giovedì 28 novembre 2013

Caroni: I cittadini protestano contro i tecnici dell’H3G.




Limbadi. Caroni è una piccola frazione del comune di Limbadi. In essa vi risiedono 227 abitanti. Pochi ma agguerriti a giudicare dalla vivace protesta che hanno inscenato nei confronti dei tecnici della famosa azienda telefonica H3G, che erano giunti nella sperduto paesello per effettuare i lavori di potenziamento della corrente elettrica, affinché un ripetitore, posto nella parte alta del paese, potesse usufruire dell’elettricità, anziché del gasolio. L’uso dell’elettricità consentirebbe all’azienda un sostanziale risparmio.
Il problema è che gli abitanti di Caroni quel ripetitore, piantato nel cuore del loro paese come un minaccioso gigante di ferro, non l’hanno mai voluto. Già in passato si erano ribellati quando la multinazionale delle telecomunicazioni aveva deciso di collocarlo a due passi dalle loro case, ma le loro proteste non erano che piccole voci disperse dal vento, che non hanno spostato di un millimetro quanto già era stato deciso.
Così per gli abitanti di Caroni cominciò una convivenza forzata con l’enorme ripetitore; in esso gli abitanti non hanno mai scorto un simbolo della tecnologia e della comunicazione super moderna, ma vi hanno invece visto l’emblema del male, un nefasto dispensatore della malattia più temuta, il cancro; una specie di fungo velenoso detestato, anche perché simbolo dello strapotere delle multinazionali che hanno la facoltà di zittire le proteste dei comuni mortali.
Le rappresaglie dei caronesi però sono sempre pronte a scattare. E così quando hanno visto arrivare i tecnici dell’azienda, un consistente gruppo di ribelli hanno dato vita a una vibrante protesta, che non ha consentito ai tecnici di effettuare i loro lavori: per gli abitanti di Caroni il ripetitore è un serio pericolo per la salute pubblica. L’hanno così ribadito, senza troppi complimenti, ai dipendenti della H3G, i quali, nel constatare che la protesta proseguiva in un crescendo sempre più animato, hanno allertato i carabinieri. Le forze dell’ordine, prontamente intervenute, hanno sedato gli animi infuocati dei manifestanti. Alla fine la partita è finita a favore dei facinorosi cittadini anche perché, secondo alcune fonti, l’impianto non contempla tra i suoi titoli autorizzativi il potenziamento di impianti elettrici. Proprio per questo motivo le forze dell’ordine non avrebbero accolto le richieste dei tecnici.
Questo episodio rivela in modo chiaro e lampante che ormai la gente ha aperto gli occhi sulle tante fonti di inquinamento ambientale, fonti che, secondo moderni studi, potrebbero causare gravi malattie. Le onde elettromagnetiche provocherebbero anche una serie di fastidi, come l’insonnia o l’emicrania. Inoltre queste gigantesche torri metalliche hanno il demerito di violare il fascino, naturale o architettonico, di un paesaggio.
In effetti di antenne del genere se ne trovano un’infinità in spazi anche ridotti. Basti pensare che la Commissione europea sta indagando su Motorola per violazione delle leggi antritrust mediante abuso di posizione dominante e ostacolo alla concorrenza. Insomma, sembra quasi che, in fatto di antenne, le multinazionali si facciano la guerra per chi  ne ha di più o di meno. Intanto la nascita di una mentalità ecologica promette che gli interessi delle grandi aziende debbano tener conto delle istanze dei cittadini, sempre più informati e sempre meno indifferenti al loro diritto alla salute e alla tutela dell’ambiente.

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