Nicotera.
Con
la dichiarazione del dissesto finanziario si chiude un lungo periodo buio della
storia economica del Comune costiero. Una pietra tombale su un’interminabile
era di mala gestione dell’ente, che ha visto all’opera, nell’indifferenza
generale, o tra insospettabili complicità, l’azione nefasta della Sogefil,
responsabile di un buco di otto milioni e mezzo di euro. La determinazione a
cui è giunta la Commissione straordinaria permetterà di azzerare tutto e di
ripartire daccapo. Certo, non sarà una ripartenza spumeggiante, semmai un
riavvio all’insegna del rigore e dell’austerity, in cui non sono concesse
frivolezze o spese che non siano necessarie.
Intanto, per come
prevede la normativa in materia, saranno azzerati tutti i debiti che il Comune
ha in sospeso fino al 31 dicembre 2017. Non ce n’è più per nessuno: i pagamenti
ricomiceranno con il 2018.
L’assemblea di
mercoledì, voluta dal Commissario Nicola Auricchio, rappresenta una novità per
Nicotera, in quanto ha affrontato un tema che, spessissimo, è stato trattato
dagli amministratori succedutisi a palazzo Convento con gran riservatezza,
quasi incomprensibile segretezza, una questione inaccesibile al volgo profano.
L’invito della Terna commissariale, però, è parzialmente caduto nel vuoto, in
quanto, fatta eccezione per gli attivisti del Movimento 14 luglio, e pochi
altri cittadini, Nicotera non ha risposto alla chiamata, trincerandosi nella
solita indifferenza, vera matrice del disastro; e ancor più grave è parsa
l’assenza dei politici locali, dei soliti promotori di convegni su un
futuribile sviluppo e di chi aspira a ricoprire lo scranno di sindaco nel
prossimo esecutivo. Tornando all’assemblea di due sere fa, è parsa a tutti
chiara l’esclusione di un piano di rientro: sarebbe un’impresa titanica. La
situazione debitoria è così allarmante che solo il default paradossalmente può
risollevare l’ente. Il dottor Curciarello, responsabile dell’area finanziaria,
ha cercato di argomentare tale punto, con una spiegazione tecnica convertita in
termini comprensibili dalla traduzione quasi simultanea da parte del Commissario
Auricchio. Ma a chi imputare la responsabilità di tale scempio di denaro
pubblico? Questa, tra le tante, una domanda che si è levata dalla platea. Una
domanda che però ha ottenuto una risposta poco esaustiva: «Non è questa la sede
per accertare delle responsabilità», ha tagliato corto Curciarello, preferendo
non addentrarsi nella genealogia di un crac finanziario ancora costellata da
punti oscuri. Ciò che è certo è che il default annunciato mercoledì ha origini
molto lontane: basti pensare che già a partire dal 2004 piovevano annualmente
sul Comune le deliberazioni della Corte dei Conti che bocciava la gestione
delle finanze: venivano infatti stigmatizzate «irregolarità di varia natura», a
cui seguivano delle precise disposizioni secondo le quali il Comune era tenuto «ad
adottare le opportune rimodulazioni del bilancio di previsione, con particolare
riferimento al rispetto delle norme contabili in tema dell’equilibrio di
bilancio, all’accertamento delle entrate di carattere eccezionale, alla composizione
dell’avanzo di amministrazione, alla rideterminazione della spesa per il
personale». Insomma, già tredici anni fa, secondo l’autorevole giudizio della
Corte dei Conti, la situazione era alla sbando; e in tale contesto di quasi
anarchia gestionale si è abbattuta come un colpo di grazia la Sogefil, la
Società cosentina di riscossione crediti. L’esternalizzazione del servizio è
stata ratificata dalla giunta Adilardi e poi di seguito riconfermata ogni anno,
sia dalle Commissioni prefettizie che dall’amministrazione eletta. Dal canto
suo il Ministero del Tesoro imprimeva il suo placet, dato che la Sogefil era
inserita nella lista delle società certificate. Il resto è storia
contemporanea. Una storia fatta di tanti punti non chiariti, di complicità mai
individuate e di risarcimenti mai arrivati.
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