Nicotera.
Mentre
continuano le ricerche di Francesco Olivieri, e l’intera popolazione è in
trepida attesa della notizia della sua cattura, nuovi particolari cominciano ad
emergere intorno al movente dell’azione omicidiaria messa in atto
dall’assassino. Ad armare la mano del giovane pare sia stato un proposito di
vendetta maturato nel tempo; germogliato nella sua testa quando era ancora un
ragazzino di dieci anni e assistette al funerale di suo fratello Mario, morto
assassinato. Ma la tragica fine del primogenito dei fratelli Olivieri pare non
sia stata l’unica molla che ha trasformato un ragazzo scapestrato in un
assassino. Altri pezzi del mosaico criminale piano piano vengono collocati al
loro posto e il quadro che ne viene fuori è di una persona animata da un feroce
risentimento verso le vittime, a causa di colpe vere o presunte, di certo
ingigantite nella sua mente annebbiata dall’odio e forse da un desiderio di
riscatto sociale e personale che è stato attuato nel peggiore dei modi. Tutte
le persone diventate bersaglio del suo fucile a pellettoni, in un modo o nell’altro,
gli avrebbero cagionato, secondo la sua personale lettura dei fatti, dei gravi
torti, a lui personalmente, ma anche alla sua famiglia. Dai feriti di Limbadi
all’uccisione di Michele Valerioti, passando per la signora Giuseppina Mollese,
tutti, secondo il sanguinario tribunale che aveva in testa, erano colpevoli di
qualcosa. E tutti erano stati condannati a morte. Pare, inoltre che il giovane
possedesse “una lista” immaginaria, con i nomi di chi doveva essere
giustiziato. E non è escluso che Olivieri avesse altri obiettivi, altre persone
scritte nel suo elenco, ma questo è un aspetto su cui i Carabinieri stanno
lavorando, pur smentendone, almeno in via ufficiale, la possibilità. Le Forze
dell’ordine stanno comunque attentamente monitorando luoghi e personaggi
ritenuti “sensibili”, attraverso l’istituzione di posti di controllo nei pressi
degli stessi, finalizzati a scoraggiare ogni possibile azione dell’assassino
ancora ricercato.
Nel mirino del killer
pare ci fosse anche il dottor Pasquale Pagano, che avrebbe la colpa di non aver
adeguatamente curato un suo fratello di 38anni, morto due anni fa a causa di un
ictus. Altro nome contemplato nella lista quello di uno zio paterno,
imprenditore edile, per il quale egli aveva lavorato come manovale. Di certo tutti,
a vario titolo, dal suo puntio di vista, erano colpevoli di qualcosa e dovevano
pagare con la vita. Solo la massiccia
presenza dei Carabinieri, materializzatasi a Nicotera, nell’immediatezza dei
fatti, lo ha costretto a darsi alla fuga e ad interrompere i suoi propositi
sanguinari. Ritornando alle vittime, e al filo rosso che le lega all’assassino,
delle tre persone colpite a Limbadi, una, il 61enne Pantaleone Timpano, è
fratello del proprietario dell’autovettura colpita Caroni. Non è ancora chiaro
che genere di legami Olivieri possa aver avuto con i Timpano, quel che si è
appreso è che queste ultime sono persone legate, un dato probabilmente
estemporneo ai fatti, da vincolo parentale con il narcotrafficante Vincenzo
Timpano. La signora Giuseppina Mollese, aveva subìto un grave lutto il 22
dicembre del 1997: il figlio, Ignazio Gaglianò, era stato ucciso davanti al suo
negozio. Un omicidio rimasto impunito, nonostante la madre abbia combattutto
con tutte le sue forze per aver giustizia, partecipando anche ad alcune
trasmissioni televisive nelle quali lanciava accorati appelli agli inquirenti
per fare luce su quel brutale omicidio. L’assassino, però, non fu mai scoperto.
Poco più di un anno dopo il fratello di Olivieri, Mario, morì anch’egli
assassinato. Agli occhi degli investigatori i due omicidi potevano essere
collegati. Ma questa circostanza non fu mai acclarata. L’assassino di Mario fu
comunque arrestato e condannato all’ergastolo grazie alla testimonianza di un
super testimone, ma il movente del delitto non fu mai chiarito in ambito
processuale.
Michele Valerioti,
l’altra vittima, era un uomo che per tutta la vita aveva lavorato onestamente
come operaio. Colpito da una grave malattia, non usciva quasi più di casa. Il
perché di questi delitti sono tutti racchiusi nella mente dell’assassino, ora
in fuga. Continuano le ricerche da parte delle Forse dell’ordine e la speranza,
da parte dei cittadini, che questo incubo finisca presto
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