lunedì 25 novembre 2013

Limbadi: serbatoio dell'acqua fatiscente. Taverniti (SEL) scrive alle istituzioni.





Limbadi. Quasi un intero paese colpito da gastroenterite. Medici di famiglia e quelli della Guardia Medica alle prese con numerosissimi casi di disturbi gastroenterici che talvolta degenerano fino a condurre il paziente in ospedale, dove viene sottoposto a dei trattamenti di ripristino elettrolitico a causa dell’esponenziale perdita di liquidi. L’insolita epidemia merita di essere attenzionata perché sarebbe collegata, non ad un virus stagionale, ma al consumo dell’acqua che giunge nella casa dei cittadini.
Secondo quanto rilevato dalla dottoressa Aurora Corso, medico di base, a Limbadi la gastroenterite è presente dodici mesi l’anno.
All’inizio di questo mese, un’ordinanza del sindaco Francesco Crudo invitava i cittadini a non fare uso dell’acqua del rubinetto; notizie ufficiose volevano che si era rotto l’impianto di clorazione e quindi l’acqua non era, momentaneamente, potabile. In realtà, il problema vero era che le normali analisi di laboratorio effettuate dall’Asp erano risultate non idonee al consumo umano per via di presenze di batteri colifecali. In pratica, l’acqua proveniente dai pozzi non può più stazionare nella cisterna sita nella frazione di Caroni e che serve la cittadina di Limbadi, e quindi non può essere soggetta a un processo di clorazione. Ciò perché il fungo di cemento che si staglia al crocevia tra i due paesi, a causa della sue condizioni estremamente critiche, rischia addirittura di crollare a causa del peso dell’acqua, se sciaguratamente venisse riempito. Esiste infatti un’ordinanza che vieta l’uso dell’enorme contenitore.
Antonino Taverniti, giovane coordinatore cittadino del circolo SEL, ha deciso di denunciare la criticità non più procrastinabile. L’esponente politico indirizza la sua missiva al presidente della Regione Calabria, al prefetto di Vibo Valentia, al Sindaco di Limbadi, alla Sorical. Oggetto della missiva è proprio la condizione di pericolo in cui si trova il serbatoio idrico.
«Si fa presente- esordisce Taverniti nella missiva- che il serbatoio idrico  versa in condizioni tali da ritenersi un grave pericolo per le persone e le cose. Due sono gli aspetti che destano maggiormente preoccupazione.  Uno concerne la sicurezza: da quando  il Comune e  la  Sorical  hanno  disposto  la non utilizzabilità della struttura insita  nella frazione Caroni, la stessa è stata lasciata al completo abbandono. Considerata l’ormai compromessa  idoneità statica, il contesto in cui sorge, e le dimensioni non certo minute, c’è da interrogarsi sugli ingenti e irreparabili danni a cose e/o persone che un eventuale collasso della struttura provocherebbe».
«La costruzione, -argomenta ancora Taverniti-  si trova  infatti,  su  importante  arteria stradale  anche  molto utilizzata, ovvero, la trafficata sp30,  inoltre,  a ridosso di essa si trovano alcune attività commerciali, nonché, diversi stabili adibiti a civile abitazione. Le  numerose lievi scosse telluriche che frequentemente si verificano in aree non molto lontane aggravano il pericolo considerando che ci troviamo in un’area ad  elevato  rischio sismico, e  che pertanto dovremmo prevenire eventuali rischi di crollo e non aspettare tragedie annunciate».
L’esponente Sel auspica inoltre il recupero della completa funzionalità dell’impianto. «Sollevata la questione sicurezza senz’altro prioritaria, è comunque importante tenere bene a mente i disagi che  la popolazione ha dovuto sobbarcarsi  durante gli scorsi mesi  a causa della mancanza del serbatoio idrico- ha precisato Taverniti- Considerato che la nostra popolazione si è sempre fatta puntualmente carico degli oneri economici relativi all’utilizzo del servizio, facendo appunto  vantare uno tra i  più bassi  tassi  di morosità, sarebbe inaccettabile e beffardo assoggettare alla stessa popolazione i disservizi già registrati. Si  invita pertanto ad affrontare seriamente  e per tempo  il  problema ed  a non attendere che ridiventi emergenza idrica, o ancor peggio tragedia».

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