martedì 17 dicembre 2013

La Sogefil- domande: perché gli amministratori locali (sindaci e commissari prefettizi) in sei anni di gestione non si sono mai accorti di nulla?



Nicotera. 4 maggio 2010. La Sogefil, società riscossione tributi, tiene un convegno a Cosenza. Si parla di novità in materia di tributi. L’incontro era dedicato per lo più agli addetti ai lavori, perché si sa «che quando si parla di tasse servono gli esperti», declama il moderatore del dibattito. In quell’occasione le numerose realtà territoriali partecipanti hanno potuto esaminare i servizi innovativi in materia di tributi locali e le tecnologie di ultima generazione offerti dal gruppo Sogefil riscossione S.p.A. Mentre dunque i responsabili della Sogefil insegnavano da un lato i segreti del mestiere, dall’altro rubavano i soldi di ignari cittadini, facendo sparire nel nulla, con la maestria di navigati illusionisti, milioni e milioni di euro.
Poi grazie all’inchiesta, dal nome significativo “redde rationem” (“rendi conto”), i finanzieri del Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cosenza, con l’ausilio di militari appartenenti al locale comando provinciale,  hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei quattro amministratori della società.
A Nicotera la Sogefil operò dal 2004 al 2010. Sei lunghi anni in cui gli esattori sottrassero ingenti risorse ai cittadini. Tutto cominciò nel maggio del 2004, sotto l’amministrazione Adilardi, quando il comune stipulò una convenzione con la società cosentina. La stipula seguì alla normale procedura di una gara d’appalto.
Nel 2007, durante la prima commissione prefettizia, il contratto giunse a termine. I commissari lo rinnovarono. Durante la giunta Reggio continuò la solerte attività della Sogefil. Nel corso del secondo commissariamento,però, qualcuno si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto e che i soldi non giungevano nelle casse comunali. E così nel 2010 i commissari sporsero denuncia presso la caserma dei carabinieri. Da qui i responsabili della Sogefil ammisero delle “anomalie” e tentarono di salvare il salvabile inviando presso il comune di Nicotera un broker della società di riscossione che propose l’intervento della Eticofidi che avrebbe dovuto, tramite una polizza fideiussoria, tentare di recuperare i 3 milioni e 600 mila euro mai giunti nelle casse comunali. Il resto è storia recente. Ovvero, la magistratura accertò che l’ammanco ammontava a ben 8 milioni e 500 mila euro.
Domande L’aver scoperchiato il vaso dei veleni, da parte della magistratura, conduce però, inevitabilmente, qualsiasi essere pensante a porsi delle domande. E cioè: com’è possibile che in questi sei anni di reiterato furto da parte della Sogefil  gli amministratori comunali non abbiano colto un anomalia nella gestione contabile? Che i commissari prefettizi non si siano mai accorti di nulla, se non nel 2010, anno della denuncia ai Carabinieri? Che i vari responsabili che si avvicendavano nell’ufficio ragioneria non abbiamo mai avuto sentore che i soldi dei contribuenti non arrivavano nelle casse comunali? Nei consuntivi di bilancio, messi agli atti dalle amministrazioni, niente lasciava presagire che qualcosa non andava? L’unico urlo nel deserto quello del consigliere d’opposizione, nella giunta Reggio, Mimmo Tripaldi, che nell’ottobre del 2009 chiese, tra le altre cose, che si procedesse a porre in essere atti prodromici necessari affinché il comune potesse riscuotere in modo diretto dei tributi.
Una Class Action Nasce adesso nei cittadini nicoteresi il desiderio di avviare una campagna di adesione per presentare una azione collettiva (class action) nei confronti dei responsabili del reato. Un’azione legale collettiva dunque per chiedere soluzione e risarcimento per l’illecito subito.




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