Parghelia.
Da un lato il signor Lorenzo Cupitò, dall’altro l’amministrazione comunale di
Parghelia e l’Aterp di Vibo Valentia. In mezzo un giudice, quello del Tar
Calabria, che ha emesso una sentenza che annullava la graduatoria del comune
della cittadina costiera per l’assegnazione degli alloggi popolari.
Un quadro che
sembrerebbe chiaro e che avrebbe dovuto seguire un’ovvia evoluzione, ma che
invece è rimasto cristallizzato a sei mesi fa, al momento cioè in cui è
arrivata una sentenza di annullamento della suddetta graduatoria, «illegittima»,
come stabilito dal giudice (sentenza n. 601/2013), anzi «palesemente
illegittima». Eppure il verdetto di un tribunale non ha cambiato di una virgola
la situazione di irregolarità in merito agli alloggi popolari, e per la quale
il signor Lorenzo Cupitò, vistosi escluso dalla possibilità d’assegnazione di
una casa, ha fatto ricorso.
Ora la situazione è
quella di un penoso immobilismo, che sta creando notevoli disagi a Cupitò che,
a detta del suo avvocato, Diego Vasinton, versa in «difficoltà economiche, e
vive in un alloggio precario ed insalubre». Mentre, al momento alcuni degli
occupanti degli immobili possono considerarsi «abusivi, in quanto privi di
alcun titolo».
Adesso Cupitò, per
mezzo del suo avvocato, sta concertando nuove mosse per vedere ripristinata la
legalità, e affinché il sindaco di Parghelia, Maria Luisa Brosio, e il
commissario dell’Aterp, Antonino Daffinà, diano seguito al provvedimento
emanato dal giudice, pochè, fino a questo momento, avrebbero «eluso il compito
di ripristinare la legalità violata». Sempre per Vasinton, tale comportamento dimostrerebbe «la chiara volontà degli enti di tutelare ben
altri interessi».
I legali hanno già
provveduto da qualche settimana a depositare un nuovo ricorso al Tar Calabria
per ottenere la nomina di un commissario ad acta che si sostituisca
all’immobilismo dell’Aterp di Vibo Valentia e del comune di Parghelia. A tale iniziativa
si devono aggiungere una serie di diffide dei legali all'Aterp che «non ha dato
seguito al provvedimento emanato dal giudice».
Al presunto immobilismo
del comune e dell’Aterp fa da contraltare il dinamismo degli avvocati di un
cittadino che si ritiene «ingiustamente escluso dalla graduatoria di
assegnazione», e che, ha tenuto a sottolineare Vasinton, «è stato costretto a
ricorrere all'Autorità giudiziaria per vedere tutelato il proprio diritto leso».
Questa triste vicenda
mostra come sia sempre difficile, in una società che non ammette fragilità ed
esitazione, costruirsi una vita dignitosa. E la casa e la vera piattaforma sulla
quale è possibile edificare un minimo di sicurezza. Come al solito la
burocrazia complica tutto.
Alberto Zanni,
presidente di Confabitare, ha denunciato che in Italia sono tra i 30 e i 40 mila gli
alloggi popolari sfitti.
Le agenzie che si occupano della gestione delle case popolari non investono per
i lavori di ristrutturazione. «Inoltre lo Stato ha smesso dagli anni Ottanta di
investire in politiche abitative. La fame di case a basso costo in Italia
aumenta vertiginosamente. In fila per una casa popolare in Italia ci sono 650 mila persone. In Italia solo il 6% è di edilizia
residenziale pubblica. In Francia si arriva al 18%, in Germania
al 21%: come sempre siamo il fanalino di coda».
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