Nicotera.
Dopo
25 anni è pronto a riaprire a Nicotera il museo archeologico. Sarà allocato al
primo piano del palazzo municipale, proprio alle spalle del chiostro del
Convento. Qui vi sono delle stanze ristrutturate tra il 2007 e il 2008, proprio
per ospitare il nuovo museo archeologico.
Finalmente la cittadina
costiera potrà tornare ad esporre i reperti storici risalenti all’età greca,
romana e medievale. Ovvero quanto vi era esposto nel vecchio museo
archeologico, sito fino al 1987, nei locali del Castello Ruffo. Quell’anno, un
furto di monete risalenti ad epoca greco-romana, ha decretato la chiusura dell’importante
presidio culturale. I suoi preziosi reperti sono stati messi al sicuro e
custoditi; e da allora attendono, rinchiusi nel loro nascondiglio, di trovare
una degna esposizione per gli occhi dei cittadini, turisti e appassionati del
genere.
A parlare della storia
del museo di Nicotera e dei tanti siti archeologici presenti sul territorio è
Silvana Iannelli, archeologa funzionaria della Sovrintendenza per i Beni
archeologici della Calabria, direttore del museo archeologico di Vibo e
responsabile dell’area archeologica del vibonese. La super referenziata
archeologa è la persona giusta se si vuole comprendere qualcosa in più
dell’immenso patrimonio archeologico dislocato nel territorio. Un patrimonio
spesso ignorato dalla gente, bistrattato dalla politica ed erroneamente non
percepito come un’incredibile risorsa culturale ed economica per l’intera
comunità.
«Fosse stato per la
Sovrintendenza- ha dichiarato la dottoressa Iannelli- il museo avrebbe riaperto
all’indomani della sua chiusura, dopo il furto dell’87. Purtroppo ci siamo
sempre scontrati con la superficialità e l’indifferenza dei vari enti, sia
amministratori comunali che l’ente Provincia, i quali propinavano promesse mai
mantenute. L’amministrazione Pagano si è detta, fin dal suo esordio, pronta a
combattere per la riapertura del museo. Quindi, grazie anche al costante
interessamento di questa amministrazione, ora siamo quasi in dirittura
d’arrivo».
L’ufficio tecnico sta
infatti espletando tutte le procedure per gli impianti di illuminazione e di un
sofisticato sistema di allarme.
Sarà un museo “misto”
annuncia Silvana Iannelli, perché ospiterà anche il museo di demoantropologia, meglio
conosciuto dai cittadini come museo d’arte contadina. Finalmente, i segni
emersi da un passato ricco di storia e
civiltà, potranno essere disponibili al grande pubblico. Ma il museo, così come
lo concepisce la funzionaria della Sovrintendenza, «ha un carattere dinamico,
attivo, volto ad indottrinare i cittadini sulle origini del loro territorio, a
raccontare la storia della loro città, a creare un senso di appartenenza con il
luogo in cui si vive, attraverso la conoscenza della sua storia; non vuole
essere una mera esposizione di reperti archeologici, ma, anzi, un polo
culturale che svolge una serie di attività atte a risvegliare l’interesse e la
partecipazione delle persone».
In questo senso, per la
Iannelli, il museo deve essere principalmente al servizio dei residenti più che
dei turisti, «perché è nei residenti che deve nascere e germogliare l’amore per
la cultura, e per il proprio ambiente».
Il fatto che poi il
museo attragga dei turisti è un inequivocabile valore aggiunto per la città, ma
il ruolo di questi luoghi della cultura e della storia ha un valore pedagogico,
a completo beneficio di una società che ha bisogno di riappropriarsi del
proprio senso di identità.
La
piaga dei centri storici calabresi abbandonati I
centri storici nicoteresi, al pari di molti altri dislocati su tutto il
territorio regionale, non godono certo di buona salute. Abbiamo chiesto alla
funzionaria della Sovrintendenza, dove bisogna ricercare le cause
dell’inarrestabile degrado. «Si tratta di concorso di colpe- ha argomentato la
Iannelli- ma direi che la politica ha avuto, ed ha, una responsabilità
determinante. Poi certo, gli uffici tecnici, i cittadini hanno le loro
responsabilità. La mancanza di senso civico, in tutti, gioca un ruolo notevole».
Vi è poi un altro dato da tenere in considerazione: in genere, ad uno scarso
senso civico in taluni fa da contraltare una radicata tendenza al piagnisteo. Per
la Iannelli «vi è una tendenza al vittimismo quando viene chiuso un museo o un
polo culturale che non determina una concreta reazione costruttiva».
I
Pisl
In merito ai Pisl, finanziamenti regionali per i comuni classificati come
“borghi di eccellenza”, l’archeologa ha manifestato sorpresa e disappunto, in
quanto ha potuto apprendere che Nicotera era beneficiaria delle prebende
regionali dalla cronista, e non dall’ente Comune. «Apprendo adesso che Nicotera
fa parte dei Pisl- ha detto la Iannelli- e non comprendo perché la
Sovrintendenza non è stata resa edotta da tale progetto, infatti abbiamo stipulato
delle convenzioni con la stragrande maggioranza dei Comuni beneficiari dei Pisl».
La Iannelli sarà
direttore scientifico del museo archeologico. Ovviamente sarà stipulata una
convenzione con il comune di Nicotera,
il quale potrà, a sua discrezione, nominare dei funzionari.
Siti
archeologici nel territorio nicoterese Nicotera
ha un notevole patrimonio archeologico. Silvana Iannelli delinea i vari
giacimenti storici e culturali esistenti sul territorio.
La cittadina costiera, come ormai appurato da
una serie di scavi archeologici, non può essere identificata con l’antica
Medma, ma nel suo territorio vi erano distribuite, prima del II° secolo a.C.,
una serie di complessi agricoli, delle ville rustiche commerciali greche. Contrada
Timpa e località Rinazzi erano considerate aree sacre, ovvero luoghi dove i
greci si riunivano per pregare. Dal II° secolo a.C., in seguito alle guerre
sannitiche, Nicotera, venne accorpata a Roma. Si cominciarono quindi a
edificare ville romane, complessi agricoli o laboratori per la lavorazione dei
più svariati materiali o del marmo. Come a esempio la Cava Romana. Nei suoi
pressi, con ogni probabilità, doveva esserci un porto, dove le navi
attraccavano per traportare le portentose colonne di marmo presso le capitali
dell’antichità. Una complessa prospezione archeologica negli anni ’90, non ha
trovato tracce del porto, è tuttavia oltremodo plausibile che presso la cava vi
fosse un attracco per le navi.
A località Mortelleto
troviamo poi una villa di epoca romana, i cui reperti rinvenuti all’interno
saranno esposti presso il museo archeologico. In località Sovereto è stata
identificata un’area archeologica, forse di carattere commerciale, sempre di
epoca greco-romana. Località La Rota ha invece consegnato al presente reperti
dell’era protostorica.
Insomma un immenso
patrimonio storico culturale che sarebbe delittuoso non tutelare.
Enza Dell’Acqua
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