mercoledì 15 agosto 2018

La mattanza di maggio 4


Nicotera. Ritrovata la famigerata Panda bianca usata da Francesco Olivieri per compiere la sua missione di morte. Era completamente bruciata in una zona montana nei pressi del Monte Poro e del paesino pedemontano di Spilinga, conosciuta come località “Colarizzi”. A fare la scoperta i Carabinieri della Compagnia di Tropea e della Stazione di Spilinga. I militari da venerdì pomeriggio sono alla ricerca del killer. Una poderosa caccia all’uomo condotta senza sosta, anche con l’ausilio dello Squadrone Carabinieri Eliportato Cacciatori Calabria. Una ricerca che finora era rimasta senza esito, fino al pomeriggio di ieri quando gli uomini dell’Arma, nel corso di una perlustrazione della vasta zona di campagna sul versante del Poro, hanno rinvenuto, come precisato, l’automobile usata da Olivieri per effettuare i suoi blitz mortali sfrecciando come una saetta per le vie di un paese atterrito. Il ritrovamento della Fiat Panda e le condizioni con cui è stata ritrovata apre le porte a nuovi interrogativi e a nuove ipotesi su quali possano essere state le mosse successive e gli spostamenti dell’assassino, una volta compiute le sue azioni scellerate. Di certo la zona del ritrovamento è una tipicamente montana caratterizzata da grandi campi incolti e casolari abbandonati, luogo gravido di potenziali nascondigli per chiunque abbia necessità di far perdere le proprie tracce. Un posto che si presenta inoltre lastricato da un’infinità di stradine interpoderali, come un labirinto di percorsi disastrati, che si espandono a raggiera verso tutte le direzioni; da lì un bravo conoscitore del territorio può giungere nell’entroterra vibonese o verso i centri costieri immettendosi, attraverso quel groviglio di stradine secondarie, nelle arterie principali. “Ciko”, con questo nomignolo era conosciuto in paese l’assassino di Giuseppina Mollese e Michele Valerioti, può essersi dato alla fuga a piedi cercando di nascondersi in una di quelle casupole abbandonate, o forse può aver avuto un complice che lo ha aiutato a sfuggire alle ricerche degli uomini dell’Arma. Quel che è certo è che nell’auto il fucile usato per compiere gli omicidi non è stato ritrovato. E’plausibile, dunque, che egli l’abbia portato con sé nella sua latitanza. Resta da chiarire il perché la sua auto sia stata data alla fiamme. Nelle dinamiche criminali, quasi come un rituale, le auto usate per mettere a segno gesti delinquenziali vengono date alle fiamme in genere per nascondere elementi compromettenti, impronte digitali o tracce di sangue. Nel caso in specie, però, chi sia l’assassino non è un segreto per nessuno. Era chiaro alle Forze dell’ordine fin dal primo istante, in quanto lo stesso non ha fatto mistero della sua identità essendosi presentato a volto scoperto nelle case delle sue vittime e davanti al Bar di Limbadi. La Fiat Panda sarà comunque oggetto dei necessari rilievi da parte degli investigatori. Intanto continuano le ricerche di Olivieri, nessuna pista è esclusa, e nessun luogo, assicurano i Carabinieri, resterà privo dei dovuti controlli. L’assassino deve essere consegnato alla giustizia, per le vittime e i loro familiari, e per la cittadinanza nicoterese in preda al comprensibile terrore che Ciko possa rimaterializzarsi dal nulla per condurre a termine il suo proposito di morte.

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