Nicotera. Un destino incerto e
irto di ostacoli, quello della toponomastica della cittadina costiera. Era il
2005 quando la Terna commissariale, targata Marcello Palmieri, che quell’anno
reggeva le sorti di palazzo Convento, diede mandato a una commissione
tecnico-culturale, formata da un geometra e tre studiosi, di redigere l’importante
strumento urbanistico. Un lavoro certosino: aggiornamento di numerazione
civica, aggiornamento cartografico, dello stradario e delle sezioni di
censimento, per quanto concerne la parte tecnica; per quanto riguardava l’aspetto
culturale: ardua opera di individuazione e scelta dei nicoteresi che hanno
fatto la storia della città. La squadra operativa era composta dal geometra
Lello De Leo e, per la parte specificamente storica e culturale, dall’etnologo
e scrittore Pasquale Barbalace; dall’intellettuale e scrittore, nonché ex
preside del Liceo Classico “Bruno Vinci”, il compianto Pino Neri; dal
professore Domenico Calogero. Il documento aveva ottenuto anche il placet
dell’Istituto di Storia patria; mancava solo il benestare della Prefettura,
oltre che le ultime formalità burocratiche. Eppure, la toponomastica si arenò,
e rimase per anni sepolta in qualche ufficio del municipio. A risvegliarla dal
suo torpore ci pensò la giunta Pagano, durante l’esecutivo da essa guidato. Il
nuovo geometra individuato, Giuseppe Gallizzi, chiamato a sostituire il
compianto Di Leo, riprese in mano la situazione. Ma si ripresentarono nuovi
rallentamenti, che si sono protratti fino ai giorni nostri. Innanzitutto la
toponomastica di una città, per come prevede la legge, deve essere approvata
dalla Prefettura. Ogni nome prescelto dagli estensori del documento deve essere
pulito e intonso fino alla settima generazione, ascendente e discendente. I
nipoti dei pronipoti di un personaggio a cui si vuole attribuire una via non
devono, quindi, essere in odor di mafia. Tutti i nominativi quindi, sono
passati ai raggi X. Ma c’è un altro aspetto da tenere in considerazione. Gli
studiosi che hanno creato quel fitto organigramma di nomi pare non abbiano
tenuto conto del fatto che è estremamente complicato e sconsigliato cambiare il
nome a una via per apporne uno nuovo. Ad esempio, gli studiosi avrebbero voluto
cambiare via Tondo, proprio all’ingresso della città, in via Antonino De Bella,
omaggiando quindi il noto filosofo nicoterese.
Ambizione frustrata: le intestazioni già esistenti non possono essere
cambiate, a meno che non vi siano delle omonimie, come nel caso della frazione
Marina, che ha un corso Umberto I, proprio come Nicotera superiore. In quel
caso, bisognerà cercare un nuovo titolare. Sta di fatto che occorre fare in
fretta, perché i disagi causati dall’assenza della toponomastica sono
molteplici: ci sono intere aree cittadine completamente sprovviste di un nome,
lo stesso dicasi dei numeri civici, praticamente assenti dappertutto. Un bel
problema per i portalettere alle prese con la consegna della posta in un
labirinto privo di indicazioni. E c’è l’eterno gap dell’anagrafe tributaria:
l’assenza di precise indicazioni sulle vie, le piazze, i viali e i percorsi
getta un manto di invisibilità sui tanti evasori presenti in paese ed assenti
nelle liste di recupero crediti del Comune. Ma ora questo caos potrebbe avere
le ore contate.
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