martedì 10 febbraio 2015

Dipendenti comunali senza stipendio.



Nicotera. Il malcontento si fa sempre più pesante tra le antiche stanze di Palazzo Convento: i dipendenti comunali non hanno ancora ricevuto lo stipendio. E’ già finita la prima decade di febbraio ma della mensilità, che avrebbe dovuto essere incassata il 27 gennaio, ancora nemmeno l’ombra. Grandi i disagi dunque che molti padri di famiglia stanno vivendo in questi giorni: le scadenze e le varie incombenze economiche fanno sentire il loro peso e questo ritardo diventa ogni giorno di più fonte di disagio. Al malcontento si unisce anche la preoccupazione: temono che questo increscioso ritardo possa diventare un precedente e che in futuro una situazione del genere possa ripresentarsi. L’unica mossa che si prefiggono di fare è quella di chiedere spiegazioni a chi di dovere del mancato pagamento degli stipendi, e infatti sembra che i loro rappresentanti sindacali vogliano indire un’assemblea nella quale incontrare il sindaco Franco Pagano e il dottor Angelo Grande, il dirigente dell’area finanziaria, il solo che può spiegare per quale motivo il Comune non ha nemmeno i soldi per pagare i dipendenti.
Quello che si sa è che il 20 gennaio scorso l’ente ha chiesto una anticipazione di cassa al tesoriere. Altre due le aveva chieste nel 2014: una a gennaio e un’altra a luglio. In poco più di un anno quindi sono state chieste ben tre anticipazioni di cassa. Soldi che servirebbero per amministrare la città ma con i quali, allo stato dei fatti, non si riesce nemmeno a coprire le spese ordinarie, e i mancati pagamenti dei dipendenti comunali lo dimostra. Nel gennaio del 2014 l’ente ha chiesto alla Ubi Banca Carime, con la quale ha una convenzione, un’anticipazione di cassa pari a 1.178.279,77, cifra che corrisponde al limite massimo dei tre dodicesimi delle entrate accertate, per l’anno 2013. Entro il 31 dicembre del 2014, avrebbe dovuto restituire al tesoriere quanto richiesto, oltre che le spese accessorie e gli interessi, dei qual il tasso non è specificato. La regola che sta alla base dell’anticipazione di tesoreria è che ove il Comune non dovesse incassare il denaro per onorare il debito, addizionato delle varie spese, si impegna ad integrarlo mediante opportuno storno di fondi. Sempre nel luglio del 2014, a sei mesi di distanza dalla prima, l’ente ha chiesto una nuova anticipazione di cassa. «Inderogabili impegni finanziari», non meglio specificati, si legge nella delibera in oggetto. Dopo sei mesi il comune è costretto a chiederne un’altra.
Un comune in difficoltà, perennemente in marcia sull’orlo del dissesto, e che cerca di tenersi in vita aumentando le tasse, nella speranza che i balzelli a carico dei cittadini lo aiutino a stare a galla.
Lo scorso otto settembre il consiglio comunale ha approvato l’aliquota Tasi ai massimi livelli, cioè lo 0,25 per mille, anno 2014. Una scelta obbligata, fecero sapere gli amministratori, «motivata dalla situazione di difficoltà oggettiva» del comune. Mentre appena due giorni fa ha approvato l’aumento dell’Imu sui terreni agricoli. L’aliquota è del 7,60 da versare in un’unica tranche entro il 10 febbraio del 2015. I soldi non bastano mai.

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