Nicotera.
Per
i funerali di don Sisto De Leo, parroco della chiesetta di Santa Croce, sono
accorsi in tantissimi dall’intero entourage nicoterese: Joppolo (suo paese
natale), Limbadi, le rispettive frazioni. Le strade della città, in genere
desolate alle tre del pomeriggio, ieri erano invase dagli automezzi. Ma in
molti sono giunti a piedi, complice il sole che inondava la città: nessuno ha
voluto mancare al funerale di un uomo mite che ha consacrato la sua vita a Dio.
Il lungo corteo funebre
si è snodato dalla sua chiesetta, dove è stata allestita la camera ardente, e
si è diretto verso la cattedrale. Presenti alla muta processione, chiusa nel
silenzio della preghiera e della riflessione, tutti gli amati parrocchiani di
don Sisto. In testa all’accompagnamento le autorità civili e militari, nelle
persone del sindaco Franco Pagano e del luogotenente dei Carabinieri della
stazione di Nicotera, Raffaele Castelli.
Ad accogliere il
feretro in chiesa, il vescovo della diocesi Mileto-Nicotera-Tropea ,monsignor
Luigi Renzo e uno stuolo di sacerdoti. Messa solenne e sontuosa ufficialità
scandita da cori altisonanti e notevoli discorsi per un uomo semplice e buono,
un sacerdote sempre dietro le quinte, a fianco dei malati e dei bisognosi, e la
cui immagine è forse collegata a una antica consuetudine nicoterese, ovvero la
benedizione nelle case; mansione questa svolta
da don Sisto ogni anno, nel mese di maggio: seguito da uno nugolo di turbolenti
chierichetti, il sacerdote di Santa Croce girava casa per casa benedicendo cose
e persone, declamando preghiere, e ricordando agli abitanti delle case che
esiste un Dio misericordioso.
Don Sisto era stato
anche un insegnante di lettere presso l’istituto agrario di Joppolo. Nel 1988 è
giunto a Nicotera. Qui gli fu affidata la parrocchia di Santa Croce, mentre da
circa sei anni, svolgeva la sua missione anche presso la chiesa di San
Francesco.
Nonostante le precarie
condizioni di salute, don Sisto ha celebrato la messa fino ai suoi ultimi
giorni. Agli occhi dei fedeli era sembrato nelle scorse settimane abbattuto e
dimesso. Ciò nonostante, senza battere ciglio e senza lamentarsi, aveva
continuato a svolgere la sua missione sacerdotale, aveva offerto sostegno e
vicinanza ai molti parrocchiani; nell’officiare la messa aveva spiegato con le
poche forze che gli erano rimaste le parole del Vangelo, le braccia stanche
avevano sollevato l’eucarestia, mistero del culto cristiano, e aveva
distribuito la comunione ai fedeli. Benché stremato aveva celebrato fino alla fine
la funzione sacra. Ma prima di congedarsi aveva impartito una sentita
benedizione ai suoi amati parrocchiani, che però compresero che il gesto donato
da quelle mani ormai esauste aveva il sapore di un addio, come un bacio di
commiato che un padre, giunto al termine della sua vita terrena, dona ai propri
figli.
Tutti i suoi
parrocchiani hanno voluto salutarlo, anche al di fuori dell’ufficialità del
funerale solenne. E le così le tante persone anziane, la cui vita semplice e
scarna è spesso scandita dalle funzioni religiose della parrocchia di
appartenenza, la sera di giovedì hanno voluto sfidare un tempo da lupi. Sotto
un’implacabile pioggia battente, avvolti nei cappotti e nelle sciarpe di lana,
cercando di proteggersi dalla pioggia sotto fragili ombrelli che il vento
tentava di strappare via, hanno aspettato davanti alla chiesetta di Santa Croce
che giungesse dall’ospedale di Vibo la salma di don Sisto. Lo hanno atteso,
nonostante la bufera inclemente, semplicemente per dirgli “grazie di tutto, ci
mancherai”, con i loro gesti semplici hanno declamato il più vibrante e
commovente discorso.
Enza Dell’Acqua
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