Limbadi.
Quasi
un intero paese colpito da gastroenterite. Medici di famiglia e quelli della
Guardia Medica alle prese con numerosissimi casi di disturbi gastroenterici che
talvolta degenerano fino a condurre il paziente in ospedale, dove viene
sottoposto a dei trattamenti di ripristino elettrolitico a causa
dell’esponenziale perdita di liquidi. L’insolita epidemia merita di essere
attenzionata perché sarebbe collegata, non ad un virus stagionale, ma al
consumo dell’acqua che giunge nella casa dei cittadini.
Secondo quanto rilevato
dalla dottoressa Aurora Corso, medico di base, a Limbadi la gastroenterite è
presente dodici mesi l’anno.
All’inizio di questo
mese, un’ordinanza del sindaco Francesco Crudo invitava i cittadini a non fare
uso dell’acqua del rubinetto; notizie ufficiose volevano che si era rotto
l’impianto di clorazione e quindi l’acqua non era, momentaneamente, potabile.
In realtà, il problema vero era che le normali analisi di
laboratorio effettuate dall’Asp erano risultate non idonee al consumo umano per
via di presenze di batteri colifecali. In pratica, l’acqua proveniente dai
pozzi non può più stazionare nella cisterna sita nella frazione di Caroni e che
serve la cittadina di Limbadi, e quindi non può essere soggetta a un processo
di clorazione. Ciò perché il fungo di cemento che si staglia al crocevia tra i
due paesi, a causa della sue condizioni estremamente critiche, rischia
addirittura di crollare a causa del peso dell’acqua, se sciaguratamente venisse
riempito. Esiste infatti un’ordinanza che vieta l’uso dell’enorme contenitore.
Antonino Taverniti,
giovane coordinatore cittadino del circolo SEL, ha deciso di denunciare la
criticità non più procrastinabile. L’esponente politico indirizza la sua
missiva al presidente della Regione Calabria, al prefetto di Vibo Valentia, al
Sindaco di Limbadi, alla Sorical. Oggetto della missiva è proprio la condizione
di pericolo in cui si trova il serbatoio idrico.
«Si fa presente-
esordisce Taverniti nella missiva- che il serbatoio idrico versa in condizioni tali da ritenersi un grave
pericolo per le persone e le cose. Due sono gli aspetti che destano maggiormente
preoccupazione. Uno concerne la sicurezza:
da quando il Comune e la
Sorical hanno disposto
la non utilizzabilità della struttura insita nella frazione Caroni, la stessa è stata lasciata
al completo abbandono. Considerata l’ormai compromessa idoneità statica, il contesto in cui sorge, e
le dimensioni non certo minute, c’è da interrogarsi sugli ingenti e
irreparabili danni a cose e/o persone che un eventuale collasso della struttura
provocherebbe».
«La costruzione, -argomenta
ancora Taverniti- si trova infatti,
su importante arteria stradale anche
molto utilizzata, ovvero, la trafficata sp30, inoltre,
a ridosso di essa si trovano alcune attività commerciali, nonché,
diversi stabili adibiti a civile abitazione. Le
numerose lievi scosse telluriche che frequentemente si verificano in
aree non molto lontane aggravano il pericolo considerando che ci troviamo in
un’area ad elevato rischio sismico, e che pertanto dovremmo prevenire eventuali
rischi di crollo e non aspettare tragedie annunciate».
L’esponente Sel auspica
inoltre il recupero della completa funzionalità dell’impianto. «Sollevata la
questione sicurezza senz’altro prioritaria, è comunque importante tenere bene a
mente i disagi che la popolazione ha
dovuto sobbarcarsi durante gli scorsi
mesi a causa della mancanza del
serbatoio idrico- ha precisato Taverniti- Considerato che la nostra popolazione
si è sempre fatta puntualmente carico degli oneri economici relativi
all’utilizzo del servizio, facendo appunto
vantare uno tra i più bassi tassi
di morosità, sarebbe inaccettabile e beffardo assoggettare alla stessa
popolazione i disservizi già registrati. Si
invita pertanto ad affrontare seriamente
e per tempo il problema ed a non attendere che ridiventi emergenza
idrica, o ancor peggio tragedia».
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