Nicotera.
Si
direbbe che solo per miracolo i due ragazzini siano sopravvissuti al terribile
incidente che li ha visti protagonisti nella serata di lunedì.
Erano circa le otto di sera quando G.S., 16 anni, alla guida del mezzo, e A.V.,
14, percorrevano una strada di campagna prospiciente il cimitero. Un urto
violentissimo contro il muro del cimitero li ha lasciati a terra, quasi esanimi. Fortunatamente
l’ambulanza è arrivata in tempo di record, dato che si trovava all’ospedale di
Nicotera per la postazione estiva. Immediato il trasporto in ospedale: prima in
quello di Vibo, ma subito dopo, a causa delle serie condizioni dei ragazzi,
verso il più attrezzato ospedale di Catanzaro. Dei due il 14enne è stato quello
che, fin dall’inizio, ha destato maggiori preoccupazioni. La prognosi per lui
rimane riservata a causa dei vari traumi riportati. Tuttavia è vigile, e questo
fa ben sperare. Il ragazzo più grande rimarrà in ospedale sotto osservazione,
ma le sue condizioni non destano preoccupazioni, dato che gli esami strumentali
non hanno evidenziato gravi traumi. Se la caverà con una decina di punti di
sutura in testa e un’emicrania che durerà per qualche giorno, mentre
probabilmente lo shock per quanto accaduto lo accompagnerà ancora per un po’
tempo. Lo abbiamo sentito telefonicamente e ci ha raccontato come sono andati i
fatti quella terribile serata. La sua voce, ancora tremante, tradisce sconcerto
e spavento. Gli abbiamo chiesto cosa ricorda dell’impatto. «Non ricordo nulla
di preciso, solo il muro davanti a me che non sono riuscito ad evitare, e non
sono in grado di dire come ci sia finito contro. Forse una fossa nella strada,
o forse un problema improvviso allo scooter, non so dirlo». Il trauma
dell’impatto ha resettato tutti gli attimi vissuti in quel momento drammatico. Gli
unici ricordi sono le divise del personale del 118 e la luce blu dell’ambulanza
che roteava senza sosta illuminando le tombe dei morti e gli ulivi secolari. Ma
l’unica preoccupazione del ragazzo era per il suo amico più giovane. «Io
grondavo sangue, ma il mio amico era là immobile, non mi interessava niente di
come stavo io: in quel momento, volevo solo che i medici salvassero il mio
amico. Li ho implorati di dedicarsi a lui. Dovevano salvarlo assolutamente».
G.S. temeva per la vita del suo amico, il senso di colpa, dato che era lui alla
guida del mezzo, avrebbe potuto ucciderlo di più di qualsiasi altro trauma. «I
medici hanno cercato di mettermi dentro l’ambulanza,- raccomta- ma io mi sono
liberato dalle imbracature per correre dal mio amico, volevo accertarmi che si
riprendesse e desse segni di vita». Fortunatamente i ragazzi sono stati
tempestivamente trasportati entrambi in ospedale, ma per tutta la notte il
pensiero di G.S. è stato per l’amico quattordicenne. Ha pianto tutta la notte,
senza darsi pace. «Mi muoverò da qui solo quando sarò sicuro che lui starà
meglio. Stamattina gli ho parlato, poche parole, ma almeno è vigile e
cosciente». Ora il sedicenne ha mal di testa e gli occhi gonfi per le lacrime
versate. Guarirà del tutto quando sarà guarito anche il suo amico.
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