sabato 16 settembre 2017

L'atterraggio dell'elicottero nuziale. Un anno dopo.



Nicotera. Esattamente un anno fa, il 14 di settembre, verso le 18,30, un velivolo della Robinson 44, di proprietà della Robotech srl, atterrava in una piazza Castello adibita a location privata per un “wedding happy hour”. Dall’elicottero scendevano Antonino Gallone e Aurora Spasari. Lui già noto alle Forze dell’ordine per essere stato beccato ad annaffiare una consistente piantagione di marijuana. Ma non solo. Gallone è considerato vicino alla cosca Mancuso, imperante sul territorio. Il padre, Giuseppe Antonio, detto ’u pizzichiju”, ritenuto dagli inquirenti solito frequentatore del boss Pantaleone Mancuso (alias “Luni Scarpuni”), e descritto come un “affiliato” alla consorteria criminale di Limbadi. La sposina invece è figlia di Vincenzo Spasari, uomo chiave dell’operazione Robin Hood. Forti i suoi legami con i Mancuso, anzi egli ne è considerato, dagli investigatori, il referente. Spasari è anche cognato di Antonio Orlando Virgillo,   personaggio, secondo le carte dell'inchiesta, «legato alla cosca Mancuso e in particolare a Mancuso Luigi».
Per gli sposini speciali, dai ben noti legami familiari, un aperitivo in grande stile, con i tavolini disseminati su tutto viale affaccio, e un via vai di camerieri pronti a servire la bellezza di almeno quattrocento invitati: le signore eleganti nei loro scintillanti abiti e gli uomini costretti nei vestiti delle grandi occasioni. Tra gli invitati l’allora sindaco Franco Pagano, con la gentile consorte, e il vicesindaco Francesco Mollese, anch’egli accompagnato dalla moglie. Tra lustrini, calici pieni di prosecco e transenne sbucate dal nulla, che trasformavano il centro storico in teatro di una festa privata, si udiva un bombire di elicottero dall’orizzonte. Il velivolo si avvicinava sempre più al centro storico: il pilota prendeva le misure per posarsi sulla “rosa dei venti”. Le mamme tirano via i bambini dal centro della piazza, mentre tutti gli invitati formano un festone umano intorno a largo Castello, divenuto per una sera pista di atterraggio.
Quel giorno ha segnato una grande cesura nella storia recente della città. Uno spartiacque  per una Nicotera costretta a fare i conti con l’arroganza del potere mafioso. Un potere con cui, sia chiaro, la città ha sempre convissuto, ma che finora si era manifestato nelle sue forme più subdole e striscianti, ma non per questo meno soffocanti. Ma il 14 di settembre dello scorso anno quel potere mafioso ha fatto uno scatto in avanti, mostrando quanto fosse pervasivo, e di avere le mani sulla città. L’arrendevolezza delle istituzioni comunali ha legittimato certe dinamiche: è bastato uno schiocco di dita e tutto l’apparato comunale si è messo a disposizione delle esigenze delle famiglie Gallone e Spasari. Ecco le transenne per chiudere il traffico, ecco l’autorizzazione dell’ufficio tecnico ad aprire il campo sportivo che servirà come base di decollo, ecco sindaco e consorte al matrimonio, ecco tutto ciò che occorre affinchè tutto fili liscio. E tutto avrebbe potuto filare liscio se il Quotidiano non avesse ficcato il naso in quelle nozze stile “Padrino” e non avesse denunciato quanto era avvenuto. Da quel momento in poi la presenza della mafia a Nicotera si era fatta conclamata  e senza ritegno. Ma forse la città non era ancora pronta a sputare in faccia all’esibizione di un potere sprezzante. Non era pronta ad indignarsi sul serio. E infatti associazionismo, politica locale e Chiesa non scesero doverosamente in campo per manifestare sdegno, se non un mese e mezzo dopo di ingiustificabile silenzio e voci a difesa di quanto accaduto nel cuore di Nicotera. Intanto Franco Pagano, travolto dall’inchiesta, si dimetteva da sindaco, e, dopo un mese, giungeva lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. La terna commissariale, insediatasi nella casa municipale, ha deciso di lavorare nel segno del ripristino di una legalità dimenticata, anzi, calpestata dagli eventi. Il cambio di guardia nella locale caserma dei Carabinieri ha dato nuovo impulso alla lotta al crimine. Lo stesso dicasi delle importanti operazioni messe a segno dalla Polizia municipale. Grandi cambiamenti sullo sfondo di una città priva di vitalismo politico e reale desiderio di riprendersi la piazza senza doverla più dividere con gli esponenti del clan e suoi manutengoli. La strada da percorrere è ancora lunga, o forse troppo disastrata, se la voglia di riscatto non parte da ogni singolo cittadino.

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