Nicotera.
Esattamente
un anno fa, il 14 di settembre, verso le 18,30, un velivolo della Robinson 44,
di proprietà della Robotech srl, atterrava in una piazza Castello adibita a
location privata per un “wedding happy hour”. Dall’elicottero scendevano
Antonino Gallone e Aurora Spasari. Lui già noto alle Forze dell’ordine per
essere stato beccato ad annaffiare una consistente piantagione di marijuana. Ma
non solo. Gallone è considerato vicino alla cosca Mancuso, imperante sul
territorio. Il padre, Giuseppe Antonio, detto ’u pizzichiju”, ritenuto dagli inquirenti solito frequentatore del boss Pantaleone Mancuso (alias “Luni
Scarpuni”), e descritto come un “affiliato” alla consorteria criminale di
Limbadi. La sposina invece è figlia di Vincenzo Spasari, uomo chiave
dell’operazione Robin Hood. Forti i suoi legami con i Mancuso, anzi egli ne è
considerato, dagli investigatori, il referente. Spasari è anche cognato di Antonio
Orlando Virgillo, personaggio, secondo le carte dell'inchiesta, «legato
alla cosca Mancuso e in particolare a Mancuso Luigi».
Per gli sposini speciali, dai ben noti legami familiari, un
aperitivo in grande stile, con i tavolini disseminati su tutto viale affaccio,
e un via vai di camerieri pronti a servire la bellezza di almeno quattrocento
invitati: le signore eleganti nei loro scintillanti abiti e gli uomini
costretti nei vestiti delle grandi occasioni. Tra gli invitati l’allora sindaco
Franco Pagano, con la gentile consorte, e il vicesindaco Francesco Mollese,
anch’egli accompagnato dalla moglie. Tra lustrini, calici pieni di prosecco e
transenne sbucate dal nulla, che trasformavano il centro storico in teatro di
una festa privata, si udiva un bombire di elicottero dall’orizzonte. Il
velivolo si avvicinava sempre più al centro storico: il pilota prendeva le
misure per posarsi sulla “rosa dei venti”. Le mamme tirano via i bambini dal centro
della piazza, mentre tutti gli invitati formano un festone umano intorno a
largo Castello, divenuto per una sera pista di atterraggio.
Quel giorno ha segnato
una grande cesura nella storia recente della città. Uno spartiacque per una Nicotera costretta a fare i conti con
l’arroganza del potere mafioso. Un potere con cui, sia chiaro, la città ha
sempre convissuto, ma che finora si era manifestato nelle sue forme più subdole
e striscianti, ma non per questo meno soffocanti. Ma il 14 di settembre dello scorso
anno quel potere mafioso ha fatto uno scatto in avanti, mostrando quanto fosse
pervasivo, e di avere le mani sulla città. L’arrendevolezza delle istituzioni
comunali ha legittimato certe dinamiche: è bastato uno schiocco di dita e tutto
l’apparato comunale si è messo a disposizione delle esigenze delle famiglie
Gallone e Spasari. Ecco le transenne per chiudere il traffico, ecco
l’autorizzazione dell’ufficio tecnico ad aprire il campo sportivo che servirà
come base di decollo, ecco sindaco e consorte al matrimonio, ecco tutto ciò che
occorre affinchè tutto fili liscio. E tutto avrebbe potuto filare liscio se il
Quotidiano non avesse ficcato il naso in quelle nozze stile “Padrino” e non
avesse denunciato quanto era avvenuto. Da quel momento in poi la presenza della
mafia a Nicotera si era fatta conclamata
e senza ritegno. Ma forse la città non era ancora pronta a sputare in
faccia all’esibizione di un potere sprezzante. Non era pronta ad indignarsi sul
serio. E infatti associazionismo, politica locale e Chiesa non scesero
doverosamente in campo per manifestare sdegno, se non un mese e mezzo dopo di
ingiustificabile silenzio e voci a difesa di quanto accaduto nel cuore di
Nicotera. Intanto Franco Pagano, travolto dall’inchiesta, si dimetteva da
sindaco, e, dopo un mese, giungeva lo scioglimento del consiglio comunale per
infiltrazioni mafiose. La terna commissariale, insediatasi nella casa
municipale, ha deciso di lavorare nel segno del ripristino di una legalità
dimenticata, anzi, calpestata dagli eventi. Il cambio di guardia nella locale
caserma dei Carabinieri ha dato nuovo impulso alla lotta al crimine. Lo stesso
dicasi delle importanti operazioni messe a segno dalla Polizia municipale.
Grandi cambiamenti sullo sfondo di una città priva di vitalismo politico e
reale desiderio di riprendersi la piazza senza doverla più dividere con gli
esponenti del clan e suoi manutengoli. La strada da percorrere è ancora lunga,
o forse troppo disastrata, se la voglia di riscatto non parte da ogni singolo
cittadino.
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