Nicotera.
Il
malcontento si fa sempre più pesante tra le antiche stanze di Palazzo Convento:
i dipendenti comunali non hanno ancora ricevuto lo stipendio. E’ già finita la
prima decade di febbraio ma della mensilità, che avrebbe dovuto essere
incassata il 27 gennaio, ancora nemmeno l’ombra. Grandi i disagi dunque che
molti padri di famiglia stanno vivendo in questi giorni: le scadenze e le varie
incombenze economiche fanno sentire il loro peso e questo ritardo diventa ogni
giorno di più fonte di disagio. Al malcontento si unisce anche la
preoccupazione: temono che questo increscioso ritardo possa diventare un
precedente e che in futuro una situazione del genere possa ripresentarsi. L’unica
mossa che si prefiggono di fare è quella di chiedere spiegazioni a chi di
dovere del mancato pagamento degli stipendi, e infatti sembra che i loro
rappresentanti sindacali vogliano indire un’assemblea nella quale incontrare il
sindaco Franco Pagano e il dottor Angelo Grande, il dirigente dell’area
finanziaria, il solo che può spiegare per quale motivo il Comune non ha nemmeno
i soldi per pagare i dipendenti.
Quello che si sa è che
il 20 gennaio scorso l’ente ha chiesto una anticipazione di cassa al tesoriere.
Altre due le aveva chieste nel 2014: una a gennaio e un’altra a luglio. In poco
più di un anno quindi sono state chieste ben tre anticipazioni di cassa. Soldi
che servirebbero per amministrare la città ma con i quali, allo stato dei
fatti, non si riesce nemmeno a coprire le spese ordinarie, e i mancati
pagamenti dei dipendenti comunali lo dimostra. Nel gennaio del 2014 l’ente ha chiesto
alla Ubi Banca Carime, con la quale ha una convenzione, un’anticipazione di
cassa pari a 1.178.279,77, cifra che corrisponde al limite massimo dei tre
dodicesimi delle entrate accertate, per l’anno 2013. Entro il 31 dicembre del
2014, avrebbe dovuto restituire al tesoriere quanto richiesto, oltre che le
spese accessorie e gli interessi, dei qual il tasso non è specificato. La
regola che sta alla base dell’anticipazione di tesoreria è che ove il Comune
non dovesse incassare il denaro per onorare il debito, addizionato delle varie
spese, si impegna ad integrarlo mediante opportuno storno di fondi. Sempre nel
luglio del 2014, a sei mesi di distanza dalla prima, l’ente ha chiesto una
nuova anticipazione di cassa. «Inderogabili impegni finanziari»,
non meglio specificati, si legge nella delibera in oggetto. Dopo sei mesi il
comune è costretto a chiederne un’altra.
Un comune in difficoltà,
perennemente in marcia sull’orlo del dissesto, e che cerca di tenersi in vita
aumentando le tasse, nella speranza che i balzelli a carico dei cittadini lo
aiutino a stare a galla.
Lo scorso otto
settembre il consiglio comunale ha approvato l’aliquota Tasi ai massimi
livelli, cioè lo 0,25 per mille, anno 2014. Una scelta obbligata, fecero sapere
gli amministratori, «motivata dalla situazione di difficoltà oggettiva»
del comune. Mentre appena due giorni fa ha approvato l’aumento dell’Imu sui
terreni agricoli. L’aliquota è del 7,60 da versare in
un’unica tranche entro il 10 febbraio del 2015. I soldi non bastano mai.
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