giovedì 6 ottobre 2016

Protesta dipendenti Asp: l'Azienda ìndice un nuovo concorso per OSS.




Vibo Valentia. Si sono ritrovati una sessantina di persone a protestare davanti il palazzo dell’azienda sanitaria provinciale. Si tratta dei 59 dipendenti Asp, assunti part time, dieci anni fa, e a tempo interminato. Sono infermieri, operatori Oss (assistenti socio-sanitari), lavoratori al servizio della sanità pubblica. Da tempo chiedono che il loro contratto divenga full time, ma finora le loro richieste sono cadute nel vuoto. Ieri sono di nuovo scesi in piazza, ma questa volta l’indignazione per i diritti negati è salita di livello perché è di pochissimi giorni fa la notizia che l’Azienda ha indetto un nuovo bando di concorso, l’ennesimo, per l’inserimento nell’organico di 5 nuovi posti di operatori Oss. Di questi cinque posti due spetterebbero al personale interno, e tre sono nuove assunzioni. I dipendenti non vedono di buon occhio un’iniziativa che va ad incrementare il numero del personale, quando, a rigor di logica, ci sarebbero prima da sistemare quei lavoratori che da dieci anni sono al servizio dell’azienda, chiedono la tutela dei diritti e l’aumento delle ore di lavoro.
«Dopo dieci anni che lavoriamo part time- scrivono in un comunicato gli operatori sanitari- l’azienda ci tiene ancora in condizioni di instabilità, sperperando soldi pubblici, bandendo un concorso inutile, visto che ha già speso centinaia di migliaia di euro, per riqualificare noi personale interno. Chiediamo l’aumento delle ore, di passare da part time a full time, come già avvenuto in altre aziende sanitarie, che hanno osservato la legge riqualificando il  personale interno. Ora basta. Continueremo ad oltranza la nostra battaglia poiché siamo in possesso di tutti i requisiti per ottenere migliori condizioni di lavoro, è nostro diritto». Promettono dunque, i lavoratori, che la manifestazione di stamattina è solo il primo step di una protesta volta a vedere tutelati i propri diritti. E’ inconcepibile, a loro avviso, che si aggiungano nuove unità ad un organico che attende sistemazione da una vita; si va semplicemente ad allungare la lista dei lavoratori in condizioni precarie di lavoro; ma non solo: questi concorsi costano alla spesa pubblica centinaia di migliaia di euro. Ma soprattutto “cui protest” l’indizione di nuovi costosi concorsi, per tre nuovi posti lavoro, anzi nuove condizioni di precariato? Il denaro invece potrebbe essere indirizzato ad organizzare dei concorsi formativi interni per il personale già esistente, al fine di una loro riqualificazione. Stamattina i manifestanti sono stati ricevuti dal direttore generale Angela Caligiuri. La dirigente, oltre a esprimere rammarico per la mancata stabilizzazione degli impiegati in armi, ha informato i dimostranti che la decisione di indire il concorso è arrivata dall’alto, e precisamente dal commissario ad acta per la sanità calabrese Massimo Scura. Dall’ufficio della Caligiuri, i lavoratori si sono diretti verso il palazzo prefettizio. Il rappresentante governativo Carmelo Casabona ha garantito il suo appoggio alla causa degli operatori sanitari. Al sensibile uomo dello Stato hanno fatto presente la loro condizione: il più giovane di loro ha 46 anni, tutti gli altri, provati dall’età e dal lavoro, attendono che si accenda la luce in fondo al tunnel dei diritti negati. Sono tutti stati assunti tramite ufficio di collocamento, in tempi in cui l’azienda non era così pervasivamente politicizzata. E fu solo grazie alle leggi di stabilizzazione del lavoro promulgate dal governo D’Alema che questi lavoratori ottennero un contratto a tempo interminato, altrimenti l’azienda, che intanto stipulava convenzioni con Eurocoop, poi finita nel mirino della magistratura, avrebbe percorso altre vie. Una delusione, una delle tante, per i manifestanti da parte del mondo politico: avevano chiesto di essere sostenuti in questa battaglia da Michele Mirabello e Bruno Censore, area Pd. Ma la politica stamattina era assente, così come lo erano i sindacati. Ad eccezione di Sergio Pititto della Cisl.

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