mercoledì 15 agosto 2018

Armi e droga. Tratti in arresto i fratelli Piccolo.


Nicotera. Nuovo colpo contro la criminalità dilagante messo a segno ieri mattina dai Carabinieri. Sotto la lente di ingrandimento dei militari ci sono finiti alcuni appartamenti siti in contrada Bragò, a Nicotera Marina. Un’intensa attività di contrasto al crimine che ha visto all’opera i Carabinieri della stazione di Nicotera Marina, unitamente ai colleghi di Nicotera superiore, Limbadi, Joppolo ed all’ausilio dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria.
L’attenzione dei militari si è concentrata soprattutto nell’abitazione di Domenico Piccolo, un uomo ucciso dal figlio 15enne nel 2011. La casa teatro del patricidio è di fatto nella disponibilità dei due nipoti dell’uomo assassinato, Domenico Piccolo, classe ‘92, e Salvatore Piccolo, classe ’99. I due, delle vecchie conoscenze delle Forze dell’ordine, sono stati arrestati per possesso di un’articolata serie di cose, e cioè una pistola ed un fucile, entrambi con matricola abrasa, 90 cartucce (compatibili con le armi), un passamontagna, due giubbotti anti-proiettili (di cui uno perforato), 282 gr di marijuana, 20 grammi di cocaina, 3 bilancini di precisione, nonché vario materiale per il confezionamento. Ma all’interno di quella casa c’era dell’altro, ovvero degli oggetti verosimilmente usati  per i rituali di affiliazione alla ndrangheta. Tutto il materiale è stato sequestrato, mentre i due giovani sono ststi tradotti presso il carcere di Vibo Valentia in attesa delle decisioni dell’Autorità Giudiziaria.
E questo è solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di arresti e sequestri di armi e droga, in un contesto che non finisce mai di stupire. Un contesto che è un vero e proprio cilindro magico del crimine, dal quale i Carabinieri estraggono di tutto. Le case visitate dai militari dell’Arma non lesinano sorprese. C’è sempre qualcosa da cercare, da trovare e da sequestrare. La vivacità delinquenziale è sempre vibrante e continua a dare i suoi perversi frutti. L’autobomba nella vicina Limbadi, quasi due settimane fa, che ha ucciso un uomo incensurato, ha lasciato tutti nello sgomento: il deflagrare dell’esplosivo ha fatto pensare a uno scenario di guerra inimmaginabile. Ma, un’attenta analisi del clima che vige in questa parte del vibonese induce ad accontonare l’incredulità e ad entrare a patti con la lucida consapevolezza che l’intero territorio è sotto assedio da parte della criminalità organizzata che fa capo allo storico clan Mancuso di Limbadi. E non è raro scoprire che l’ultimo scalcagnato che ruota intorno alla consorteria è in possesso di kalashnikov, pistole, fucili e munizioni (come hanno dimostrato le operazioni messe a segno dai Carabinieri), quasi come una cellula dormiente in attesa di agire, al momento opportuno. Facendo le debite proporzioni, più ci si avvicina ai vertici dell’organizzazione mafiosa più le armi si fanno sofisticate; come può stupire, in tal senso, il possesso di una bomba da far esplodere a proprio piacimento, confidando, ancora una volta, di farla franca? La dura realtà è questa, in un territorio di anime perse, atterrite dallo sconforto.

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