lunedì 21 ottobre 2019

Gaetano Saffioti presenta il suo libro Nicotera e sottolinea: “Bisogna denunciare i mafiosi e non nascondersi dietro l’alibi che denunciare non serve a niente”.


Nicotera. “Questione di rispetto”. Questo il titolo del libro presentato ieri sera da Gaetano Saffioti, l’imprenditore 58enne che nel 2002 ha deciso di denunciare i suoi estorsori, facendo arrestare 48 persone, tutte esponenti dei clan più potenti della mafia del territorio reggino. Una storia di coraggio, la sua, ma soprattutto una storia molto bella, di riscatto, di rivincita delle persone oneste sulla logica del malaffare e della brutalità della mafia. L’evento, che è stato organizzato da Libera, con la collaborazione dell’associazione Nicotera Nostra,  rientra nella rassegna itinerante della nota associazione antimafia dal titolo, non casuale, “Tarallucci e vino”. Infatti, come ha specificato il referente Giuseppe Borrello, nel discorso d’apertura, «nel corso delle varie serate è possibile degustare il vino del Salento e i taralli pugliesi prodotti con il marchio “Libera Terra” dalle Cooperative che lavorano i terreni confiscati alle mafie». Un pubblico attentissimo, nel chiostro di palazzo Convento, ha seguito in religioso silenzio il racconto di Saffioti. L’imprenditore, intervistato dal giornalista Antonio Ricottilli, ha ripercorso la sua vita e quella della sua famiglia, un’esistenza segnata dalle soperchierie degli ndranghetisti, finchè il collaboratore di giustizia ha deciso di dire basta. Presenti all’evento il prefetto di Vibo Valentia, Francesco Zito; il questore Annino Gargano: il Colonnello della Guardia di Finanza  Roberto Prosperi; il Colonnello dei Carabinieri Gian Filippo Magro; il Capitano del Comando dei Carabinieri di Tropea Carmelo Alimonda; il Comandante della stazione di Nicotera, Luca Caravaglio; segretario generale della Cgil dell’area centro Raffaele Mammoliti; il direttore di Confindustria Anselmo Pungitore, il sindaco di Vibo, Maria Limardo. Tra le vittime della mafia: i genitori di Stefano Piperno e di Matteo Vinci; Carmine Zappia, l’imprenditore vittima di usura che con la sua denuncia ha fatto arrestare i suoi persecutori; Domenico Luppino, ex sindaco di Sinopoli, oggetto di gravi intimidazioni da parte della cosca Alvaro, e attualmente sotto scorta; l’imprenditore Vito Antonio Pata, la cui azienda ha recentemente subìto un grave attentato da parte della criminalità organizzata.
«Non è un caso se siamo qui a Nicotera- ha detto Giuseppe Borrello- la nostra rassegna itinerante si è fermata qui per rendere omaggio all’imprenditore Carmine Zappia. Zappia e Saffioti sono esempi di coraggio e di ribellione- ha aggiunto- ma questi atti non devono restare isolati». Un ricordo doveroso è stato rivolto all’imprenditore Libero Grassi, di cui, lo scorso 29 agosto, sono ricorsi 28 anni della sua morte. Il prefetto Francesco Zito ha offerto al pubblico, come spunto di riflessione, le parole della figlia dell’imprenditore assassinato: «“Buona parte della gente continua a negare di essere vittima del pizzo oppure lo trova conveniente. Purtroppo lo sappiamo, non è cambiato. Ma è cambiata una cosa: ora puoi decidere da che parte stare”». «Essere qui- ha aggiunto il rappresentante governativo- significa aver deciso da che parte stare: dalla parte giusta». La parola è, dunque, passata all’ospite della serata. La sua storia ha colpito ed emozionato i presenti, perché egli ha saputo farsi portatore di un messaggio di riscatto e liberazione dalle catene della criminalità organizzata. La parola “speranza” è bandita dal suo vocabolario, «perché l’implica l’attesa di un aiuto, una forma di passività che non è ammessa per chi si ribella alla mafia». «La mia- ha rivendicato- è una storia bella; non è una storia triste. E’ quando si denuncia che la vita migliora, non certo quando si vive sotto scacco dei mafiosi». Incalzato dal giornalista Ricottilli sul tema della paura che può accompagnare chiunque scelga di mettersi contro ai clan, ha rimarcato: «non bisogna aver paura di morire, ma paura di non vivere la vita. Si deve e si può reagire», anche perché, ha sottolineato Saffioti, questo sistema di taglieggiamento presente in Calabria non finirà mai se tu lo alimenti pagando». L’imprenditore ha inoltre voluto ricordare il magistrato Roberto Pennisi che nella sua vicenda ha avuto un ruolo chiave. «Non ci si deve rifugiare dietro un alibi, dicendo che denunciare non serve a niente», ha precisato.
Una bella serata per la cittadina costiera, all’insegna del desiderio di riprendersi la propria dignità e di sputare in faccia ai mafiosi, certi che la liberazione è possibile. Ad allietare la serata il coro “Musica Nova”, di Nicotera, accompagnato dal maestro Marcianò e condotto da direttore artistico e maestro Romolo Calandruccio.

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