giovedì 27 giugno 2013

Attentato al sindaco: una comunità in cerca di redenzione



Nicotera  Mentre un cocente sole di inizio estate inonda generosamente le strade, i palazzi e le storiche vie, in città la drammatica notizia dell’attentato alla villetta del sindaco, nel cuore di Nicotera, si diffonde velocemente, lasciando al suo passaggio sconcerto e turbamento. I volti della gente, segnati da frastornata indignazione, spiegano più di mille parole, quanto l’odioso agguato abbia ferito l’intera comunità. Una comunità che da secoli attende la sua redenzione, non solo ideologica, ma anche materiale. Un riscatto che dovrebbe iniziare dall’emancipazione dallo stigma di paese mafioso, dato che per ben due volte la giunta comunale è stata sciolta per mafia. Per i cittadini nicoteresi, l’evento di ieri è la battuta di arresto per i sogni di guarigione dall’apatia, la condanna a morte della speranza. Questo è lo stato d’animo della gente. Questo emerge dalle mezze parole, che vengono pronunciate sottovoce, nei negozi o per le strade, di chi osa esprimere il proprio parere,  di chi osa ancora arrabbiarsi di fronte a gesti di violenza e prevaricazione, e che rappresentano l’invito, rivolto a tutti, a sottomettersi a certe logiche.
Un clima rarefatto ieri a Nicotera. Dappertutto aleggiava un silenzio indecifrabile venato di tristezza. Quel silenzio che ha preso il posto del grande clamore che non solo via Tondo, luogo dell’attentato, ma anche l’intera città, ha conosciuto nelle prime ore della mattinata. La casa del sindaco era assediata dalle forze dell’ordine, da giornalisti, da cittadini comuni, accorsi sul posto per offrire vicinanza e solidarietà al primo cittadino e alla sua famiglia, agli anziani suoceri, scaraventati nel terrore e nello spavento nel cuore della notte. Dopo il chiasso però la quiete e il momento per tutti di porsi delle domande. L’interrogativo che palpita prepotente tra la gente è “perché”.
Ma svelare il perché spetta agli inquirenti. Quello che tutti i cittadini sanno è che la città ormai da anni versa in un clima di sofferenza. Essa fatica a decollare. E l’incuria e il degrado, che sono sotto gli occhi di una comunità disillusa, sembrano da fare da penoso scenario al gesto di ieri sera. La volontà di agire degli amministratori sembra cozzare duramente con delle dinamiche potenti quanto occulte, contro un’ombra che sovrasta la vita delle persone. E la consapevolezza di convivere con un male oscuro, radicato e tenace, è la sensazione che attanaglia i nicoteresi.
Solo due giorni fa un ottimista e zelante assessore Marasco aveva rilasciato una lunga intervista alla cronista, nel corso della quale aveva parlato dei vari progetti che l’amministrazione aveva  in cantiere e delle modalità concertate dalla giunta per strappare Nicotera a un destino di abbandono. Ma ora bisognerà fare i conti con quanto accaduto.
Intanto la notizia è sbarcata anche su Facebook. L’odiosa novella è ribalzata velocemente su moltissime bacheche del social network più famoso al mondo. Molti utenti hanno qui espresso solidarietà al sindaco ma anche a tutti i nicoteresi di buona volontà, vittime anch’essi, quanto meno a livello simbolico, dell’assalto notturno di ignoti personaggi, che l’immaginazione popolare ha per un attimo immaginato come gli euforici crivellatori del film “Gomorra”, quando, ebbri di entusiasmo, bombardavano di proiettili l’azzurro del mare.
“L’estate sarà il banco di prova della nostra amministrazione”. Queste le parole di Franco Pagano all’indomani del suo insediamento nel novembre del 2012. Parole che adesso sembrano amaramente profetiche.
Enza Dell’Acqua





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