Nicotera.
Un
vecchio pescatore osserva, seduto su una barca, le concitate scene
dell’operazione di polizia. Avrà si e no ottant’anni. Da un decennio non va più
per mare, a causa degli acciacchi dell’età, ma quel lavoro lo ha fatto da
quando era un bambino. Non ha mai imparato a leggere e a scrivere, però ha imparato prestissimo a conoscere il
mare, profondo e imprevedibile, e a capire da un alito di vento se era in
arrivo una burrasca che avrebbe potuto sorprenderlo in mezzo al mare. Ora
guarda le motovedette, gli uomini in divisa, i pescatori che protestano, il
mare e la spiaggia pieno di militari. Piange e non si dà pace. La scena gli
spezza il cuore. Perché sa che tutti quei lavoratori del mare vivono alla
giornata, piegati dalle difficoltà. Molti di loro non sono che ex dipendenti
Valtur. Una fiorente realtà nell’ambito delle attività turistiche della
cittadina costiera che creava un notevole indotto economico con importanti
ricadute occupazionali. Rimasti senza lavoro si sono dati alla pesca. Un lavoro
difficile in cui scivolare fuori dai confini dei regolamenti è semplice. Mancano le tutele, mancano le licenze
(costose), mancano i soldi per mettere in sicurezza i loro mezzi, manca quel
famoso porto che avrebbe garantito loro migliori condizioni per la loro
attività.
P.F., ha 28 anni, pelle
scura arsa dal sole e occhi azzurri come il mare: fa il pescatore da quando era
poco più che un ragazzino. Questa è la sua fonte di sostentamento. Ieri mattina
quando si è sentito braccato dalle forze dell’ordine ha cosparso la sua barca
di benzina. Voleva darle fuoco. La disperazione del momento gli suggeriva un
gesto estremo, mentre la preoccupazione per eventuali multe (salatissime) lo ha
lasciato sgomento. Come lui, molti altri pescatori. E sullo sfondo, l’assenza
totale di politiche sociali.
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