mercoledì 15 agosto 2018

Operazione "Black widows" (vedove nere). Otto arresti.


Ordinanza di custodia cautelare in carcere per Michele Nardo, 47 anni, Vincenzo Cocciolo, 30, Gaetano Muller 19 anni, Antonio Farina, 42, Domenico, Rosa e Viola Inzillo, rispettivamente 63, 50 e 52 anni (domiciliari invece per la 55enne Teresa Inzillo). Gli arrestati sono tutti di Sorianello, centro delle Preserre Vibonesi, teatro da dieci anni di una tremenda faida (tra gli Emanuele e i Loielo), alla quale gli imputati hanno dato, a vario titolo, il loro contributo. Infatti, sono tutti accusati di aver concorso al tentato omicidio dei fratelli Nesci, intento delittuoso concepito proprio all’interno delle dure rappresaglie tra le due famiglie. I loro nomi, non a caso, erano già balzati agli onori delle cronache lo scorso 9 aprile quando sono stati colpiti da fermo nell’ambito di un’operazione antimafia dal nome evocativo: Black Widows, ossia “vedove nere”. Per loro si prefigura, per come contestato dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, anche l’aggravante dell’articolo 7, cioè finalità ed uso di modalità mafiose. Per inciso, le stesse aggravanti non erano state invece riconosciute dal gip del Tribunale di Vibo Valentia, Graziamaria Monaco, in sede di convalida dei fermi di indiziato di delitto.
A portare in carcere i cinque imputati le risultanze delle indagini dirette dai Sostituti Procuratori della DDA, Annamaria Frustaci e Filomena Aliberti, coordinate dal Procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Procuratore Capo Nicola Gratteri, e che, come precisato, hanno dato vita all’operazione Black Widows. Le investigazioni, partite, come precisato, dal tentato omicidio di Giovanni Alessandro Nesci, 28 anni, e del suo fratellino dodicenne Manuel, affetto da sindrome di Down, hanno permesso agli inquirenti di aprire uno squarcio nelle attuali dinamiche criminali dell’entroterra vibonese, un territorio contraddistinto, ormai da diversi anni, da quella sanguinosa faida nata dall’opposizione tra due famiglie, in aspra lotta per il controllo del territorio. La dura contesa tra i due casati è nota alle cronache come “faida dei boschi” ed ha già un suo bollettino di guerra che contempla i nomi di decine di morti. Il tentato omicidio dei fratelli di Sorianello è da ascrivere a tale cruenta faida in quanto i Nesci sarebbero espressione della famiglia Loielo. Gli Inzillo, invece, tutelerebbero gli interessi degli Emanuele, poichè ad essi contigui. E sono proprio le donne della famiglia Inzillo, secondo gli inquirenti, ad avere un ruolo importante nell’ambito delle azioni criminali messe poi in atto dagli uomini della famiglia, per “l’inusitata violenza nelle affermazioni e la determinazione evidenziata nei propositi omicidiari”. Notevole il loro supporto al braccio armato della consorteria: esse custodivano le armi, nascondendo le pistole tra la biancheria intima dell’anziana madre, ritenendo in tal modo di poter aggirare i controlli delle Forze dell’ordine. Risolute nei loro intenti criminali, le temibili “vedove nere” erano pronte ad affrontare la vedovanza pur di raggiungere il potere.
Tornando al fatto che ha permesso agli investigatori di aprire il vaso di Pandora, quel 28 aprile del 2017 i fratelli Nesci sono stati sorpresi dai sicari mentre si trovavano in una via di Sorianello. Ma Giovanni Alessandro già una volta era sfuggito a un agguato, il 2 aprile dello stesso anno, mentre si trovava a bordo della sua autovettura.


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