Nicotera.
Nuovo
colpo contro la criminalità dilagante messo a segno ieri mattina dai
Carabinieri. Sotto la lente di ingrandimento dei militari ci sono finiti alcuni
appartamenti siti in contrada Bragò, a Nicotera Marina. Un’intensa attività di
contrasto al crimine che ha visto all’opera i Carabinieri della stazione di
Nicotera Marina, unitamente ai colleghi di Nicotera superiore, Limbadi, Joppolo
ed all’ausilio dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria.
L’attenzione dei
militari si è concentrata soprattutto nell’abitazione di Domenico Piccolo, un
uomo ucciso dal figlio 15enne nel 2011. La casa teatro del patricidio è di
fatto nella disponibilità dei due nipoti dell’uomo assassinato, Domenico
Piccolo, classe ‘92, e Salvatore Piccolo, classe ’99. I due, delle vecchie
conoscenze delle Forze dell’ordine, sono stati arrestati per possesso di
un’articolata serie di cose, e cioè una pistola ed un fucile, entrambi con
matricola abrasa, 90 cartucce (compatibili con le armi), un passamontagna, due
giubbotti anti-proiettili (di cui uno perforato), 282 gr di marijuana, 20
grammi di cocaina, 3 bilancini di precisione, nonché vario materiale per il confezionamento.
Ma all’interno di quella casa c’era dell’altro, ovvero degli oggetti
verosimilmente usati per i rituali di
affiliazione alla ndrangheta. Tutto il materiale è stato sequestrato, mentre i
due giovani sono ststi tradotti presso il carcere di Vibo Valentia in attesa
delle decisioni dell’Autorità Giudiziaria.
E questo è solo
l’ultimo capitolo di una lunga serie di arresti e sequestri di armi e droga, in
un contesto che non finisce mai di stupire. Un contesto che è un vero e proprio
cilindro magico del crimine, dal quale i Carabinieri estraggono di tutto. Le
case visitate dai militari dell’Arma non lesinano sorprese. C’è sempre qualcosa
da cercare, da trovare e da sequestrare. La vivacità delinquenziale è sempre
vibrante e continua a dare i suoi perversi frutti. L’autobomba nella vicina
Limbadi, quasi due settimane fa, che ha ucciso un uomo incensurato, ha lasciato
tutti nello sgomento: il deflagrare dell’esplosivo ha fatto pensare a uno
scenario di guerra inimmaginabile. Ma, un’attenta analisi del clima che vige in
questa parte del vibonese induce ad accontonare l’incredulità e ad entrare a
patti con la lucida consapevolezza che l’intero territorio è sotto assedio da
parte della criminalità organizzata che fa capo allo storico clan Mancuso di
Limbadi. E non è raro scoprire che l’ultimo scalcagnato che ruota intorno alla
consorteria è in possesso di kalashnikov, pistole, fucili e munizioni (come
hanno dimostrato le operazioni messe a segno dai Carabinieri), quasi come una
cellula dormiente in attesa di agire, al momento opportuno. Facendo le debite
proporzioni, più ci si avvicina ai vertici dell’organizzazione mafiosa più le
armi si fanno sofisticate; come può stupire, in tal senso, il possesso di una
bomba da far esplodere a proprio piacimento, confidando, ancora una volta, di
farla franca? La dura realtà è questa, in un territorio di anime perse,
atterrite dallo sconforto.
Nessun commento:
Posta un commento