Nicotera. I centri storici
vengono identificati come una grande risorsa dalla Regione Calabria; la pietra
miliare di un programma di sviluppo che miri a risollevare il territorio dalla
generalizzata depressione economica: un centro storico riqualificato in uno
stile che mantenga e ripristini i connotati strutturali e culturali del paesaggio
architettonico e che sappia offrire il comfort necessario al visitatore,
creando punti di ristorazione, piccoli pub o B&B, aiuterebbe senz’altro
l’economia a girare, dopo secoli di calma piatta che ha indotto troppi giovani
a scappare via dai paesi natali, non
intravedendo in essi nessuna promessa di futuro migliore. Le grandi
risorse della Calabria sono sostanzialmente due, il mare e i borghi di
eccellenza, così ormai definiti dagli addetti ai lavori.
Nicotera possiede
entrambi questi tesori. Ben sei chilometri di spiaggia e uno dei centri storici
più belli della Calabria.
I centri storici
nicoteresi non godono però di buona salute: urge una capillare opera di
riqualificazione e rilancio della loro fruibilità da parte dei turisti. Questo
giornale si è già occupato del quartiere Baglio e della Giudecca.
Quest’ultima piena di
scorci di straordinaria bellezza oltre che di punti divorati dall’incuria. Oggi
ci occupiamo di un altro storico quartiere nicoterese: Palmintieri.
Lo studioso Pasquale
Barbalace ci ha offerto alcuni interessanti ragguagli su uno dei più antichi
bracci della città.
Palmintieri è un
quartiere molto vasto, che si estende al di sotto della Giudecca e comincia al
limitare del Borgo, antico rione popolare. Simbolo di Pamintieri è la sua
suggestiva porta, rappresentativa della stessa Nicotera. Era una delle sette
porte della città, in epoca medievale completamente cinta dalle mura. Della porta
ora non rimane che il sontuoso arco, con le antiche pietre in vista e una data,
ivi scolpita: 1065. Ovvero l’epoca in cui Nicotera fu fondata ad opera del re
normano Roberto il Guiscardo. L’arco di Palmintieri incornicia un pezzo di
mare, regalando al visitatore uno scorcio di azzurro incastonato in antiche
pietre: uno scenario di rara bellezza. Ma tutto il quartiere gode di una
splendida vista sul mare, anzi, vi sono punti in cui sembra di poterlo
sfiorare.
Questo quartiere era
abitato da pescatori e contadini. Il proletariato insomma viveva qui, e da qui,
tramite una porta nei pressi dell’attuale borgo, in prossimità della scomparsa
chiesa di San Nicola, giungeva nelle campagne e presso il mare. Lo stesso nome,
Palmintieri, sembra che derivi da palmento che era, in epoca remotissima, il luogo in cui avveniva la
pigiatura dell'uva per produrre il mosto che veniva riposto in grandi vasche.
Mentre dunque l’aristocrazia nicoterese viveva nella Giudecca e nel quartiere
Baglio, qui vi era assiepata la classe sociale più umile, che lavorava nei
poderi dei signori feudali e viveva del prodotto della pesca. Anche lo stile
architettonico del quartiere rivela la sua essenza proletaria, infatti troviamo
pochissimi palazzi gentilizi, ma tante case costruite sulle pietre, ispirate a
uno stile architettonico senza grandi pretese. Se sui portoni dei palazzi della
Giudecca troviamo degli antichi stemmi nobiliari, sulle porte delle case di
Palmintieri campeggiano le maschere apotropaiche, inquietanti stratagemmi per
scacciare il malocchio.
Il quartiere offre al
visitatore degli angoli di straordinaria bellezza: le viuzze a raggiera; le
casette addossate l’una a l’altra realizzate in muratura mista di pietrame e
laterizi; le tre chiesette; angoli spettacolari che sovrastano la bellezza del
mare e l’ampia piana di Gioia Tauro.
Incuria
e abbandono Insomma, uno spettacolo. Uno spettacolo
però deturpato dall’incuria e dall’abbandono; un quartiere decadente in cui è
possibile leggervi la mancanza di cultura e sensibilità dei vari amministratori
avvicendatisi nelle cabine di comando, nonché la miopia di chi non ha intravisto
in tale ìmpari bellezza una possibilità di sviluppo e di rilancio del turismo
nicoterese. La cronista, guidata dalle militanti dell’associazione Nicotera
Nostra, Anna Maria Giofrè e Beatrice Ienuso, ha potuto constatare quanto
Palmintieri rischi di essere inghiottito dallo sfacelo totale. Urgono
interventi mirati, e non solo in merito alla riqualificazione, ma anche alla
pubblica sicurezza: vi sono infatti dei balconi così malconci che sembra stiano
per rovinare al suolo da un momento
all’altro. Il Comune dovrebbe censire, come per le Giudecca, tutti gli edifici
e concertare con i privati delle strategie di intervento.
Ristrutturare
secondo lo stile architettonico del quartiere. C’è da
segnalare la buona volontà di alcuni privati cittadini che hanno acquistato e
ristrutturato alcune case. Tuttavia sarebbe necessario che vi fossero delle
linee guida, stilate dalla sovrintendenza ai Beni culturali, o dall’assessorato
regionale alla cultura, o dallo stesso comune, cui, chi ristruttura, dovrebbe
attenersi. Ovvero, la ristrutturazione deve rispettare la sensibilità
architettonica dell’antico quartiere. Infatti, nella sua escursione il visitatore
può imbattersi in alcune casa ricostruite in uno stile moderno, che violentano
il fascino d’altri tempi della borgata.
Enza Dell’Acqua
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