mercoledì 29 agosto 2018

Il grande imbroglio delle "Bandierine blu".


Arrivate puntualmente, come ogni anno, le temute pagelle della “Foundation for Environmental Education”, ovvero, il riconoscimento alle spiagge più belle e al mare più pulito, conferito tramite la prestigiosa “Bandiera blu”. Una lista impietosa, che contempla i bocciati e i promossi, le spiagge “in” e quelle “out”, secondo l’insindacabile parere dell’organizzazione ambientale nata in Danimarca dal 1987.
Alla Calabria, nonostante i suoi 800 chilometri di costa, sono state assegnate solo 9 bandierine. Le Marche, invece, i cui chilometri costieri sono 180, ha ben 16 località insignite del premio. Ogni anno la doccia fredda arriva strategicamente quando la gente si appresta ad organizzare la vacanza estiva e deve scegliere una località di mare. A detta del presidente del Fee Italia, Claudio Mazza, moltissimi utenti prima di prenotare una vacanza, terrebbero in gran conto dove l’organizzazione no profit avrebbe apposto la sua bandierina, in quanto tale riconoscimento è assegnato sulla base di precisi canoni, che sono garanzia di qualità ed efficienza, e cioè, per farla breve, qualità delle acque, servizi e rigoroso rispetto per l’ambiente. Stante dunque al giudizio della Fee, i viaggiatori dovrebbero tenersi alla larga dalle coste della provincia di Vibo, in quanto è l’unica, tra quelle calabresi, a non essere insignita di uno straccio di bandierina. Da Pizzo a Nicotera, passando per Tropea e Capo Vaticano, non c’è un pezzo di spiaggia che meriti l’attenzione degli esperti dell’organizzazione. A questo punto potremmo versare fiumi di inchiostro per ribadire le criticità che attanagliano la nostra terra, cercando masochisticamente di dare legittimità e cittadinanza alla sdegnosa indifferenza della Fee. Invece occorre evidenziare altri aspetti della questione. Innanzitutto, si verifica uno strano fenomeno: nonostante nessuna bandierina blu, le coste vibonesi registrano un costante e continuo incremento di presenze turistiche. A documentarlo è la Federalberghi che opera nel settore. Il mare che bagna questo tratto di costa, eccezion fatta per alcune località, è spesso limpidissimo; le spiagge di Capo Vaticano e di Tropea conservano un fascino selvatico senza precedenti, mentre la spiaggia nicoterese, per il decimo anno consecutivo, è stata insignita della Bandiera Verde dei pediatri italiani, in quanto spiaggia a misura di bimbo.
Con questo non si vogliono certo dimenticare i problemi che attanagliano il territorio, ma se dobbiamo attenerci alle rigorose regole della Fee, nell’assegnazione dei premi, qualcosa non quadra. Ad esempio, in tema di rispetto ambientale, a Varazze (Liguria), nonostante la sua bandierina blu, i palazzoni arrivano vicino alle spiagge, e il mare è spesso cosparso da macchie marroni. A San Felice Circeo, nel Lazio, l’arenile è lastricato di chioschi abusivi e strutture di cemento non autorizzate. Eppure, il regolamento Fee prevede che “la spiaggia e l’area circostante devono trovarsi nelle condizioni di massimo rispetto dei piani regolatori e della legislazione ambientale”.
E come non citare, Porto San Giorgio, Fermo, altra bandiera blu. Qui Legambiente ha trovato l'acqua marina «fortemente inquinata». Notissimo il caso di Roseto degli Abruzzi e Giulianova, in provincia di Teramo, che, nel 2013, dopo due giorni dalla consegna delle bandiere blu, alcune spiagge sono state temporaneamente chiuse alla balneazione perché le analisi effettuate dall’Arpa hanno rivelato livelli di contaminazione troppo elevata. L’elenco delle anomalie potrebbe continuare all’infinito. Ma un altro aspetto ancora merita di essere sottolineato ed è quello relativo al presunto obolo che i Comuni dovrebbero versare alla Fee, al momento dell’iscrizione al programma. Già nel 2012 alcuni sindaci sardi avevano sostenuto che la bandiera blu viene assegnata dopo il pagamento di una somma di denaro che si aggira intorno ai tremila euro. Il sindaco di Villasimius, Salvatore Sanna, lo dichiarò apertamente alla stampa. Lo scorso anno, Andrea Dominijanni, vicepresidente di Legambiente Calabria, intervenendo a Lamezia Terme in un incontro sulle ecomafie, aveva sostenuto che le «‘Bandiere blu’ vengono acquistate ogni anno dai Comuni, al costo di 3.500 euro». Altro aspetto: l’autocertificazione. Cioè, ogni Comune dichiara delle precise caratteristiche senza che la Fee verifichi quanto sostenuto, in quanto non ha dei suoi laboratori o tecnici: si avvale invece della collaborazione dell’Ispra e dell’Anci. In tutto questo mare di opacità, una cosa è evidente: a fare da contraltare all’inesorabile verdetto della Fee, c’è  una pioggia di entusiastici riconoscimenti che annualmente giungono da parte di noti portali del settore turistico o di importanti quotidiani, noti in tutto il mondo. Le spiagge vibonesi non avranno una sventolante Bandiera blu, ma possono avvalersi dell’apprezzamento di centinaia di migliaia di turisti che ogni anno le scelgono; possono avvalersi del giudizio incoraggiante del New York Time, della Rough Guides, dal Telegraph, dal Guardian  e della prestigiosa casa editrice francese “Le Grande Voyageurs” che ogni inserisce nei suoi libri di viaggio la superba Capo Vaticano.

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