mercoledì 15 agosto 2018

La mattanza di maggio 5


Nicotera. La notizia dell’arresto di Francesco Olvieri è stata accolta in paese con sollievo, ma lo sgomento è ancora vivo. Una tensione durata quattro giorni. Giorni contrassegnati dalla paura, nella consapevolezza che l’assassino, ancora a piede libero, potesse tornare in paese per condurre a termine i suoi propositi di morte. Insistenti erano infatti le voci di una ipotetica lista che dettava a  “Ciko” le sequenze della sua azione omicidiaria. Il terrore che l’assassino si potesse rimaterializzare dal nulla e finire quello che aveva cominciato generava un continuo stato di tensione. Le locandine dei giornali che annunciavano la resa di Olivieri hanno sciolto la tensione dei Nicoteresi, ma non hanno dissipato quel senso di insicurezza che ora più che mai sovrasta il paese. Rimangono ancora in piedi, infatti, tanti, troppi interrogativi, intorno a questa vicenda maledetta, fatta di sangue e di paura. Una vicenda che riapre l’eterna questione dell’inesistente monitoraggio del territorio da parte degli organi preposti. Una storia beffarda, per quanto amara, in quanto il pericolosissimo soggetto che ha ucciso due volte era già ricercato dai Carabinieri per un’altra brutta storia, vale a dire il sequestro e la rapina di un turista italo-svizzero, nella vicina Limbadi, che una diecina di giorni fa era stato malmenato e sequestrato da una ghenga di delinquenti. Del commando criminale a finire in manette fu soltanto il 25enne Mirko Furchì: i suoi complici, in quella serata da “arancia meccanica”, erano riusciti a sfuggire all’arresto. Tra di loro c’era anche Ciko che solo pochi giorni dopo avrebbe alzato il tiro lasciando due morti ammazzati al suo passaggio. Benchè, dunque, l’Olivieri fosse indagato e ricercato per l’assalto a una persona anziana e indifesa, scorrazzava liberamente per le vie del paese, anzi aveva trovato il tempo di progettare un piano criminale e di metterlo in atto. Tutto ciò ha rivelato, per l’ennesima volta, le incredibili falle in materia di sicurezza e controllo del territorio a Nicotera. Carenze che giungono da lontano, vecchie e consolidate, a cui nessuno finora ha posto rimedio.
Le operazioni dei Carabinieri, in questi mesi, hanno permesso di tirare fuori da casolari abbandonati, ma anche da normali abitazioni, armi di tutti i tipi. Hanno trovato un kalashnikov persino a un ragazzino di 14 anni. Tutto ciò svela l’esistenza di una Nicotera parallella, sommersa e militarizzata, in cui ciascuno può, a proprio insindacabile parere, imbracciare le armi e sparare, com’è successo venerdì scorso. Il paese non è munito di video sorveglianza, né di un Commissariato di Polizia, né è mai stata potenziata la stazione dei Carabinieri. Un territorio “scoperto” in cui gente che dovrebbe essere assicurata alle patrie galere circola per le vie cittadine con arrogante spregiudicatezza e atteggiamenti di sfida.  Con questa consapevolezza i cittadini onesti non si sentono al sicuro. In realtà, Nicotera, non si è mai sentita al sicuro. E il senso di solitudine continua a imperare.

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