Nicotera.
Giovanni
si è diplomato lo scorso anno. Non ha intenzione di proseguire gli studi: la
sua famiglia non può sostenerlo. Il giovane decide quindi di intraprendere
l’unico percorso possibile: tentare di inserirsi nel mondo del lavoro. Una
strada non semplice. Giovanni non conosce ancora tutte le incognite che
nasconde il suo territorio, sa che è infestato dalla criminalità; sa che molti
suoi amici si sono trovati davanti a un’unica alternativa al vagabondare in
paese, al diventare preda dal malaffare- che guarda ogni giovane squattrinato
come possibile soldato da arruolare nell’esercito della manovalanza- e questa
alternativa era, ed è, per molti, la valigia.
Giovanni non vuole
lasciare il paese natìo. Le scelte che gli si presentano davanti non possono
definirsi variegate, anzi sembrano piuttosto limitate. Infatti, nel Vibonese i
giovani che cercano lavoro possono battere tre percorsi fondamentali. Il primo
è quello correlato all’industria turistica. In questo caso, un giovane dovrebbe
orientarsi verso il distretto turistico Capo Vaticano-Tropea. Si parla
chiaramente di lavori stagionali, finiti i quali Giovanni si ritrova nuovamente
disoccupato, e, se riesce a maturare, gli adeguati parametri richiesti, ad
ottenere un sussidio di disoccupazione. Oppure potrebbe orientarsi nell’ambito
dell’agricoltura. Ma tale settore è vistosamente in crisi. Sempre nell’area di
Capo Vaticano va per la maggiore la coltivazione, la raccolta e l’esportazione
della cipolla rossa di Tropea. Ma, a quanto è dato sapere, anche questo settore
sta andando incontro ad un preoccupante calo.
Inoltre, quell’agricolo
è un settore in cui crescono in modo esponenziale, le assunzioni di manodopera
straniera. Le mancanza di pretese di questi lavoratori che vivono sotto il
livello di povertà, è un prerogativa che favorisce la loro assunzione, a
scapito dei lavoratori italiani.
A questo punto Giovanni,
potrebbe orientarsi verso una di quelle pochissime aziende sparse sul
territorio che resistono alla crisi e agli artigli della criminalità. Si tratta
di aziende che operano prevalentemente nel settore alimentare. Giovanni prepara
un curriculum (piuttosto scarno per la verità) e lo invia alle varie aziende.
Mentre attende fiducioso una convocazione, gli passa per la testa che forse
avrebbe fatto meglio a trovare una buona raccomandazione, e farsi assumere
tramite qualche conoscenza. Crescendo, ha sempre sentito storie di gente che ha
trovato un posto di lavoro attraverso la classica spintarella, e che tutte le
pastoie burocratiche e la stesura dei curriculum sono solo delle inutili
perdite di tempo.
La storia e la
mentalità di Giovanni, ragazzo pieno di buone intenzioni e di paure per
l’incerto futuro, fotografa la storia di tanti ragazzi che si affacciano nel
mondo del lavoro, in un territorio depresso e privo di opportunità come il
Vibonese. Non è che uno dei tanti numeri che si trova inserito in quelle
impietose statistiche che puntualmente ci fornisce l’Istat.
«I giovani residenti
nelle regioni meridionali- raccontano le analisi demografiche- presentano un
numero di ingressi nel mercato del lavoro decisamente inferiore al resto del
territorio, segnalando le condizioni di maggiore disagio nell’inserimento
occupazionale.
Le difficoltà di
inserimento nel mercato del lavoro sono, determinate dalla scarsità dei canali
di informazione e soprattutto dalle inefficienze del sistema pubblico di
intermediazione. La maggior parte dei primi ingressi nel mercato del lavoro
avviene, difatti, grazie al ricorso a forme tradizionali di comunicazione che
sfruttano le conoscenze dirette: circa il 55% dei giovani trova la prima
occupazione attraverso le segnalazioni
di parenti e amici. La quota dei giovani meridionali entrati nel mercato
del lavoro entro un anno dalla conclusione degli studi (15,8% del totale)- incalza
impietosa la statistica- è nettamente inferiore a quella tipica del Nord e del
Centro, rimarcando, ancora una volta, le maggiori difficoltà di inserimento
sperimentate al Sud».
Poche opportunità e
scarsità di inserimento. La valigia non viene mai deposta sull’armadio, è
sempre pronta per contenere vestiario e speranze.
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