martedì 18 agosto 2015

Arpacal 2. E' rispettato il principio di precauzione?



Nicotera. Stagione balneare che va dal 1 di maggio al 30 settembre 2015: la qualità del mare nicoterese è eccellente. A stabilirlo, come già evidenziato, è l’Arpacal che, come ogni anno, diffonde dei dati assai confortanti. Le colonie batteriche presenti nei campioni di acqua prelavati sono ben al di sotto della soglia che stabilisce l’inquinamento. Un dato di fatto incontrovertibile, già evidenziato nelle pagine di questo giornale, è che tali dati si scontrano apertamente con quelli diffusi da Legambiente, oltre che con le percezioni visivo-olfattivo dei cittadini. Sono proprio questi ultimi i veri fruitori del mare, residenti o turisti che siano. Essi, completamente profani in cose di scienza, si affidano a ciò che vedono. Il mare appare solcato da fiumi schiumosi assai poco invitanti, ma l’Arpacal assicura: il bagno può essere tranquillamente fatto. Tuttavia, un profano, pur non capendo un granché di cfu, cioè delle misteriose colonie di batteri fecali presenti nell’acqua, può porsi delle semplici domande relative alle analisi effettuate.
La normativa in materia, sancita dal Piano di tutela delle acque della regione Calabria, in ossequio alla  legge 470/82, stabilisce che «per un'accurata valutazione dello stato di contaminazione microbiologica delle acque costiere, esiste la necessità di analizzare, ove presenti, serie temporali lunghe, soprattutto in relazione all'estrema dinamicità dell'ambiente e alla sua disomogeneità sia spaziale che temporale».
Tradotto in parole semplici, i prelievi, in ossequio alle normative vigenti, devono essere fatti in diversi tempi e luoghi, cioè devono attenersi a una curva giornaliera, che attesti eventuali significativi cambiamenti dello stato delle acque, a maggior ragione se queste sono soggette a delle correnti. Anzi, proprio tale eventualità non può essere considerata un accidente passeggero che non inficerebbe l’eccellente qualità delle acque marine. Infatti, per il “principio di precauzione”, stabilito dal diritto ambientale, l’Arpacal deve attenersi a un atteggiamento improntato a una condotta cautelativa. Dunque, se anche a sporcare il mare sia una corrente, questo, di fatto, deve considerarsi balneabile, oppure no? Di certo, rigore scientifico vuole che non possa essere attribuito al caso o alla sfortuna l’evenienza che un bagnante si imbatti nella corrente melmosa, vera e propria bomba batteriologica.
Dai rilevamenti dell’Arpacal, sintetizzati nel profilo e dalle evidenze delle analisi del mese di luglio, non si è potuto stabilire se tali prelievi siano stati fatti in base alla famosa curva giornaliera. Inoltre, poiché la questione è assai controversa- la discordanza con i dati di Legambiente- il principio di precauzione si fa ancora più urgente, in quanto vi sono in gioco dati assai ambivalenti.
Tutto questo per porre un semplice interrogativo: in che modo si possono sanare le contraddizioni esistenti sulla questione mare. L’Arpacal è la depositaria della verità rivelata, ma i fedeli stanno diventando eretici: il “cuius regio eius religio” è messo in discussione.

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