Limbadi. Caroni
è una piccola frazione del comune di Limbadi. In essa vi risiedono 227
abitanti. Pochi ma agguerriti a giudicare dalla vivace protesta che hanno
inscenato nei confronti dei tecnici della famosa azienda telefonica H3G, che
erano giunti nella sperduto paesello per effettuare i lavori di potenziamento
della corrente elettrica, affinché un ripetitore, posto nella parte alta del
paese, potesse usufruire dell’elettricità, anziché del gasolio. L’uso
dell’elettricità consentirebbe all’azienda un sostanziale risparmio.
Il
problema è che gli abitanti di Caroni quel ripetitore, piantato nel cuore del
loro paese come un minaccioso gigante di ferro, non l’hanno mai voluto. Già in
passato si erano ribellati quando la multinazionale delle telecomunicazioni
aveva deciso di collocarlo a due passi dalle loro case, ma le loro proteste non
erano che piccole voci disperse dal vento, che non hanno spostato di un
millimetro quanto già era stato deciso.
Così
per gli abitanti di Caroni cominciò una convivenza forzata con l’enorme
ripetitore; in esso gli abitanti non hanno mai scorto un simbolo della
tecnologia e della comunicazione super moderna, ma vi hanno invece visto
l’emblema del male, un nefasto dispensatore della malattia più temuta, il
cancro; una specie di fungo velenoso detestato, anche perché simbolo dello
strapotere delle multinazionali che hanno la facoltà di zittire le proteste dei
comuni mortali.
Le
rappresaglie dei caronesi però sono sempre pronte a scattare. E così quando
hanno visto arrivare i tecnici dell’azienda, un consistente gruppo di ribelli
hanno dato vita a una vibrante protesta, che non ha consentito ai tecnici di
effettuare i loro lavori: per gli abitanti di Caroni il ripetitore è un serio
pericolo per la salute pubblica. L’hanno così ribadito, senza troppi
complimenti, ai dipendenti della H3G, i quali, nel constatare che la protesta
proseguiva in un crescendo sempre più animato, hanno allertato i carabinieri.
Le forze dell’ordine, prontamente intervenute, hanno sedato gli animi infuocati
dei manifestanti. Alla fine la partita è finita a favore dei facinorosi
cittadini anche perché, secondo alcune fonti, l’impianto non contempla tra i
suoi titoli autorizzativi il potenziamento di impianti elettrici. Proprio per
questo motivo le forze dell’ordine non avrebbero accolto le richieste dei
tecnici.
Questo
episodio rivela in modo chiaro e lampante che ormai la gente ha aperto gli
occhi sulle tante fonti di inquinamento ambientale, fonti che, secondo moderni
studi, potrebbero causare gravi malattie. Le onde elettromagnetiche
provocherebbero anche una serie di fastidi, come l’insonnia o l’emicrania.
Inoltre queste gigantesche torri metalliche hanno il demerito di violare il
fascino, naturale o architettonico, di un paesaggio.
In
effetti di antenne del genere se ne trovano un’infinità in spazi anche ridotti.
Basti pensare che la Commissione europea sta indagando su Motorola per
violazione delle leggi antritrust mediante abuso di posizione dominante e
ostacolo alla concorrenza. Insomma, sembra quasi che, in fatto di antenne, le
multinazionali si facciano la guerra per chi
ne ha di più o di meno. Intanto la nascita di una mentalità ecologica
promette che gli interessi delle grandi aziende debbano tener conto delle
istanze dei cittadini, sempre più informati e sempre meno indifferenti al loro
diritto alla salute e alla tutela dell’ambiente.
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