Nicotera. Stagione balneare che va dal 1 di
maggio al 30 settembre 2015: la qualità del mare nicoterese è eccellente. A
stabilirlo, come già evidenziato, è l’Arpacal che, come ogni anno, diffonde dei
dati assai confortanti. Le colonie batteriche presenti nei campioni di acqua
prelavati sono ben al di sotto della soglia che stabilisce l’inquinamento. Un
dato di fatto incontrovertibile, già evidenziato nelle pagine di questo
giornale, è che tali dati si scontrano apertamente con quelli diffusi da
Legambiente, oltre che con le percezioni visivo-olfattivo dei cittadini. Sono
proprio questi ultimi i veri fruitori del mare, residenti o turisti che siano.
Essi, completamente profani in cose di scienza, si affidano a ciò che vedono.
Il mare appare solcato da fiumi schiumosi assai poco invitanti, ma l’Arpacal
assicura: il bagno può essere tranquillamente fatto. Tuttavia, un profano, pur
non capendo un granché di cfu, cioè delle misteriose colonie di batteri fecali
presenti nell’acqua, può porsi delle semplici domande relative alle analisi
effettuate.
La normativa
in materia, sancita dal Piano di tutela delle acque della regione Calabria, in
ossequio alla legge 470/82, stabilisce che «per un'accurata valutazione dello stato di
contaminazione microbiologica delle acque costiere, esiste la necessità di
analizzare, ove presenti, serie temporali lunghe, soprattutto in relazione
all'estrema dinamicità dell'ambiente e alla sua disomogeneità sia spaziale che
temporale».
Tradotto in parole semplici, i prelievi, in
ossequio alle normative vigenti, devono essere fatti in diversi tempi e luoghi,
cioè devono attenersi a una curva giornaliera, che attesti eventuali
significativi cambiamenti dello stato delle acque, a maggior ragione se queste
sono soggette a delle correnti. Anzi, proprio tale eventualità non può essere
considerata un accidente passeggero che non inficerebbe l’eccellente qualità
delle acque marine. Infatti, per il “principio di precauzione”, stabilito dal
diritto ambientale, l’Arpacal deve attenersi a un atteggiamento improntato a
una condotta cautelativa. Dunque, se anche a sporcare il mare sia una corrente,
questo, di fatto, deve considerarsi balneabile, oppure no? Di certo, rigore scientifico
vuole che non possa essere attribuito al caso o alla sfortuna l’evenienza che
un bagnante si imbatti nella corrente melmosa, vera e propria bomba
batteriologica.
Dai
rilevamenti dell’Arpacal, sintetizzati nel profilo e dalle evidenze delle analisi
del mese di luglio, non si è potuto stabilire se tali prelievi siano stati
fatti in base alla famosa curva giornaliera. Inoltre, poiché la questione è
assai controversa- la discordanza con i dati di Legambiente- il principio di
precauzione si fa ancora più urgente, in quanto vi sono in gioco dati assai
ambivalenti.
Tutto questo
per porre un semplice interrogativo: in che modo si possono sanare le
contraddizioni esistenti sulla questione mare. L’Arpacal è la depositaria della
verità rivelata, ma i fedeli stanno diventando eretici: il “cuius regio eius
religio” è messo in discussione.
Nessun commento:
Posta un commento