Nicotera.
Quando i Carabinieri, gli agenti della Polizia municipale e i medici dell’Asp
lo hanno trovato, Fernando (nome di fantasia) era denutrito, taciturno, sporco,
vestito di pochi stracci sgualciti, diffidente e impaurito. I militari e vigili
hanno agito con estrema delicatezza e umanità per cercare di conquistare la
fiducia di quell’uomo dall’età indefinita, dal volto segnato da un dolore
antico, fatto di maltrattamenti e umiliazioni.
La storia di Fernando è
venuta alla luce quando qualcuno ha segnalato alle Forze dell’ordine la terribile
situazione in cui viveva quest’uomo di 59 anni, afflitto fin dalla nascita da
una disabilità mentale. Dopo la morte dei genitori era andato a vivere dal
fratello e dalla cognata, ma la coppia senza cuore l’aveva sistemato in un
pollaio, un locale angusto di quattro metri per quattro, con un tetto di
eternit, e la porta che si apriva dall’esterno con una serratura e un
chiavistello. Senza acqua, né servizi igienici. Il suo letto era un materasso
sporco, pieno di pulci e di escrementi. L’ambiente pieno di rifiuti, avanzi di
cibo e insetti. Fernando viveva da molti anni in quella prigione di degrado e
abbandono, e le chiavi di quel bugigattolo maleodorante le tenevano i suoi
familiari che stavano ben attenti a chiuderlo in quello stambugio, lontano dagli occhi
indiscreti del mondo.
Anni di mortificazioni,
umiliazioni e ingiusta prigionia decretata dal quel tribunale di ignoranza e
malvagità che legiferava nella mente di quelli che sono stati definiti dagli
inquirenti, “i suoi aguzzini”. Fortunatamente la Polizia municipale e i Carabinieri della stazione di Nicotera
Marina, guidati dal Comandante Fabio Cirone, hanno posto fine alla pena del
pover’uomo, tirandolo fuori da quell’inferno di degrado e di sporcizia. Le parole
di chi ha visto quell’orrore raccontano una storia allucinante, una storia di
soprusi e maltrattamenti ai danni di una persona disabile incapace di difendersi,
terrorizzata dal fratello e della cognata, e che accettava con rassegnazione la
sua croce. L’ambiente non veniva mai pulito, l’igiene non era nemmeno
lontanamente contemplata, allo stesso modo a Fernando non erano garantite cure
e terapie, benché esso ne avesse bisogno e diritto, date le precarie e
cagionevoli condizioni di salute, sia sul piano fisico che psicologico. Allo stesso
modo non gli venivano somministrati cibi e bevande sani e nutrienti, ma il
minimo indispensabile per tenerlo in vita. Quella mattina che si è scoperto
l’orrore all’interno di una viuzza della frazione Marina erano presenti anche le assistenti sociali del distretto socio-sanitario di Tropea. I Carabinieri hanno provveduto a denunciare
all’autorità giudiziaria cinque persone, tutte dello stesso nucleo familiare. I
capi di imputazione a loro carico sono pesantissimi: sequestro di persona e
maltrattamenti. E non è escluso che, man mano che le indagini andranno avanti,
i cinque carcerieri di Fernando dovranno rispondere di altri infamanti reati.
Nella foto: l'ingresso della casa dei familiari di Fernando.
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