Vibo
Valentia. Si sono ritrovati una sessantina di persone a
protestare davanti il palazzo dell’azienda sanitaria provinciale. Si tratta dei
59 dipendenti Asp, assunti part time, dieci anni fa, e a tempo interminato.
Sono infermieri, operatori Oss (assistenti socio-sanitari), lavoratori al
servizio della sanità pubblica. Da tempo chiedono che il loro contratto divenga
full time, ma finora le loro richieste sono cadute nel vuoto. Ieri sono di
nuovo scesi in piazza, ma questa volta l’indignazione per i diritti negati è
salita di livello perché è di pochissimi giorni fa la notizia che l’Azienda ha
indetto un nuovo bando di concorso, l’ennesimo, per l’inserimento nell’organico
di 5 nuovi posti di operatori Oss. Di questi cinque posti due spetterebbero al
personale interno, e tre sono nuove assunzioni. I dipendenti non vedono di buon
occhio un’iniziativa che va ad incrementare il numero del personale, quando, a
rigor di logica, ci sarebbero prima da sistemare quei lavoratori che da dieci
anni sono al servizio dell’azienda, chiedono la tutela dei diritti e l’aumento
delle ore di lavoro.
«Dopo dieci anni che
lavoriamo part time- scrivono in un comunicato gli operatori sanitari-
l’azienda ci tiene ancora in condizioni di instabilità, sperperando soldi
pubblici, bandendo un concorso inutile, visto che ha già speso centinaia di
migliaia di euro, per riqualificare noi personale interno. Chiediamo l’aumento
delle ore, di passare da part time a full time, come già avvenuto in altre
aziende sanitarie, che hanno osservato la legge riqualificando il personale interno. Ora basta. Continueremo ad
oltranza la nostra battaglia poiché siamo in possesso di tutti i requisiti per
ottenere migliori condizioni di lavoro, è nostro diritto». Promettono dunque, i
lavoratori, che la manifestazione di stamattina è solo il primo step di una
protesta volta a vedere tutelati i propri diritti. E’ inconcepibile, a loro
avviso, che si aggiungano nuove unità ad un organico che attende sistemazione
da una vita; si va semplicemente ad allungare la lista dei lavoratori in
condizioni precarie di lavoro; ma non solo: questi concorsi costano alla spesa
pubblica centinaia di migliaia di euro. Ma soprattutto “cui protest”
l’indizione di nuovi costosi concorsi, per tre nuovi posti lavoro, anzi nuove
condizioni di precariato? Il denaro invece potrebbe essere indirizzato ad
organizzare dei concorsi formativi interni per il personale già esistente, al
fine di una loro riqualificazione. Stamattina i manifestanti sono stati
ricevuti dal direttore generale Angela Caligiuri. La dirigente, oltre a
esprimere rammarico per la mancata stabilizzazione degli impiegati in armi, ha
informato i dimostranti che la decisione di indire il concorso è arrivata
dall’alto, e precisamente dal commissario ad acta per la sanità calabrese
Massimo Scura. Dall’ufficio della Caligiuri, i lavoratori si sono diretti verso
il palazzo prefettizio. Il rappresentante governativo Carmelo Casabona ha
garantito il suo appoggio alla causa degli operatori sanitari. Al sensibile
uomo dello Stato hanno fatto presente la loro condizione: il più giovane di
loro ha 46 anni, tutti gli altri, provati dall’età e dal lavoro, attendono che
si accenda la luce in fondo al tunnel dei diritti negati. Sono tutti stati
assunti tramite ufficio di collocamento, in tempi in cui l’azienda non era così
pervasivamente politicizzata. E fu solo grazie alle leggi di stabilizzazione
del lavoro promulgate dal governo D’Alema che questi lavoratori ottennero un
contratto a tempo interminato, altrimenti l’azienda, che intanto stipulava
convenzioni con Eurocoop, poi finita nel mirino della magistratura, avrebbe
percorso altre vie. Una delusione, una delle tante, per i manifestanti da parte
del mondo politico: avevano chiesto di essere sostenuti in questa battaglia da
Michele Mirabello e Bruno Censore, area Pd. Ma la politica stamattina era
assente, così come lo erano i sindacati. Ad eccezione di Sergio Pititto della
Cisl.
Nessun commento:
Posta un commento