Nicotera.
Da
oggi Nicotera non ha più un sindaco. Sono scaduti ieri i venti giorni di tempo
concessi al primo cittadino per presentare eventuale revoca delle dimissioni
protocollate lo scorso 5 ottobre. Stamattina il segretario comunale, Vincenzo
Calzona, la prima cosa che farà, giunto in ufficio, sarà quella di informare il
prefetto Carmelo Casabona che il sindaco Franco Pagano non ha presentato la
revoca delle dimissioni, le quali, dunque, sono da oggi effettive. Con la
defezione di Pagano decade, ovviamente, l’intera giunta e il paese è così privo
di una guida politica, oltre che amministrativa. A questo punto, la palla passa
al prefetto che entro pochi giorni invierà presso la casa municipale nicoterese
un sub commissario, la cui funzione sarà quella di curare l’ordinaria
amministrazione fino alla decisione del Consiglio dei Ministri che, com’è noto,
dovrà stabilire se sciogliere il consiglio comunale per infiltrazioni mafiose
oppure no. In caso di parere favorevole, il sub commissario lascerà il posto alla
terna commissariale antimafia che guiderà il comune costiero per 18 mesi, salvo
proroghe. Nel caso in cui, il Viminale non accoglierà la proposta di
scioglimento inviata dal prefetto lo scorso 12 settembre, entro sei mesi
saranno indette le votazioni per eleggere il nuovo sindaco.
Esce così di scena
un’amministrazione che in questi quattro anni di mandato è riuscita a
guadagnarsi spesso un posto in prima fila nelle cronache locali, e, negli ultimi
tempi, anche in quelle nazionali. Una compagine politica variegata, composta da
contrapposte sensibilità e che, nonostante il minestrone politico, è riuscita a
rimanere unita, salvo alcune clamorose defezioni. Di certo la Giunta Pagano non
sarebbe mai uscita di scena per implosione politica. Le cose che l’hanno
condotta alla prematura fine sono correlabili ad una serie di errori, o
leggerezze, che si sono rivelati fatali. Un dato da sottolineare è il totale
scollamento con i cittadini. Un dialogo ormai da tempo pressoché inesistente.
L’amministrazione procedeva nella realizzazione dei suoi obiettivi, quasi tutti
legati a una serie di opere pubbliche e ad un uso massiccio del cemento. E
mentre il settore urbanistica lavorava incessantemente per regalare alla città
manufatti cementizi, i problemi dei cittadini rimanevano sullo sfondo. Problemi
non di poco conto. Anzi, di vitale importanza. In primis, la questione acqua
nelle frazioni, specialmente in Marina. Situazione insostenibile che ha
scaturito la nascita di un comitato per la difesa dei diritti fondamentali dei
cittadini. A questo, si è aggiunto il sempiterno problema mare, che
puntualmente funesta le estati nicoteresi. Poi i problemi delle strade, delle
scuole, della sanità. Insomma, tutto un ventaglio di criticità che
l’amministrazione faticava ad affrontare. Segno della totale frattura con la
città si ebbe il fatidico 14 luglio di quest’anno, quando i cittadini, armati
di uno sdegno senza precedenti, occupò per ben nove giorni la casa municipale.
In quel frangente il sindaco perse l’occasione di intessere un dialogo con la
cittadinanza annichilita da gravi disagi. Il
confronto fra le parti divenne impossibile, né il sindaco accolse l’invito del
comitato civico di dimettersi, anzi concluso lo stato d’assedio da parte dei
manifestanti, il sindaco tornò a palazzo Convento, con l’intera sua squadra,
senza battere ciglio. Fermo e risoluto nella sua posizione, nonostante sul
consiglio pendesse la decisione del Viminale su un eventuale scioglimento. Ma
gli inattesi fatti del 14 settembre lo hanno travolto in pieno: indagato per
abuso d’ufficio e guardato di sbieco dalla Dda per aver partecipato al
matrimonio di un soggetto ritenuto contiguo alla cosca Mancuso. Il resto è
storia contemporanea.
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