San Calogero. Soci
della BCC di San Calogero sul piede di guerra. Dicono di no alla paventata
fusione con la BCC di Maierato. E per dare voce e concretezza a questa
opposizione, si sono ritrovati circa in settanta, sabato scorso, presso i
locali dell’ex Saub della cittadina dell’entroterra vibonese. Qui hanno
discusso della possibilità, sempre più reale, che venga riconsiderato l’attuale
assetto della banca di San Calogero, operando la fusione con l’istituto di
Maierato. Il fine di tale iniziativa, da quanto è dato sapere, sarebbe quello
di rafforzare le potenzialità patrimoniali, organizzative e professionali
presenti nelle due banche. Ma i soci non ci stanno, e le argomentazioni dei supporters
della fusione non li convincono affatto. La BCC di San Calogero non si tocca,
dicono, per tal motivo porteranno avanti, senza se e senza ma, la loro campagna
anti accorpamento. La prossima assemblea è già stata fissata per sabato. Gli
organizzatori stanno cercando di coinvolgere altri aderenti e, c’è chi giura,
che nei locali dell’ex Saub che accoglierà ancora una volta la riunione,
saranno più di duecento. Il prossimo step dunque prevede un incontro
“allargato” ad altri consociati; incontri che potrebbero “allargarsi” a dismisura
se si pensa che essi sono, in tutto il Vibonese, 1478, non certo quattro gatti
dunque, e se tutti la pensano come gli agguerriti promotori del fronte del No,
allora il progetto fusione potrebbe essere messo in discussione. Da
indiscrezioni si evince che nella prossima adunanza gli associati discuteranno
della necessità di raccogliere le firme per chiedere un’assemblea che veda presente il presidente del consiglio
di amministrazione Antonino Barone, e con lui ridiscutere l’annosa quaestio.
Per adesso, per
combattere una degna battaglia, si è già costituito un comitato, ma si vocifera
che nella resistenza saranno presto coinvolti anche i cittadini di San
Calogero, i quali sarebbero anch’essi agguerriti riottosi. Alla cittadinanza si
chiederà di dire no con la democratica arma della sciopero: sit in e serrate
per salvare il perno intorno al quale gira l’economia della cittadina
pedemontana.
Si perché, la
ragione principale che anima i sancalogeresi nella loro battaglia per mantenere
l’autonomia della loro banca, è proprio il fatto che essa rappresenta il motore
economico pulsante della cittadina. Ma non solo. San Calogero si identifica con
la sua banca, che riceve e soddisfa ogni giorno le esigenze di una vasta
utenza, che giunge da ogni dove. Essa è nata nel 1977, dalla volontà di 120
soci fondatori. Il 28
novembre di quell’anno alle 8 del mattino venne aperto al pubblico lo sportello
ed iniziava il suo cammino con un solo dipendente. Oggi la Banca di san
Calogero ha 24 dipendenti, un patrimonio di oltre 19 milioni di Euro e tre
filiali operanti (Mesiano, Ricadi, Spilinga), mentre una nuova dovrebbe presto
essere aperta a Vibo Valentia.
«Fondendosi con
l’istituto di Maierato- argomentano i fautori del no- la nostra banca perderà
il suo logo, la sua identità. Diventerà la BCC di Vibo Valentia e il nostro
istituto diventerà una semplice succursale».
C’è addirittura
chi ipotizza che la fusione servirebbe a “salvare” la Banca di Maierato, i cui
bilanci non sarebbero eccellenti. Sta di fatto che ormai da qualche anno la Federazione
delle Banche di Credito Cooperativo ha concertato delle strategie di crescita
di cui la fusione si prefigura come la mossa vincente. In realtà, tale
operazione continua a lasciare molti scontenti su tutto il territorio
nazionale.
Per adesso qualcuno dovrà dialogare con gli scontenti di San Calogero, che tengono stretta la loro banca e, c’è da giurarci, non molleranno facilmente la presa.
Per adesso qualcuno dovrà dialogare con gli scontenti di San Calogero, che tengono stretta la loro banca e, c’è da giurarci, non molleranno facilmente la presa.
Nessun commento:
Posta un commento