mercoledì 18 febbraio 2015

Pescatori: revocati gli arresti domiciliari ai due arrestati.



Nicotera. Dopo la portentosa operazione “interforce” di ieri contro la pesca del novellame, regna una calma rarefatta a Nicotera Marina. I pescatori si sono ritrovati di buon mattino sul lungomare a commentare i concitati fatti del giorno prima. Di sicuro da ieri si sentono più poveri e più soli. Gli sono state sequestrate le reti, gli attrezzi del lavoro, persino le bacinelle dove deponevano i frutti del mare. Ora non hanno più niente e non sanno come sbarcare il lunario.
Due di loro nella turbolenta mattinata di venerdì scorso sono finiti all’ospedale, subito dopo gli sono state notificate le misure restrittive ai domiciliari. Salvatore Di Capua e Filippo Saffioti sono stati accusati di violenza, resistenza e rifiuto di obbedienza a navi da guerra. Entrambi ieri hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. Nella mattinata di ieri, è arrivata però una notizia positiva per i due arrestati: gli sono stati revocati gli arresti domiciliari, rimangono però in piedi i capi di imputazione. 
Una mattinata tumultuosa che ha riaperto uno squarcio sulla difficile realtà che vivono questi lavoratori del mare. Intanto a molti di loro a breve gli sarà notificata una multa. P.F. ne ha acculate tante in questi anni, per un totale di quasi trenta mila euro, soldi che non sa proprio dove trovare. E da domani per lui lavorare sarà molto più complicato: le regole della pesca professionale sono una vera e propria selva oscura nella quale non è semplice addentrarsi. La verità è che i piccoli pescatori sono tutti destinati a scomparire, in quanto, non è vietata solo la cattura del novellame, ma anche quella di molte altre specie all’interno delle tre miglia dall’arenile. Le imbarcazioni dei pescatori non sono all’altezza di valicare certi confini. Rigide normative europee esigono che il pescato debba essere fatto solo da grosse imbarcazioni munite da tutte le sacrosante norme e licenze. In buona sostanza, l’unica luce che si può intravedere in fondo al tunnel è consoziarsi in una cooperativa, prendere la licenza- tra i pescatori di Nicotera Marina solo due la posseggono- mettersi in regola anche con opportune attrezzi da pesca. Quando tutto è in regola si può attingere ad eventuali sovvenzioni regionali, acquistare un grosso peschereccio e con un mezzo con tutte le carte in regola i pescatori possono addentrarsi nello specchio d’acqua, all’infuori di quei confini che li rende fuorilegge.
Intanto già nel pomeriggio di ieri Salvatore Di Capua, non appena gli è stata notificata la revoca dei domiciliari, è corso sulla spiaggia a guardare il mare, senza il quale non potrebbe vivere. La madre ci racconta che ha cominciato ad andare per mare quando aveva dodici anni, quando cioè lei è rimasta vedova e lui senza un padre. Per aiutare la madre a mantenere la famiglia- Salvatore ha anche tre sorelle- affrontava il mare con la povera imbarcazione del padre, il prodotto del suo lavoro andava poi a venderlo in giro per il paese con una carriola. Da ventisei anni questa è la sua unica fonte di sostentamento.

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