sabato 14 dicembre 2013

Località Agnone (versante scosceso),al suo interno si è formato un canalone simile a una fiumana in caso di pioggia torrenziale





Nicotera. Il 28 settembre 1482 re Ferrante d’Aragona ordina al comandante della piazza di Nicotera  di eseguire lavori di fortificazione a difesa della città, e in particolare, di riattivare due vecchie torri: l’una detta di Santa Maria dell’Agnone, l’altra, detta di Parnasso. I due baluardi servivano alla città per monitorare il mare, sempre infestato di navigli saraceni, da cui sbarcavano spietati predatori arabi. 
La località Agnone ospitava dunque anticamente una torre di controllo. Del portentoso presidio di difesa il tempo non ha lasciato nemmeno una pietra, ma solo una stradina sterrata e un toponimo che racconta il dramma di un popolo costretto a difendersi dalle incursioni nemiche.
Tale strada era abitualmente percorsa da flotte di persone che, da Nicotera, si recavano in Marina, o viceversa. Ma anche adesso si possono vedere dei temerari che la percorrono per raggiungere Nicotera Marina; d’estate moltissimi turisti, una volta giunti alla stazione di Nicotera, vi si avventurano in direzione del mare.
L’Agnone è di per spettacolare: offre un paesaggio magnifico sulla Piana di Gioia Tauro. Potrebbe essere un incantevole percorso per gli amanti delle escursioni all’insegna di paesaggi mozzafiato e del contatto con la natura selvatica, se non fosse che il sentiero è completamente divorato dall’incuria. La strada è ricoperta dalla crescita incontrollata delle erbacce e dallo sgretolarsi del viottolo sotto l’effetto del tempo e degli agenti atmosferici.
In realtà il vero problema dell’Agnone non è l’incuria e l’abbandono a se stessa. Il vero dramma è che essa nasconde nel suo ventre una bomba idrogeologica, che assume, di anno in anno, aspetti sempre più minacciosi. Si tratta di un canalone naturale formatisi spontaneamente negli ultimi tempi, a causa dell’irruenza e dell’abbondanza delle piogge torrenziali e del mancato monitoraggio di un fenomeno che invece necessitava, e necessita, di una notevole attenzione, oltre che di interventi mirati a prevenire insidie sempre più concrete. Il torrente si è formato da un preesistente canale di scolo, costruito durante il ventennio fascista, in occasione dell’inaugurazione della ferrovia, che taglia in due località Agnone. Tale canale doveva servire a raccogliere le acque piovane che giungevano dalla stazione; è lungo 200 metri: si interrompe infatti ad un certo punto del versante, qui le acque provenienti dalla stazione imbevevano il terreno argilloso. Adesso, a causa delle “bombe d’acqua” cui si assiste sempre più frequentemente, questo canale ha dato vita a un nuovo torrente, che, come una divinità delle intemperie, si risveglia in caso di piogge battenti e irruente. Ad un certo punto tale torrente assume le fattezze di una cascata, quasi come un orrido, le cui acque scendono portentose a strapiombo fino a giungere alla Marina di Nicotera, trascinando con sé detriti e fanghiglia. A pochissimi metri dal centro abitato.
Il nuovo torrente erode lentamente il versante argilloso. Inoltre, si tenga presente che località Agnone è solcata da altri due antichissimi torrenti: il Santa Barbara e il Testa. Questo nuovo torrente non ha ancora un nome. La speranza di chi ne ha scoperto l’esistenza è che non ci sia bisogno di battezzarlo, e che si provveda anzitempo a prevenire i suoi effetti nefasti nella sottostante Marina. Infatti mentre il Testa e Santa Barbara si immettono nel San Pietro, il novello torrente minaccia di gettarsi a valle, a due passi dalle abitazioni.
Questo fenomeno documenta i preoccupanti effetti dei cambiamenti climatici uniti all’incuria e alla mancata tutela del territorio. Gli effetti insomma di quello che oggi si definisce dissesto idrogeologico, un fenomeno notoriamente collegato con i grandi cambiamenti climatici degli ultimi anni, uniti a cause antropogeniche.
E proprio in tema di cambiamenti climatici, si è tenuta qualche mese fa a Lecce la prima  conferenza annuale della Società Italiana per le Scienze del Clima. Le ricerche presentate dagli studiosi rappresentano un vero e proprio campanello di allarme per il territorio. Località Agnone comprova la veridicità dei proclami degli esperti.




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