martedì 19 settembre 2017

Gratteri, "il magistrato contadino" a Nicotera.



Nicotera. In un affaccio del castello Ruffo gremitissimo, come non sempre è accaduto per motivi connessi alla legalità, il noto magistrato Nicola Gratteri mercoledì sera ha parlato di mafia. Presenti il prefetto di Vibo Guido Longo, il questore Filippo Bonfiglio, il Colonnello Filippo Magro e, per la politica, la parlamentare Dalida Nesci. Stimolato dalle domande dal giornalista Alberto Romagnoli, il giudice ha dato inizio alle “danze” attorno alle 20:30 parlando della legalizzazione delle droga dall’ottica privilegiata di chi contrasta da anni il traffico internazionale di sostanze stupefacenti. «Non esiste la differenza tra droghe leggere e pesanti –ha affermato chiaramente Gratteri- per motivazioni di carattere scientifico. La cannabis, innanzitutto, non è più quella dei figli dei fiori perché geneticamente modificata, con un tasso molto maggiore di thc (principio attivo dello stupefacente, ndr). Ciò determina un aumento delle patologie psichiatriche in età adulta anche del 36 %, come da studi effettuati. Ho recentemente partecipato ad un dibattito in un liceo leccese- ha rammentato il magistrato- nel quale un deputato affermava che la cannabis non crea dipendenza, citando uno studio dell’università del Colorado, che io casualmente avevo in borsa. Citandogli i dati reali il parlamentare è sbiancato ed ha cominciato ad arrampicarsi sugli specchi. Alla fine ho invitato la preside ad essere più attenta a chi si fa entrare in un liceo. A chi poi afferma che andrebbe legalizzata anche la cocaina, bisognerebbe ricordare che questa viene prodotta illegalmente solo in alcuni stati del sud America. E lo Stato italiano dovrebbe contrattare con i trafficanti? Ciò senza considerare altre fondamentali questioni di carattere etico. Vorrei sottolineare l’importanza di parlare di temi che si conoscono profondamente, senza inventarsi esperti o conoscitori di materie di cui non si sa nulla». Dopo la dissertazione sulle droghe un nutrito parterre de roi si è profuso in uno scrosciante applauso, riempiendo di piacevoli e squillanti sonorità quella stessa piazza silenziosa, vuota ed inerte dinanzi alle telecamere indagatrici della Rai, che avrebbero dovuto saperne di più, alcuni mesi orsono, di questo territorio teatro della nota vicenda dell’elicottero atterrato a pochi metri dal palchetto destinato al magistrato. E fu proprio il Quotidiano del Sud a sollevare il caso, in perfetta solitudine. Eppure lo stesso Gratteri ha auspicato la presenza di cronisti scomodi, che sappiano fare domande giuste, vere, ai politici. Politici che mai pagano per le loro malefatte, però. In Calabria come altrove. Che lanciano messaggi nemmeno troppo criptici da posizioni privilegiate ed in vista, direttamente o per mezzo di terzi che non brillano per indipendenza. La discussione ha poi toccato altri temi condensabili in una sorta di educazione civica ad uso anche degli adulti, richiamati da Gratteri a «rioccupare le piazze, a tornare a passeggiare per le vie del paese». Invito non casuale, dato che quello stesso posto in cui parlava Gratteri lo scorso anno è diventato lo scenario di una festa privata di persone collegate al clan Mancuso. La presenza di Gratteri è stata salutata quasi come uno spartiacque nella storia recente di Nicotera; come quel “magistrato contadino”, com’egli si è definito, che getta nella terra i semi del rinnovamento. È necessario capire, però, se questo terreno è pronto ad accogliere il grano del rinnovamento, oppure no. Se è pronto a sputare in faccia al malaffare. Intanto quello che servirebbe ai nicoteresi è la fiducia nello Stato, che incarni quei principi sui quali ritiene di fondarsi e soprattutto che cominci a mondare Nicotera dalle spire della mafia: mandare a casa una giunta comunale non basta, è necessario epurare gli uffici strategici del Comune, tenere alla larga della pubblica amministrazione tutti coloro i quali hanno addosso il tanfo della mafia. E’ necessario, d’altra parte, aiutare ogni cittadino ad uscire dall’ambiguità, affinchè faccia una scelta di campo, senza tentennamenti, o atteggiamenti obliqui. In tal senso gli esempi che giungono dall’alto valgono più delle parole; i convegni sono importanti, ma non determinanti; né ambivalenza, né infingimenti, ma solo la concretezza della legge.

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