lunedì 21 ottobre 2019

Toponomastica: si allungano i tempi del placet da parte della Prefettura.


Nicotera. Un destino incerto e irto di ostacoli, quello della toponomastica della cittadina costiera. Era il 2005 quando la Terna commissariale, targata Marcello Palmieri, che quell’anno reggeva le sorti di palazzo Convento, diede mandato a una commissione tecnico-culturale, formata da un geometra e tre studiosi, di redigere l’importante strumento urbanistico. Un lavoro certosino: aggiornamento di numerazione civica, aggiornamento cartografico, dello stradario e delle sezioni di censimento, per quanto concerne la parte tecnica; per quanto riguardava l’aspetto culturale: ardua opera di individuazione e scelta dei nicoteresi che hanno fatto la storia della città. La squadra operativa era composta dal geometra Lello De Leo e, per la parte specificamente storica e culturale, dall’etnologo e scrittore Pasquale Barbalace; dall’intellettuale e scrittore, nonché ex preside del Liceo Classico “Bruno Vinci”, il compianto Pino Neri; dal professore Domenico Calogero. Il documento aveva ottenuto anche il placet dell’Istituto di Storia patria; mancava solo il benestare della Prefettura, oltre che le ultime formalità burocratiche. Eppure, la toponomastica si arenò, e rimase per anni sepolta in qualche ufficio del municipio. A risvegliarla dal suo torpore ci pensò la giunta Pagano, durante l’esecutivo da essa guidato. Il nuovo geometra individuato, Giuseppe Gallizzi, chiamato a sostituire il compianto Di Leo, riprese in mano la situazione. Ma si ripresentarono nuovi rallentamenti, che si sono protratti fino ai giorni nostri. Innanzitutto la toponomastica di una città, per come prevede la legge, deve essere approvata dalla Prefettura. Ogni nome prescelto dagli estensori del documento deve essere pulito e intonso fino alla settima generazione, ascendente e discendente. I nipoti dei pronipoti di un personaggio a cui si vuole attribuire una via non devono, quindi, essere in odor di mafia. Tutti i nominativi quindi, sono passati ai raggi X. Ma c’è un altro aspetto da tenere in considerazione. Gli studiosi che hanno creato quel fitto organigramma di nomi pare non abbiano tenuto conto del fatto che è estremamente complicato e sconsigliato cambiare il nome a una via per apporne uno nuovo. Ad esempio, gli studiosi avrebbero voluto cambiare via Tondo, proprio all’ingresso della città, in via Antonino De Bella, omaggiando quindi il noto filosofo nicoterese.  Ambizione frustrata: le intestazioni già esistenti non possono essere cambiate, a meno che non vi siano delle omonimie, come nel caso della frazione Marina, che ha un corso Umberto I, proprio come Nicotera superiore. In quel caso, bisognerà cercare un nuovo titolare. Sta di fatto che occorre fare in fretta, perché i disagi causati dall’assenza della toponomastica sono molteplici: ci sono intere aree cittadine completamente sprovviste di un nome, lo stesso dicasi dei numeri civici, praticamente assenti dappertutto. Un bel problema per i portalettere alle prese con la consegna della posta in un labirinto privo di indicazioni. E c’è l’eterno gap dell’anagrafe tributaria: l’assenza di precise indicazioni sulle vie, le piazze, i viali e i percorsi getta un manto di invisibilità sui tanti evasori presenti in paese ed assenti nelle liste di recupero crediti del Comune. Ma ora questo caos potrebbe avere le ore contate.

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