mercoledì 26 ottobre 2016

Cala il sipario sull'amministrazione Pagano. Scaduti i 20 giorni: dimissioni effettive.



Nicotera. Da oggi Nicotera non ha più un sindaco. Sono scaduti ieri i venti giorni di tempo concessi al primo cittadino per presentare eventuale revoca delle dimissioni protocollate lo scorso 5 ottobre. Stamattina il segretario comunale, Vincenzo Calzona, la prima cosa che farà, giunto in ufficio, sarà quella di informare il prefetto Carmelo Casabona che il sindaco Franco Pagano non ha presentato la revoca delle dimissioni, le quali, dunque, sono da oggi effettive. Con la defezione di Pagano decade, ovviamente, l’intera giunta e il paese è così privo di una guida politica, oltre che amministrativa. A questo punto, la palla passa al prefetto che entro pochi giorni invierà presso la casa municipale nicoterese un sub commissario, la cui funzione sarà quella di curare l’ordinaria amministrazione fino alla decisione del Consiglio dei Ministri che, com’è noto, dovrà stabilire se sciogliere il consiglio comunale per infiltrazioni mafiose oppure no. In caso di parere favorevole, il sub commissario lascerà il posto alla terna commissariale antimafia che guiderà il comune costiero per 18 mesi, salvo proroghe. Nel caso in cui, il Viminale non accoglierà la proposta di scioglimento inviata dal prefetto lo scorso 12 settembre, entro sei mesi saranno indette le votazioni per eleggere il nuovo sindaco.
Esce così di scena un’amministrazione che in questi quattro anni di mandato è riuscita a guadagnarsi spesso un posto in prima fila nelle cronache locali, e, negli ultimi tempi, anche in quelle nazionali. Una compagine politica variegata, composta da contrapposte sensibilità e che, nonostante il minestrone politico, è riuscita a rimanere unita, salvo alcune clamorose defezioni. Di certo la Giunta Pagano non sarebbe mai uscita di scena per implosione politica. Le cose che l’hanno condotta alla prematura fine sono correlabili ad una serie di errori, o leggerezze, che si sono rivelati fatali. Un dato da sottolineare è il totale scollamento con i cittadini. Un dialogo ormai da tempo pressoché inesistente. L’amministrazione procedeva nella realizzazione dei suoi obiettivi, quasi tutti legati a una serie di opere pubbliche e ad un uso massiccio del cemento. E mentre il settore urbanistica lavorava incessantemente per regalare alla città manufatti cementizi, i problemi dei cittadini rimanevano sullo sfondo. Problemi non di poco conto. Anzi, di vitale importanza. In primis, la questione acqua nelle frazioni, specialmente in Marina. Situazione insostenibile che ha scaturito la nascita di un comitato per la difesa dei diritti fondamentali dei cittadini. A questo, si è aggiunto il sempiterno problema mare, che puntualmente funesta le estati nicoteresi. Poi i problemi delle strade, delle scuole, della sanità. Insomma, tutto un ventaglio di criticità che l’amministrazione faticava ad affrontare. Segno della totale frattura con la città si ebbe il fatidico 14 luglio di quest’anno, quando i cittadini, armati di uno sdegno senza precedenti, occupò per ben nove giorni la casa municipale. In quel frangente il sindaco perse l’occasione di intessere un dialogo con la cittadinanza annichilita da gravi disagi. Il confronto fra le parti divenne impossibile, né il sindaco accolse l’invito del comitato civico di dimettersi, anzi concluso lo stato d’assedio da parte dei manifestanti, il sindaco tornò a palazzo Convento, con l’intera sua squadra, senza battere ciglio. Fermo e risoluto nella sua posizione, nonostante sul consiglio pendesse la decisione del Viminale su un eventuale scioglimento. Ma gli inattesi fatti del 14 settembre lo hanno travolto in pieno: indagato per abuso d’ufficio e guardato di sbieco dalla Dda per aver partecipato al matrimonio di un soggetto ritenuto contiguo alla cosca Mancuso. Il resto è storia contemporanea.

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