Nicotera.
“Tutto va ben, madama la
marchesa”, è il ritornello di una
canzoncina scritta nel 1934 dal compositore francese Paul Misraki. Un
motivetto che ben si confà con i risultati forniti dall’Arpacal, la famosa e
autorevole agenzia regionale per l’ambiente, ai comuni, quindi ai cittadini.
Insomma, il mare non è inquinato. A rimarcare questa verità è l’intervento di
Angela Maria Diano, la direttrice del dipartimento provinciale dell’Arpacal. In
una nota divulgata ieri, la Diano esprime tutto il suo disappunto nei confronti «di pseudo-esperti ambientalisti, ricercatori, tuttologi che invece di
affidarsi agli esperti del settore non trovano di meglio che dissertare
sull’inquinamento del mare proprio nel periodo estivo, diffondendo allarmi sanitari
e affermazioni diffamanti sull’operato degli enti preposti al controllo». Una
difesa a oltranza del proprio operato e della propria correttezza, dunque,
contro tutti coloro i quali opererebbero, in maniera più o meno subdola, in
maniera più o meno inconscia, per mortificare il territorio.
Uno sfogo legittimo, in cui la vocazione del
tecnico ha ceduto il passo al giudizio moralistico su quanti, non si sa per
quali motivi, causerebbero allarmismi infondati.
Un dato chiaro e lampante che invece emerge
in tutta questa vicenda è la contrapposizione aperta tra l’Arpacal e tutti i
vari attori protagonisti in questa tragicommedia del mare sporco. Vediamo quali
sono.
Legambiente
e Goletta Verde. Per le due associazioni ambientaliste il
mare di Nicotera è inquinato. Presenza di eschilichia e-coli e colibatteri sono
stati rinvenuti alla foce del Britto e del Mesima.
Il
sindaco Franco Pagano. Ha presentato una denuncia per
disastro ambientale alla Procura di Vibo. Le leggi in materia di reati
ambientali si sono fatte più rigide. Il primo cittadino si è incamminato in
questa direzione, svincolandosi dalle sue precedenti posizioni, quando cioè,
accettava passivamente i dati confortanti di “mare sporco ma non inquinato”
forniti dall’Arpacal.
Il
Mesima. Lo storico
fiume nasce nelle Serre, attraversa l’entroterra vibonese e si getta in questo
scorcio di mar Tirreno. In esso confluiscono gli scarichi di 21 comuni dell’entroterra
vibonese. Dieci di questi comuni non risultano in possesso di impianti di
depurazione, cinque comuni hanno impianti sottodimensionati o obsoleti. Il
Mesima si trasforma dunque in una enorme discarica che sversa in mare i liquami
di intere aree del Vibonese e, a quanto sembra, anche di altri centri
dell’entroterra Reggino.
La depurazione. Altra
grande contraddizione, forse la più clamorosa di tutte: l’annosa questione
della depurazione in Calabria. Sono 90 Comuni della regione sono
sotto procedura di infrazione dell’Unione Europea perché non hanno adeguati
sistemi fognari e di depurazione. La provincia di Vibo Valentia ha la copertura
peggiore del servizio di depurazione: solo infatti il 40,9% degli abitanti sono
serviti da un sistema di depurazione secondario e terziario.
I Bagnanti. Forse i meno considerati, sebbene
stiano ogni giorno in contatto con la criticità. Il colore marroncino
dell’acqua impedisce loro di mettere il piede in acqua. Però, “va tutto ben,
madama la marchesa”.
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