giovedì 23 luglio 2015

Mare 3. Il dramma dei pescatori.




Nicotera. Un’estate infuocata, questa del 2015. Un’estate contrassegnata dall’emergenza mare che continua a permanere tale e non si intravedono, per il momento, spiragli in una situazione disastrosa, sul piano dell’ambiente e dell’economia. Si perché, come in un inarrestabile effetto domino, la questione mare ha finito per travolgere altri determinanti settori, quelli che tengono in piedi la Marina di Nicotera, e cioè turismo e pesca. Due ambiti nei quali si sono rifugiati i tanti lavoratori reduci della Valtur. Decine i padri di famiglia rimasti senza un lavoro nel 2009, quando, cioè, una delle prime strutture turistiche sorte in Calabria negli anni Settanta, ha chiuso i battenti. Molti di loro hanno dovuto inventarsi un lavoro. Avevano davanti una immensa risorsa, il mare. E così sono diventati gestori di lidi o pescatori. Ma adesso le loro attività sono in crisi, e la crisi l’ha scaturita proprio la distesa azzurra, la stessa che avrebbe dovuto fornire loro i mezzi necessari per vivere e mantenere la famiglia.
Grande il disagio dei bagnanti che non possono godere della bellezza del mare. Ma ancora più drammatico il disagio dei gestori dei lidi e dei pescatori. Ieri mattina abbiamo parlato proprio con loro. Si sentono vittime di una situazione quasi kafkiana, in cui dipanare la matassa è impresa ardua, nella quale è difficile comprendere chi, imbrattando il mare, sta ponendo fine alla loro attività. Permangono ignoti gli autori dello scempio, ed infatti contro ignoti il sindaco ha sporto querela, per disastro ambientale, ma potremmo aggiungere, anche economico e turistico. I pescatori sono esasperati e stanchi. Dichiarati colpevoli, nel marzo scorso, di rubare al mare il novellame, la specie protetta nota con il nome di “ninnata” nel linguaggio popolare. Puniti per aver praticato pesca illegale, ma ora non si sentono tutelati e vedono violato il loro sacrosanto diritto di svolgere un lavoro onesto. Le vendite del pesce sono colate a picco. Le presenze, sottolineano, sono meno della metà dello scorso anno e i mitili, le alici, le seppie, le vongole, ancora saltellanti nei loro gusci, rimangono sul bancone in attesa di essere acquistate. Ma la clientela sembra dissolta nel nulla. Francesco Saladino fa il pescatore da una vita. Da qualche anno ha aperto una piccola pescheria sul lungomare. Ci racconta di quanto la situazione sia diventata insostenibile. «Non si vende più nulla. Lo scorso anno le cose andavano decisamente meglio, adesso la gente presente a Nicotera Marina è la metà della metà. Se andiamo avanti di questo passo non sappiamo più come fronteggiare le spese per mantenere aperta l’attività».
La situazione nelle parole dei pescatori appare ormai critica. Nei loro occhi si legge l’amarezza e un senso di solitudine. Un silenzio istituzionale che li lascia delusi, come cittadini e come lavoratori. Certo, il sindaco Franco Pagano ha annunciato un esposto alla procura. Ma nel mese di luglio l’amministrazione non aveva ancora provveduto a chiudere la foce del Mesima, che forse non sarà la causa del disastro, ma avrebbe già rappresentato un segno di fattività e vicinanza nei confronti dei cittadini.
Stesso il disagio dei gestori dei lidi. Poche, troppo poche, le presenze sulla spiaggia. Sono consapevoli che dopo la tragica giornata di domenica, quando il mare di Nicotera si è trasformato nel fiume Gange, i turisti sono come evaporati da Nicotera. Quattro sparuti ombrelloni aperti sulla spiaggia non danno affatto l’idea di trovarci a fine luglio e in una località di mare, che vuole ambire al turismo, una località, soprattutto, insignita dalle bandierine verdi dei pediatri, ovvero spiaggia a misura di bimbo.
La Marina di Nicotera sembra essere diventata spiaggia a misura di predatori, di deturpatori ambientali, senza scrupoli, e, soprattutto, indisturbati.

Nessun commento:

Posta un commento