lunedì 24 settembre 2018

Il Centro di accoglienza di Nicotera e l'argomento tabù: il congiunto Prefetto.


Nicotera. La questione del centro di accoglienza per migranti continua a sortire polemiche nella cittadina medmea. In particolare, quello allocato in una casa fatiscente che dà proprio su piazza Garibaldi. Le ospiti all'interno di quell'alloggio di fortuna vengono spesso alle mani, come rivelato dal Quotidiano con un servizio uscito qualche giorno fa. Le inquiline della struttura durante le loro furibonde liti urlano come ossesse, in un fracasso infernale, e attirando inevitabilmente l'attenzione del circondario. In una di queste zuffe una profuga è rimasta ferita alla testa, ma l’associazione Acuarinto, che gestisce la macchina dell’accoglienza nella cittadina medmea, ha risolto tutto in fretta e furia, senza coinvolgere Carabinieri e Guardia Medica.  C’è poi un altro aspetto che meriterebbe un approfondimento, e cioè la sospetta presenza di alcuni soggetti di sesso maschile nei pressi di quell’abitazione: troppi uomini vi ronzano intorno e bisognerebbe capire il perchè. I richiedenti asilo, tutti maschi, che si trovano nell’Hotel Miragolfo, affittato dalla famiglia Barbalace all’Acuarinto, talvolta hanno dato dei grattacapi alle Forze dell’ordine. Tuttavia, c’è da segnalare che molti di essi trascorrono le loro giornate a giocare con le macchinette nei bar o a bighellonare in giro senza far nulla, perché la città non ha mai messo in campo un piano di integrazione.
La domanda che è doveroso porsi è: era proprio necessario allocare dei centri di accoglienza a Nicotera, paese già gravato da gravi problemi di ordine pubblico, in cui c’è una stazione dei Carabinieri sottodimensionata, non c’è la video sorveglianza, nè un distaccamento del commissariato di polizia? Lo scorso maggio, nel bel mezzo di un triste momento di tensione che la città stava vivendo, a causa degli omicidi effettuati da Ciko Olivieri, i Carabinieri, in quegli attimi concitati, son dovuti intervenire alla stazione ferroviaria per sedare la solita rissa ad opera degli ospiti dell'Hotel Miragolfo. Ma non solo, tra le righe di questa iniziativa si intravedono delle irregolarità. Ad esempio: chi è che firma i certificati di abitalità e agibilità delle strutture dove vengono allocate queste persone?  La casa in piazza Garibaldi è gravata da seri problemi strutturali, mentre qualcuno ha già segnalato che il tetto fatiscente rischia di cedere. A sottolineare la non abitabilità della casa ci ha pensato, lo scorso gennaio, un’assistente sociale che si è recata in quell'appartamento e ha stabilito che l'abitazione non era idonea per accogliere delle persone. Tra le altre cose, c'era un impianto elettrico vetusto e pericoloso, tant’è vero che gli ospiti hanno passato la prima notte al freddo, tra gli spifferi e il gelo, nonostante la presenza di bambini piccolissimi (di pochi mesi). Se qualcuno, dunque, ha certificato l’abitabilità di quell’alloggio, ha certificato il falso.
E poi c'è la questione delle questioni: la forzatura che è stata fatta in un paese che ha dei problemi drammatici oggettivamente avvantaggia, dal punto di vista economico, la famiglia Barbalace, proprietaria dell’enorme hotel adibito a centro di accoglienza, ma svantaggia, nel contempo, la città di Nicotera (l’immigrazione potrebbe essere una risorsa ma non nelle condizioni sociali in cui versa il paese), e incontestabilmente della famiglia Barbalace fa parte un prefetto della Repubblica, originario di Nicotera, che “di fatto” è anche proprietario della struttura adibita a Cas, in quanto è coniugato con una delle tre sorelle proprietarie dell’immobile. Egli è dunque indirettamente o direttamente interessato alle sorti economiche della vicenda. Si pone, quindi, un problema di conflitto di interessi tra un rappresentante dello Stato e un affare privato. In questa ottica, in tutti quei meccanismi legali di garanzia dei cittadini si ha di fronte un privato o un prefetto? I poteri di un prefetto, lo sappiamo, incidono sulla sfera pubblica e anche personale di un individuo, quelli di un privato sono un’altra cosa, e là dove un rappresentate dello Stato agisce come privato, o come un imprenditore, sul territorio non sarebbe giusto pretenderne le dimissioni? La vera questione giuridica e politica è questa. E in questa storia non si può sottacere che c’è stato un avallo della prefettura di Vibo e della commissione straordinaria che non ha rilevato tale conflitto di interessi, come, d’altronde, tanti altri conflitti di interessi che nuocciono a Nicotera, vedi soggetti che navigano tra pubblica amministrazione e vicende e incarichi privati.

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