotera.
Dalla
protesta contro le pessime condizioni del mare è passato esattamente un anno.
Si direbbe che l’occupazione del Comune, dei binari ferroviari, degli uffici
Igiene dell’Asp di Vibo, da parte del sodalizio civico “Movimento 14 luglio”,
non sia servito a nulla. Il mare, infatti, è sporco, esattamente come lo era un
anno fa, e come lo è da un ventennio a questa parte; un ventennio che è stato
fatale per il territorio, che ha visto chiudere attività ricettive e fuggire
frotte di turisti. L’inquinamento marino perdura: promesse, buone intenzioni,
esposti in procura e qualsivoglia altra iniziativa, non hanno scalfito di un
millimetro una situazione ormai incancrenita. Uno stato di cose così talmente
tanto fossilizzato che si è forse giunti al punto che scrivere che “il mare è
sporco” non è più una notizia che indigna, che induce qualcuno a trovare una
soluzione. L’impraticabilità delle acque marine sta diventando una cosa ovvia,
talmente ovvia da diventare normale. La rassegnazione scaturisce dall’amara
constatazione, tra le altre cose, che la vibrata protesta dello scorso anno non
ha dato i frutti sperati. A condire il tutto ci sono poi le analisi
dell’Arpacal che testimoniano che quel lordume percepibile ad occhio nudo altro
non è che fioritura algale. Un ipse dixit difficile da scalfire. Una sentenza
che non ammette repliche. Eppure nemmeno un mese fa la professoressa Silvia
Mazzuca, nel corso di un tavolo tecnico organizzato dalla terna commissariale,
in un brillante intervento aveva spiegato da cosa scaturiscono le cosiddette
fioriture algali: «Trattasi di decomposizione di rifiuti organici, cioè
fognari, che, per effetto della luce e del calore estivo, “germogliano” fino a
diventare alghe, non tossiche, ma sicuramente nocive all’ambiente e all’uomo». La
Mazzuca, docente di Biologia marina all’Unical, sapeva il fatto suo, e ha
argomentato, senza troppi giri di parole, che quelle macchie sono escrementi
germogliati. Sul punto, però, l’Arpacal non è d’accordo. In una recente nota,
l’Agenzia regionale per l’Ambiente, ha argomentato che non si può stabilire con
certezza se la fioritura algale dipenda dalla decomposizione di escrementi
oppure no, se siano, cioè, la spia sicura di sversamenti fognari in mare. “Gli
scienziati ne stanno ancora discutendo”, scriveva l’Arpacal. Nel mentre della dotta
discussione, però, la gente tira via gli ombrelloni dalla spiaggia, i gestori
dei lidi vedono assottigliare il loro volume di affari, l’economia muore e
tutto va alla malora. Ma sullo sfondo di tutto ciò, pare ancora di sentire le
parole del governatore Oliverio, quel giorno di aprile in cui giunse a Nicotera
per parlare di questo dramma. La presenza di prefetto e Forze dell’ordine non
erano casuali, annunciavano anzi un controllo quasi militare del territorio.
Ma, a quanto pare, se uno sversamento c’è è così ben nascosto agli occhi di
tutti che per scovarlo non bastano le ruspe, forse sarebbe sufficiente
rovistare a dovere nell’Ufficio tecnico comunale.
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