domenica 1 dicembre 2013

Palmintieri: la storia dimenticata.






Nicotera.  I centri storici vengono identificati come una grande risorsa dalla Regione Calabria; la pietra miliare di un programma di sviluppo che miri a risollevare il territorio dalla generalizzata depressione economica: un centro storico riqualificato in uno stile che mantenga e ripristini i connotati strutturali e culturali del paesaggio architettonico e che sappia offrire il comfort necessario al visitatore, creando punti di ristorazione, piccoli pub o B&B, aiuterebbe senz’altro l’economia a girare, dopo secoli di calma piatta che ha indotto troppi giovani a scappare via dai paesi natali, non  intravedendo in essi nessuna promessa di futuro migliore. Le grandi risorse della Calabria sono sostanzialmente due, il mare e i borghi di eccellenza, così ormai definiti dagli addetti ai lavori.
Nicotera possiede entrambi questi tesori. Ben sei chilometri di spiaggia e uno dei centri storici più belli della Calabria.
I centri storici nicoteresi non godono però di buona salute: urge una capillare opera di riqualificazione e rilancio della loro fruibilità da parte dei turisti. Questo giornale si è già occupato del quartiere Baglio e della Giudecca.
Quest’ultima piena di scorci di straordinaria bellezza oltre che di punti divorati dall’incuria. Oggi ci occupiamo di un altro storico quartiere nicoterese: Palmintieri.
Lo studioso Pasquale Barbalace ci ha offerto alcuni interessanti ragguagli su uno dei più antichi bracci della città.
Palmintieri è un quartiere molto vasto, che si estende al di sotto della Giudecca e comincia al limitare del Borgo, antico rione popolare. Simbolo di Pamintieri è la sua suggestiva porta, rappresentativa della stessa Nicotera. Era una delle sette porte della città, in epoca medievale  completamente cinta dalle mura. Della porta ora non rimane che il sontuoso arco, con le antiche pietre in vista e una data, ivi scolpita: 1065. Ovvero l’epoca in cui Nicotera fu fondata ad opera del re normano Roberto il Guiscardo. L’arco di Palmintieri incornicia un pezzo di mare, regalando al visitatore uno scorcio di azzurro incastonato in antiche pietre: uno scenario di rara bellezza. Ma tutto il quartiere gode di una splendida vista sul mare, anzi, vi sono punti in cui sembra di poterlo sfiorare.
Questo quartiere era abitato da pescatori e contadini. Il proletariato insomma viveva qui, e da qui, tramite una porta nei pressi dell’attuale borgo, in prossimità della scomparsa chiesa di San Nicola, giungeva nelle campagne e presso il mare. Lo stesso nome, Palmintieri, sembra che derivi da palmento che era, in epoca remotissima,  il luogo in cui avveniva la pigiatura dell'uva per produrre il mosto che veniva riposto in grandi vasche. Mentre dunque l’aristocrazia nicoterese viveva nella Giudecca e nel quartiere Baglio, qui vi era assiepata la classe sociale più umile, che lavorava nei poderi dei signori feudali e viveva del prodotto della pesca. Anche lo stile architettonico del quartiere rivela la sua essenza proletaria, infatti troviamo pochissimi palazzi gentilizi, ma tante case costruite sulle pietre, ispirate a uno stile architettonico senza grandi pretese. Se sui portoni dei palazzi della Giudecca troviamo degli antichi stemmi nobiliari, sulle porte delle case di Palmintieri campeggiano le maschere apotropaiche, inquietanti stratagemmi per scacciare il malocchio.
Il quartiere offre al visitatore degli angoli di straordinaria bellezza: le viuzze a raggiera; le casette addossate l’una a l’altra realizzate in muratura mista di pietrame e laterizi; le tre chiesette; angoli spettacolari che sovrastano la bellezza del mare e l’ampia piana di Gioia Tauro.
Incuria e abbandono Insomma, uno spettacolo. Uno spettacolo però deturpato dall’incuria e dall’abbandono; un quartiere decadente in cui è possibile leggervi la mancanza di cultura e sensibilità dei vari amministratori avvicendatisi nelle cabine di comando, nonché la miopia di chi non ha intravisto in tale ìmpari bellezza una possibilità di sviluppo e di rilancio del turismo nicoterese. La cronista, guidata dalle militanti dell’associazione Nicotera Nostra, Anna Maria Giofrè e Beatrice Ienuso, ha potuto constatare quanto Palmintieri rischi di essere inghiottito dallo sfacelo totale. Urgono interventi mirati, e non solo in merito alla riqualificazione, ma anche alla pubblica sicurezza: vi sono infatti dei balconi così malconci che sembra stiano per rovinare al suolo da un  momento all’altro. Il Comune dovrebbe censire, come per le Giudecca, tutti gli edifici e concertare con i privati delle strategie di intervento.
Ristrutturare secondo lo stile architettonico del quartiere. C’è da segnalare la buona volontà di alcuni privati cittadini che hanno acquistato e ristrutturato alcune case. Tuttavia sarebbe necessario che vi fossero delle linee guida, stilate dalla sovrintendenza ai Beni culturali, o dall’assessorato regionale alla cultura, o dallo stesso comune, cui, chi ristruttura, dovrebbe attenersi. Ovvero, la ristrutturazione deve rispettare la sensibilità architettonica dell’antico quartiere. Infatti, nella sua escursione il visitatore può imbattersi in alcune casa ricostruite in uno stile moderno, che violentano il fascino d’altri tempi della borgata.
Enza Dell’Acqua


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