mercoledì 15 agosto 2018

Omicidio sulla spiaggia. Nicotera in preda a un senso di fatalismo e alla rassegnazione


Nicotera. L’uccisione di Francesco Timpano in un lido balneare di Nicotera Marina è stata incassata dai nicoteresi in un modo assai preoccupante, e cioè con una certa rassegnazione, e quasi con un sentimento di ovvietà per un paese che per troppo tempo ha dovuto convivere con la violenza e la protervia della delinquenza ma anche con l’indifferenza da parte di politica e istituzioni. Il fatto gravissimo, che ha avuto un’eco mediatica nazionale, probabilmente ha suscitato più impressione altrove che qui, dove la gente è stata costretta ad abituarsi ai morti ammazzati, poco importa se al sicuro della loro casa o su una spiaggia affollata, a due passi dai bimbi che edificano i loro castelli di sabbia. Dopo lo sgomento iniziale, un senso di fatalismo ha preso il sopravvento: la gente ieri mattina è tornata in spiaggia, riprende le abitudini di sempre e non spera più che lo Stato ci si accorga di un territorio dove gli agguati vengono compiuti in stile sudamericano, dove i regolamenti di conti avvengono dove capita, nel più completo disprezzo della vita di chi potrebbe cadere vittima per errore, in sfregio a quello Stato che dovrebbe vigiliare, controllare e difendere i cittadini invece di lasciarli in balìa della violenza bruta. Qualcuno ha voglia di commentare e non esita a puntare il dito anche contro la Terna commissariale che guida il Comune: «Dopo oltre un anno di presenza dello stato (sì minuscolo) sul nostro territorio le telecamere sono state installate non per motivi, come avrebbe dovuto essere, di sicurezza ma per monitorare il getto di immondizia e far cassa».
«Sono appena arrivato dopo 12 ore di viaggio- dice un signore- e mi ritrovo questa bella situazione!Che tristezza»;  «Che disastro- osserva una ragazza- ma lo Stato dove cavolo è?». Fatalismo e remissività di fronte alla latitanza delle istituzioni e ai tradimenti della politica. Le operazioni dei Carabinieri della locale stazione hanno portato alla luce cocaina, marijuana, armi, droni, giubotti antiproiettili e altro materiale che suggerisce la militarizzazione del territorio da parte della mafia. Una criminalità seria e organizzata che sa come agire, come tenere sotto scacco un territorio, come fare affari, come interagire con politica e istituzioni, e questo la gente lo sa, lo ha visto troppe volte. Così come ha visto criminali agire indisturbati: da maggio ad oggi quattro persone sono state assassinate. Tra le due vittime di maggio e quella del 12 agosto c’è la morte cruenta di Stefano Piperno, anch’egli vittima di un assassinio. Ma nonostante tutto, nessun potenziamento della caserma dei Carabinieri, né un distaccamento del commissariato di Polizia, né la videosorveglianza. Cose promesse e mai realizzate.

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