sabato 14 febbraio 2015

La grama vita dei pescatori.



Nicotera. Un vecchio pescatore osserva, seduto su una barca, le concitate scene dell’operazione di polizia. Avrà si e no ottant’anni. Da un decennio non va più per mare, a causa degli acciacchi dell’età, ma quel lavoro lo ha fatto da quando era un bambino. Non ha mai imparato a leggere e a scrivere,  però ha imparato prestissimo a conoscere il mare, profondo e imprevedibile, e a capire da un alito di vento se era in arrivo una burrasca che avrebbe potuto sorprenderlo in mezzo al mare. Ora guarda le motovedette, gli uomini in divisa, i pescatori che protestano, il mare e la spiaggia pieno di militari. Piange e non si dà pace. La scena gli spezza il cuore. Perché sa che tutti quei lavoratori del mare vivono alla giornata, piegati dalle difficoltà. Molti di loro non sono che ex dipendenti Valtur. Una fiorente realtà nell’ambito delle attività turistiche della cittadina costiera che creava un notevole indotto economico con importanti ricadute occupazionali. Rimasti senza lavoro si sono dati alla pesca. Un lavoro difficile in cui scivolare fuori dai confini dei regolamenti è semplice.  Mancano le tutele, mancano le licenze (costose), mancano i soldi per mettere in sicurezza i loro mezzi, manca quel famoso porto che avrebbe garantito loro migliori condizioni per la loro attività.
P.F., ha 28 anni, pelle scura arsa dal sole e occhi azzurri come il mare: fa il pescatore da quando era poco più che un ragazzino. Questa è la sua fonte di sostentamento. Ieri mattina quando si è sentito braccato dalle forze dell’ordine ha cosparso la sua barca di benzina. Voleva darle fuoco. La disperazione del momento gli suggeriva un gesto estremo, mentre la preoccupazione per eventuali multe (salatissime) lo ha lasciato sgomento. Come lui, molti altri pescatori. E sullo sfondo, l’assenza totale di politiche sociali.

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