Nicotera.
Rissa
ieri sera, verso le 19,30, nella centralissima piazza Cavour. Protagonisti
della bagarre alcuni ospiti del Centro di accoglienza e un giovane di Nicotera,
F.B. Pare che quest’ultimo, avendo incontrato un gruppetto di immigrati, abbia rivolto un
saluto ad uno di loro definendolo “africano”. Ma all’ospite del Cas ha dato
molto fastidio sentirsi apostrofare con l’aggettivo che ne richiamava la provenienza geografica, ne è nato uno scambio
di invettive. In una manciata di minuti i due sono passati dalle parole ai
fatti. E’ stato un attimo e sono volati schiaffi, spintoni e pugni. Nessuno sembrava voler deporre le armi. Anzi, il tafferuglio stava prendendo
una brutta piega in quanto i protagonisti della colluttazione sembravano in
preda a una furia implacabile. A quell’ora i bar del centro erano ancora pieni
di avventori, intenti a sorseggiare un aperitivo, e sono stati proprio gli
astanti a cercare di sedare la rissa e a riportare tutti alla razionalità.
Intanto, giungevano sul posto i Carabinieri allertati da qualcuno che stava
assistendo a quelle scene poco edificanti. I Carabinieri hanno sentito la
versione del ragazzo italiano e poi si sono recati al Cas per escutere gli
immigrati. Il ragazzo di Nicotera, che ha sporto denuncia per l'aggressione subìta, è ricorso alle cure dei medici della locale postazione h24, in quanto durante la colluttazione è stato colpito con un pugno all'addome.
giovedì 27 settembre 2018
martedì 25 settembre 2018
Comune. La carenza di personale rallenta la macchina amministrativa.
Nicotera.
Un
giorno o due di riposo, e poi Pino Marasco partirà alla conquista
dell’elettorato medmeo. Dovrà portare alle urne esattamente 3418 aventi
diritto, altrimenti le elezioni saranno annullate. Qualora riuscisse ad oltrepassare
la soglia del quorum e a raggiungere l’ambita poltrona di sindaco, Marasco
dovrà vedersela con le tante criticità che ammorbano la cittadina costiera.
Tuttavia, con ogni probabilità, comincierà la sua opera proprio dagli
uffici comunali, da qualche tempo in affanno a causa della scarsità del
personale. Tra pensionamenti e il mancato turn over, il numero dei dipendenti
si è seriamente ristretto. Questa mancanza di risorse umane di certo non depone
a favore dell’efficienza della macchina amministrativa. La stessa Terna
commissariale alla guida del comune costiero è dovuta ricorrere ai lavoratori
in deroga messi a disposizione dalla Regione. Si tratta di trenta persone che
potranno essere impiegate in varie mansioni: dalla tutela del verde pubblico al
disbrigo di pratiche amministrative. Ma i punti nodali sono l’area tecnica,
l’area finanziaria e quella della Polizia municipale. I commissari, quando si
sono insediati nel comune di Nicotera, hanno messo mano in queste tre aree strategiche.
Anzi, ad onor del vero, il primo a ricevere il foglio di via è stato il
segretario comunale Vincenzo Calzone, che per anni aveva svolto
quell’importante ruolo. Usciva di scena, per la prima volta nella sua lunga
attività, con un avviso di garanzia in merito all’appalto della mensa
scolastica. A chiudere definitivamente i suoi rapporti con il Comune anche
Salvatore Campisi che per anni era stato il legale dell’Ente. Campisi non solo era
contemplato nel decreto di scioglimento per la stretta parentela con una
persona arrestata per associazione mafiosa, ma la sua posizione era, per così
dire, irregolare, in quanto, benché fosse scaduto il contratto con l’Ente,
grazie all’abusato istituto delle proroghe, manteneva il suo posto nell’area
legale del Comune. Gli altri settori, per decisione dei Commissari, sono stati
sovraordinati. A cominciare dalla Polizia municipale. A
dirigere tale ambito fu chiamato il comandante Maurizio
Marino, che sostituì Gregorio Melidoni, il cui mandato era provvisorio
dal 2003: era dunque dirigente facente funzioni in quanto il più anziano
dell’organico. Ma ora il suo mandato risulta inconferibile. Non solo. Anch’egli usciva
con le ossa rotte dall’amministrazione
Pagano: aveva rimediato, infatti, un avviso di garanzia relativamente alla nota
storia dell’atterraggio dellelicottero
nel centro storico. L’area finanziaria fu
messa sotto la tutela di Giuseppe Curciarello. Dulcis in fundo, l’ufficio
tecnico. Ambito fondamentale del Comune, perché è li che si decreta il destino
di una città sul piano urbanistico e architettonico. E’ sempre qui, come
accertato dalle indagini degli inquirenti, che alligna il malaffare e dove
partono gli input per ogni forma di abusivismo edilizio. Quando la Giunta
Pagano si insediò a palazzo Convento, Ciampa fu nominato dirigente dell’ufficio
tecnico. La sua attività in quel settore gli costò un bel po’ di denunce che
gli piovvero addosso da Procura e Carabinieri. L’ultima, che fu la goccia che
fece traboccare il vaso, gli è stata notificata dalla Guardia di Finanza: aveva
rimosso i sigilli al waterfront sotto sequestro. Fu allora che la commissione
si decise, finalmente, di espellerlo dall’ufficio tecnico all’area
amministrativa. Al suo posto ora c’è l’efficiente e preparato Bruno Doldo. Cose
ne farà di lui il futuro sindaco? Chi intende piazzare in quel delicato
settore?
lunedì 24 settembre 2018
Violenta rissa tra migranti nigeriane per un furto di 5 euro.
Nicotera.
Nuova
furibonda rissa nell’abitazione di corso Cavour che ospita un gruppo di dieci
immigrate nigeriane. Ancora una volta, per sedare gli animi, sono dovuti
intervenire i Carabinieri della Compagnia di Tropea.
Era circa le 23 di
venerdì. Improvvisamente dalla casa adibita a centro di accoglienza sono giunti
urla e schiamazzi seguiti da un gran fragore di oggetti infranti. In molti si
sono destati dalla quiete serale per capire cosa stesse accadendo, ma nessuno aveva
il benchè minimo dubbio che il frastuono stesse arrivando da quell’alloggio che
ormai da nove mesi ospita un gruppetto di turbolenti extracomunitarie. Era in
corso l’ennesimo litigio tra le ospiti. Qualcosa aveva scatenato la furia delle
nigeriane che, incuranti di dare, ancora una volta, un molesto spettacolo nel
cuore del paese, hanno continuato ad urlare in un preoccupante crescendo. Ad un
certo punto dal balcone spalancato è volato anche un mobile che si è infranto sul trafficatissimo corso. Miracolosamente
in quel momento non transitava alcuna automobile né delle persone a piedi
intente a concedersi una delle ultime passeggiate estive. Le ospiti urlavano
parole incomprensibili, e, insieme ad epiteti e benedizioni del loro idioma, se
le stavano dando di santa ragione. Si udivano perfettamente dei rumori come di
piatti che si facevano a pezzi sul pavimento e sui muri. Insomma, quella zuffa
andava fermata immediatamente, prima che le cose degenerassero come l’ultima
volta quando una delle protagoniste dei soliti tafferugli finì con la testa
spaccata (poi medicata senza far intervenire Guardia Medica e Carabinieri).
Questa volta i vicini però non ci hanno pensato due volte e hanno
immediatamente allertato le Forse dell’ordine che sono giunte sul posto tentando
di riportare le signore alla ragione. Si è poi appreso che il litigio era
esploso a causa di un furto di cinque euro che un’ospite avrebbe subìto da
parte di una coinquilina. C’è sempre un motivo che fa esplodere una nuova
bagarre, sta di fatto che la convivenza di queste nigeriane si può definire
impossibile. Anche gli stessi Carabinieri faticano ogni volta a rappacificare
quelle donne litigiose e attaccabrighe. Sul piano della quiete pubblica, è
inutile sottolineare l’esasperazione dei residenti.
Il Centro di accoglienza di Nicotera e l'argomento tabù: il congiunto Prefetto.
Nicotera. La questione del centro di accoglienza per migranti continua a sortire
polemiche nella cittadina medmea. In particolare, quello allocato in una casa
fatiscente che dà proprio su piazza Garibaldi. Le ospiti all'interno di
quell'alloggio di fortuna vengono spesso alle mani, come rivelato dal
Quotidiano con un servizio uscito qualche giorno fa. Le inquiline della
struttura durante le loro furibonde liti urlano come ossesse, in un fracasso
infernale, e attirando inevitabilmente l'attenzione del circondario. In una di
queste zuffe una profuga è rimasta ferita alla testa, ma l’associazione
Acuarinto, che gestisce la macchina dell’accoglienza nella cittadina medmea, ha
risolto tutto in fretta e furia, senza coinvolgere Carabinieri e Guardia Medica.
C’è poi un altro aspetto che meriterebbe
un approfondimento, e cioè la sospetta presenza di alcuni soggetti di sesso
maschile nei pressi di quell’abitazione: troppi uomini vi ronzano intorno e
bisognerebbe capire il perchè. I richiedenti asilo, tutti maschi, che si
trovano nell’Hotel Miragolfo, affittato dalla famiglia Barbalace all’Acuarinto,
talvolta hanno dato dei grattacapi alle Forze dell’ordine. Tuttavia, c’è da
segnalare che molti di essi trascorrono le loro giornate a giocare con le
macchinette nei bar o a bighellonare in giro senza far nulla, perché la città
non ha mai messo in campo un piano di integrazione.
La domanda che è doveroso porsi è: era
proprio necessario allocare dei centri di accoglienza a Nicotera, paese già
gravato da gravi problemi di ordine pubblico, in cui c’è una stazione dei
Carabinieri sottodimensionata, non c’è la video sorveglianza, nè un
distaccamento del commissariato di polizia? Lo scorso maggio, nel bel mezzo di
un triste momento di tensione che la città stava vivendo, a causa degli omicidi
effettuati da Ciko Olivieri, i Carabinieri, in quegli attimi concitati, son
dovuti intervenire alla stazione ferroviaria per sedare la solita rissa ad
opera degli ospiti dell'Hotel Miragolfo. Ma non solo, tra le righe di questa
iniziativa si intravedono delle irregolarità. Ad esempio: chi è che firma i
certificati di abitalità e agibilità delle strutture dove vengono allocate
queste persone? La casa in piazza
Garibaldi è gravata da seri problemi strutturali, mentre qualcuno ha già segnalato
che il tetto fatiscente rischia di cedere. A sottolineare la non abitabilità
della casa ci ha pensato, lo scorso gennaio, un’assistente sociale che si è
recata in quell'appartamento e ha stabilito che l'abitazione non era idonea per
accogliere delle persone. Tra le altre cose, c'era un impianto elettrico
vetusto e pericoloso, tant’è vero che gli ospiti hanno passato la prima notte
al freddo, tra gli spifferi e il gelo, nonostante la presenza di bambini
piccolissimi (di pochi mesi). Se qualcuno, dunque, ha certificato l’abitabilità
di quell’alloggio, ha certificato il falso.
E poi c'è la questione delle questioni: la
forzatura che è stata fatta in un paese che ha dei problemi drammatici
oggettivamente avvantaggia, dal punto di vista economico, la famiglia
Barbalace, proprietaria dell’enorme hotel adibito a centro di accoglienza, ma
svantaggia, nel contempo, la città di Nicotera (l’immigrazione potrebbe essere
una risorsa ma non nelle condizioni sociali in cui versa il paese), e
incontestabilmente della famiglia Barbalace fa parte un prefetto della
Repubblica, originario di Nicotera, che “di fatto” è anche proprietario della
struttura adibita a Cas, in quanto è coniugato con una delle tre sorelle
proprietarie dell’immobile. Egli è dunque indirettamente o direttamente
interessato alle sorti economiche della vicenda. Si pone, quindi, un problema
di conflitto di interessi tra un rappresentante dello Stato e un affare
privato. In questa ottica, in tutti quei meccanismi legali di garanzia dei
cittadini si ha di fronte un privato o un prefetto? I poteri di un prefetto, lo
sappiamo, incidono sulla sfera pubblica e anche personale di un individuo,
quelli di un privato sono un’altra cosa, e là dove un rappresentate dello Stato
agisce come privato, o come un imprenditore, sul territorio non sarebbe giusto pretenderne
le dimissioni? La vera questione giuridica e politica è questa. E in questa
storia non si può sottacere che c’è stato un avallo della prefettura di Vibo e
della commissione straordinaria che non ha rilevato tale conflitto di interessi,
come, d’altronde, tanti altri conflitti di interessi che nuocciono a Nicotera,
vedi soggetti che navigano tra pubblica amministrazione e vicende e incarichi
privati.
domenica 23 settembre 2018
Nicotera provata da tre scioglimenti per mafia.
Nicotera. La cittadina medmea si
appresta a tornare alle urne dopo ben tre scioglimenti del consiglio comunale
per infiltrazioni mafiose. Un ritorno al voto non certo carico di entusiasmo.
Anzi, un’aria pesante aleggia su una cittadina che sta vivendo uno dei momenti
più critici della sua storia. Il malaffare non è un’insidia per il paese ma,
anzi, esso è si perfezionato, istituzionalizzandosi nella cosa pubblica. Ad
accertarlo sono stati i tre decreti di scioglimento che raccontano come la
regia delle opere e delle azioni degli amministratori fosse nelle mani di
soggetti collegati al clan Mancuso, consorteria mafiosa notoriamente egemone
nel territorio vibonese e non solo. La prima amministrazione su cui si è
abbattuta la scure ministeriale è stata quella di Princivalle Adilardi, sul
finire degli anni Novanta. Poi toccò a Salvatore Reggio, era il 2010. Infine, a
chiudere la sua esperienza amministrativa con uno scioglimento per
infiltrazioni mafiose fu Franco Pagano. I primi due commissariamenti sono stati
presenziati dal prefetto in quiescenza Marcello Palmieri. L’inviato prefettizio
di origine salernitana, oggi defunto, gestì un comune afflitto da mali endemici
tuttora irrisolti, come la questione mare e quella sanitaria. Ma forse il nome
di Palmieri è rimasto maggiormente impresso nella memoria collettiva dei nicoteresi
per lo scandalo della Sogefil. Dal 2010 al 2012 la società di riscossione
tributi ha continuato a depredare le casse comunali senza che gli inviati
ministeriali se ne avvedessero (il saccheggio era cominciato già nel 2008). In
totale, alla fine, vennero sottratti ai nicoteresi otto milioni e mezzo di
euro. L’atteggiamento della commissione straordinaria nei confronti del grave e
sistematico furto fu definito “tiepido” dagli stessi magistrati che si
occuparono del caso. Palmieri, infatti, poco prima di abbandonare palazzo
Convento, nel 2012, presentò una semplice denuncia ai Carabinieri. Sta di fatto
che a rimpinguare il mal tolto ora sono chiamati i cittadini: nel marzo di quest’anno
gli attuali commissari alla guida del comune hanno dichiarato il dissesto
finanziario. Diretta e tragica
conseguenza del clamoroso ammanco perpetrato sotto gli occhi distratti dei loro
precedenti colleghi. Una scelta obbligata, quella fatta dalla triade guidata da
Adolfo Valente. I costi dei servizi e le tasse adesso sono aumentati per i
nicoteresi: le famiglie ora dovranno spendere il doppio per la mensa scolastica
e il costo della scuolabus, tanto per dirne una. Sullo sfondo i problemi di
sempre: sanità, ambiente e soprattutto sicurezza. Un paese che ha visto negli
ultimi tempi dei terribili fatti di cronaca, non è ancora adeguatamente difeso,
protetto e monitorato. Mentre la mafia è sempre là, più spavalda e padrona di
prima. Segno che i tre commissariamenti non sono riusciti a ripristinare la
legalità, compito a cui sono preposti per legge, e, di conseguenza, nemmeno a
ridare fiducia ai cittadini nello Stato.
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