Nicotera
Mentre un cocente sole di inizio estate inonda
generosamente le strade, i palazzi e le storiche vie, in città la drammatica
notizia dell’attentato alla villetta del sindaco, nel cuore di Nicotera, si
diffonde velocemente, lasciando al suo passaggio sconcerto e turbamento. I
volti della gente, segnati da frastornata indignazione, spiegano più di mille
parole, quanto l’odioso agguato abbia ferito l’intera comunità. Una comunità
che da secoli attende la sua redenzione, non solo ideologica, ma anche
materiale. Un riscatto che dovrebbe iniziare dall’emancipazione dallo stigma di
paese mafioso, dato che per ben due volte la giunta comunale è stata sciolta
per mafia. Per i cittadini nicoteresi, l’evento di ieri è la battuta di arresto
per i sogni di guarigione dall’apatia, la condanna a morte della speranza.
Questo è lo stato d’animo della gente. Questo emerge dalle mezze parole, che
vengono pronunciate sottovoce, nei negozi o per le strade, di chi osa esprimere
il proprio parere, di chi osa ancora
arrabbiarsi di fronte a gesti di violenza e prevaricazione, e che rappresentano
l’invito, rivolto a tutti, a sottomettersi a certe logiche.
Un clima rarefatto ieri
a Nicotera. Dappertutto aleggiava un silenzio indecifrabile venato di
tristezza. Quel silenzio che ha preso il posto del grande clamore che non solo
via Tondo, luogo dell’attentato, ma anche l’intera città, ha conosciuto nelle
prime ore della mattinata. La casa del sindaco era assediata dalle forze
dell’ordine, da giornalisti, da cittadini comuni, accorsi sul posto per offrire
vicinanza e solidarietà al primo cittadino e alla sua famiglia, agli anziani
suoceri, scaraventati nel terrore e nello spavento nel cuore della notte. Dopo
il chiasso però la quiete e il momento per tutti di porsi delle domande.
L’interrogativo che palpita prepotente tra la gente è “perché”.
Ma svelare il perché
spetta agli inquirenti. Quello che tutti i cittadini sanno è che la città ormai
da anni versa in un clima di sofferenza. Essa fatica a decollare. E l’incuria e
il degrado, che sono sotto gli occhi di una comunità disillusa, sembrano da
fare da penoso scenario al gesto di ieri sera. La volontà di agire degli
amministratori sembra cozzare duramente con delle dinamiche potenti quanto occulte,
contro un’ombra che sovrasta la vita delle persone. E la consapevolezza di
convivere con un male oscuro, radicato e tenace, è la sensazione che attanaglia
i nicoteresi.
Solo due giorni fa un
ottimista e zelante assessore Marasco aveva rilasciato una lunga intervista
alla cronista, nel corso della quale aveva parlato dei vari progetti che
l’amministrazione aveva in cantiere e
delle modalità concertate dalla giunta per strappare Nicotera a un destino di
abbandono. Ma ora bisognerà fare i conti con quanto accaduto.
Intanto la notizia è
sbarcata anche su Facebook. L’odiosa novella è ribalzata velocemente su
moltissime bacheche del social network più famoso al mondo. Molti utenti hanno
qui espresso solidarietà al sindaco ma anche a tutti i nicoteresi di buona
volontà, vittime anch’essi, quanto meno a livello simbolico, dell’assalto
notturno di ignoti personaggi, che l’immaginazione popolare ha per un attimo
immaginato come gli euforici crivellatori del film “Gomorra”, quando, ebbri di
entusiasmo, bombardavano di proiettili l’azzurro del mare.
“L’estate sarà il banco
di prova della nostra amministrazione”. Queste le parole di Franco Pagano
all’indomani del suo insediamento nel novembre del 2012. Parole che adesso
sembrano amaramente profetiche.
Enza Dell’Acqua
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