Dopo che Emanuele Mancuso ha avviato la sua collaborazione con
la Dda, un po' tutti, nella sua famiglia hanno iniziato a farsi due conti.
E il risultato, per alcuni, è
stato inevitabile: sparire subito dalla circolazione, far perdere ogni traccia.
Ed è così che Pantaleone Mancuso, 57 anni, alias “l'Ingegnere”, considerato
esponente di punta dell'omonimo casato mafioso di Limbadi, e il figlio Giuseppe
Salvatore, 29 anni, detto anche “Peppe u Zipp”, risultano irreperibili ormai da
diverse settimane.
Il primo, dall'immediatezza
della notizia del pentimento dell'altro figlio, il 30enne Emanuele, il secondo,
invece, una volta uscito dal carcere e sottoposto ai domiciliari dopo la
condanna emessa il 12 giugno scorso al processo “Mediterraneo” a 11 anni e 6
mesi per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. La
gradazione della misura cautelare era stata concessa dal Tribunale poiché, pur
a fronte della recente sentenza di colpevolezza in primo grado, i giudici
avevano escluso l’aggravante delle finalità mafiose nelle condotte
(agevolazione del clan) ed avevano tenuto conto del tempo già trascorso in
carcere dallo stesso.
Sia lui che il padre sono
attualmente imputati a Catanzaro per il tentato omicidio della zia Romana
Mancuso e del figlio Giovanni Rizzo (avvenuto il 26 maggio 2008) ma sono stati
assolti in appello. In più, Giuseppe Mancuso si trova sotto processo dinanzi
alla Corte d’Appello di Milano. In primo grado era stato condannato a 13 anni
di reclusione, al termine del processo con rito abbreviato, per il reato di
sequestro di persona, aggravato dalle modalità mafiose, finalizzato a compiere
un’estorsione. In Appello era stato però assolto tuttavia la Cassazione ha
disposto un nuovo processo di secondo grado.
Il padre Luni, che non è
sottoposto ad alcuna misura cautelare restrittiva, non è nuovo a rendersi
irreperibile. Nel 2014, "L'Ingegnere" era stato catturato al confine
tra Argentina e Brasile con addosso un borsone contenente 100mila euro in
contanti . Fu riconosciuto dalla polizia di frontiera ed arrestato. Dopo pochi
giorni fu estradato in Italia e condotto in carcere per il tentato omicidio
della zia Romana e del figlio Giovanni.
Nel giugno del 2017 fu invece
rintracciato dopo oltre un anno di irreperibilità per sottrarsi ad una condanna
a 12 mesi di reclusione nella Casa lavoro di Vasto (in provincia di
Chieti). Condanna scaturita dall'operazione "Batteria", per una serie
di truffe su larga scala, il cui processo si era celebrato a Firenze. In
quest'ultima occasione fu notato nel centro di Nicotera in compagnia di
un'altra persona ed arrestato, proprio nei giorni in cui, l'altro figlio,
Emanuele, si era reso latitante. Lo stesso Emanuele che poi ha iniziato a
svelare i segreti di casa Mancuso e – verosimilmente – spinto padre e fratello
a sparire dalla circolazione tanto da non presentarsi in chiesa nemmeno al
matrimonio della sorella, celebrato sabato scorso, a Nicotera.
Nessun commento:
Posta un commento