domenica 21 febbraio 2016

Commissione di accesso. Parla il sindaco Franco Pagano: "Dallo Stato italiano solo amarezza".




Nicotera. Il primo consiglio comunale dopo la notifica dell’arrivo della commissione di accesso si è svolto venerdì sera, in un sala consiliare, ancora una volta, vuota. Uno scenario irreale, specchio di una città assente che sceglie di latitare, e che da tempo fatica ad identificarsi con il palazzo.
Il consiglio, c’è da rilevare, è stato quasi completamente dominato dall’interminabile intervento del sindaco Franco Pagano.
Poche le parole pronunciate, invece, dal consigliere Vincenzo Campisi, della lista Fronte Comune per Nicotera, subito dopo l’intervento del sindaco. L’esponente di Fronte Comune ha invitato il sindaco a dimettersi per evitare che la città riviva, ancora una volta, l’esperienza della gestione commissariale, nel caso in cui le risultanze investigative portino allo scioglimento del consiglio comunale.
«La invito- ha detto- di valutare l’opportunità di chiudere qui questa esperienza. Lei ha la possibilità di chiudere un percorso che può portare ancora una volta un commissariamento. Io la invito serenamente a valutare questa possibilità, perché- ha sottolineato Campisi- non stiamo parlando della gestione della sua famiglia, ma della gestione di un ente pubblico. Non provochi un’altra tegola sulla testa di questa comunità».
Ma il sindaco, inutile sottolinearlo, ha gentilmente, ma fermamente, respinto al mittente l’invito del consigliere di opposizione. 
Anzi, ha precisato che la giunta non intende minimamente retrocedere di un passo, e che quindi rimarrà, comunque vadano le cose, al suo posto, fino alla fine.
Pagano, per convalidare la scelta della sua posizione, ha tirato in ballo Bertold Brecht: «Quando la legge diventa ingiustizia, la resistenza diventa un dovere», ha declamato. «Resistere- ha precisato inoltre- non per attaccamento alla poltrona e alla carica. In questo momento è necessario che ognuno di noi difenda quella che è la dignità e l’onorabilità dell’istituzione comunale».
Resistere, però, con una «una amarezza grande: allorquando ognuno di noi deve pararsi o mettersi l’elmetto o il giubbotto antiproiettile per salvarsi dal fuoco amico o dal fuoco che riterrebbe amico».
«Ancora una volta dallo Stato italiano- ha aggiunto-  ho ricevuto solo amarezza».
Vestito di scuro, con ben impressi sul volto i segni dell’amarezza per una cosa cadutagli tra capo e collo, Pagano venerdì sera ha tenuto un discorso che aveva tutta l’aria di essere un’ardente e disperata arringa difensiva dell’operato della sua amministrazione. E’ sembrato per un attimo che l’avvocato che è in lui avesse preso il sopravvento sul sindaco, e così, quasi come davanti ad una corte immaginaria, ha proclamato la limpidezza e la trasparenza delle sue azioni amministrative.
«Gli atti amministrativi sono là e parlano da soli», ha asserito. «Il fotocopiare tutti gli atti (da inviare in prefettura, ndr) ci ha consentito di fare un monitoraggio su quanto prodotto e ho la presunzione di dire che non abbiano nulla da temere».
Il sindaco ha dimostrato grande sicurezza in se stesso, pur nell’evidente disappunto che trapelava copioso dalle sue parole. E’ certo di aver agito nel rispetto delle regole, mentre nei riguardi dello Stato è stato assai critico: «Invece di guardare le carte comunali, come mai- ha postulato- trent’anni di episodi criminali non sono stati risolti in questo territorio? Il Meridione- ha aggiunto con accenti di vittimismo- paga lo scotto del contesto ambientale. E paga lo scotto di trovarsi di fronte ad una classe politica inetta. Fa amarezza- ha ribadito- perché per accorgersi che in questo territorio esisteva una potente cosca ndranghestista si è dovuto aspettare una sentenza del 2004».
Il primo cittadino ha poi parlato di lotta alla mafia. Benché abbia precisato di non voler essere ricordato come il sindaco antimafia, Franco Pagano dedica ogni anno, a giugno, mese in cui ricorre l’anniversario della morte del povero Peppino Valarioti, un convegno. Anzi, al giovane martire della mafia ha persino intitolato la  Casa della Cultura. Sempre in merito allo scottante tema, Pagano ha risposto ad un appunto mossogli dal Quotidiano: ovvero, il non aver mai costituito il Comune di Nicotera parte civile nei processi contro il clan egemone nel territorio.
«Durante la mia sindacatura è iniziato qualche processo di qualche associazione criminale o personaggio di spicco della criminalità organizzata?- ha chiesto con candore- non lo so- ha precisato- ma anche lì bisogna vedere se quel tipo di processo è riferito a qualcosa che pregiudicasse l’immagine della società o no».  Intendendo la società nicoterese.


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