mercoledì 8 gennaio 2014

Parghelia: cittadino escluso dall’alloggio popolare contro comune e Aterp.



Parghelia. Da un lato il signor Lorenzo Cupitò, dall’altro l’amministrazione comunale di Parghelia e l’Aterp di Vibo Valentia. In mezzo un giudice, quello del Tar Calabria, che ha emesso una sentenza che annullava la graduatoria del comune della cittadina costiera per l’assegnazione degli alloggi popolari.
Un quadro che sembrerebbe chiaro e che avrebbe dovuto seguire un’ovvia evoluzione, ma che invece è rimasto cristallizzato a sei mesi fa, al momento cioè in cui è arrivata una sentenza di annullamento della suddetta graduatoria, «illegittima», come stabilito dal giudice (sentenza n. 601/2013), anzi «palesemente illegittima». Eppure il verdetto di un tribunale non ha cambiato di una virgola la situazione di irregolarità in merito agli alloggi popolari, e per la quale il signor Lorenzo Cupitò, vistosi escluso dalla possibilità d’assegnazione di una casa, ha fatto ricorso.
Ora la situazione è quella di un penoso immobilismo, che sta creando notevoli disagi a Cupitò che, a detta del suo avvocato, Diego Vasinton, versa in «difficoltà economiche, e vive in un alloggio precario ed insalubre». Mentre, al momento alcuni degli occupanti degli immobili possono considerarsi «abusivi, in quanto privi di alcun titolo».
Adesso Cupitò, per mezzo del suo avvocato, sta concertando nuove mosse per vedere ripristinata la legalità, e affinché il sindaco di Parghelia, Maria Luisa Brosio, e il commissario dell’Aterp, Antonino Daffinà, diano seguito al provvedimento emanato dal giudice, pochè, fino a questo momento, avrebbero «eluso il compito di ripristinare la legalità violata». Sempre per Vasinton,  tale comportamento dimostrerebbe  «la chiara volontà degli enti di tutelare ben altri interessi».
I legali hanno già provveduto da qualche settimana a depositare un nuovo ricorso al Tar Calabria per ottenere la nomina di un commissario ad acta che si sostituisca all’immobilismo dell’Aterp di Vibo Valentia e del comune di Parghelia. A tale iniziativa si devono aggiungere una serie di  diffide dei legali all'Aterp che «non ha dato seguito al provvedimento emanato dal giudice».
Al presunto immobilismo del comune e dell’Aterp fa da contraltare il dinamismo degli avvocati di un cittadino che si ritiene «ingiustamente escluso dalla graduatoria di assegnazione», e che, ha tenuto a sottolineare Vasinton, «è stato costretto a ricorrere all'Autorità giudiziaria per vedere tutelato il proprio diritto leso».
Questa triste vicenda mostra come sia sempre difficile, in una società che non ammette fragilità ed esitazione, costruirsi una vita dignitosa. E la casa e la vera piattaforma sulla quale è possibile edificare un minimo di sicurezza. Come al solito la burocrazia complica tutto.
Alberto Zanni, presidente di Confabitare, ha denunciato che in Italia sono tra i 30 e i 40 mila gli alloggi popolari sfitti. Le agenzie che si occupano della gestione delle case popolari non investono per i lavori di ristrutturazione. «Inoltre lo Stato ha smesso dagli anni Ottanta di investire in politiche abitative. La fame di case a basso costo in Italia aumenta vertiginosamente. In fila per una casa popolare in Italia ci sono 650 mila persone. In Italia solo il 6% è di edilizia residenziale pubblica. In Francia si arriva al 18%, in Germania al 21%: come sempre siamo il fanalino di coda».

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