domenica 7 aprile 2019

Nicotera, città paradossale: tutti vogliono fare i sindaci ma non si trovano candidati per le liste.


Nicotera.  La politica medmea si prepara alle Comunali di maggio in un clima di calma piatta. Nessun fermento agita la politica nicoterese, almeno apparentemente. Solo fino a dieci anni fa l’approssimarsi delle consultazioni elettorali era colorato da infuocati dibattiti, polemiche, euforia e vitalità politica. I vari schieramenti selezionavano accuratamente i loro candidati da un nutrito corteo di aspiranti amministratori. Ma, è doveroso sottolinearlo, era spesso il diffuso senso di impunità che armava molti di autentico entusiasmo. Ora, a distanza di poco più di un decennio e ben tre amministrazioni sciolte per mafia forse è ancora il senso di impunità a guidare certe discutibili scese in campo. Infatti, non sono mai stati presi provvedimenti esemplari nei confronti di chi ha condotto il paese a tre scioglimenti per mafia. Allo stato dei fatti le persone perbene, quelle che avrebbero i titoli morali di guidare il municipio costiero, sono relegate in un angolo ad osservare ciò che accade.  I soliti noti, sempre in lizza, non trovano più candidati manco a pagarli a peso d’oro. Mentre una volta l’aspirante sindaco aveva la possibilità di setacciare il novero di aspiranti amministratori, adesso deve fare un duro lavoro di convincimento. E, in effetti, nessuna persona dotata di buon senso e comprovata onestà ambisce ad espugnare palazzo Convento: non nelle determinate condizioni che si sono create, in cui devi fronteggiare gli obiettivi dei luogotenenti del clan, quelli, nella fattispecie, che controllano soprattutto il ramo dell’edilizia e quindi degli appalti pubblici, in una gelida latitanza istituzionale. Gli ultimi anni sono stati durissimi per la cittadina costiera. Ha scoperto, grazie alle operazioni dei Carabinieri, un sottobosco di droga ed armi, in cui spesso erano coinvolti dei minorenni. E poi rapine, furti, omicidi. Una città, insomma, che non si è fatta mancare niente. Eppure, nonostante lo sfacelo evidente, Nicotera ha una caserma a mezzo servizio; non ha l’impianto di videosorveglianza, non ha, e non avrà mai, un distaccamento del Commissariato di Polizia. Mancano, insomma, dei presidi di legalità; manca la presenza tangibile dello Stato, il quale, invero, si palesa nel momento in cui deve sciogliere un consiglio comunale. Una determinazione efficace per togliere frecce all’arco della ‘ndrangheta, ma che di fatto non cambia di una virgola la situazione in atto. Perché i veri centri del potere del Comune (ufficio tecnico e tributario) non vengono sfiorati in termini di provvedimenti. Né i politici colpiti dalla scure prefettizia devono dar conto del loro operato. Una latitanza dello Stato che induce molti a non fare il grande passo, e non volere, cioè, lottare contro i mulini a vento dell'indifferenza istituzionale.
Allo stato dei fatti, Nicotera non ha delle liste certe da presentare agli elettori. Tutti gli attori in campo brancolano nel buio: il Cantiere civico, orfano del Pd, ancora discute di criteri di candidabilità, nonostante la mancanza di candidati. Pino Marasco, lo sconfitto dal quorum nelle comunali di ottobre, perde pezzi e fatica a trovarne altri. Il professore Ricottilli gioca con troppe poche pedine e il Pd, rappresentato in città da Manuel Reggio, non sa ancora cosa vuole fare da grande.

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