Nicotera. La conferenza stampa di
fine anno del sindaco, indetta per delineare il primo anno di attività
amministrativa, ha visto sostanzialmente due grandi protagonisti, pesanti come
macigni e tuttora indecifrabili come certi inquietanti misteri, almeno per
l’opinione pubblica: l’attentato del 26 giugno e la questione Sogefil.
Questi due aspetti
hanno un comune denominatore, ovvero un comportamento criminale; ed entrambi
hanno, in un modo o in un altro, segnato l’attività amministrativa della giunta
Pagano.
L’attentato del 26
giugno 2013 è stato un evento di notevole drammaticità, in quanto non si era
mai visto un gesto intimidatorio di tale portata nei confronti di un sindaco:
40 colpi di kalashnikov sparati, da mano ignota, contro l’abitazione di Franco
Pagano. Ma l’aspetto ancor più inquietante di tale attentato è il silenzio che
è calato in città da parte di tutti. Un silenzio assordante- l’ossimoro è d’obbligo- forse
ancora di più dei colpi di fucile di guerra che hanno infranto la calma della
notte. Si perché, al di là delle ufficiali attestazioni di solidarietà giunte
al primo cittadino, la città è rimasta attonita e ha risposto alla drammaticità
di un atto senza precedenti con una forma di astensione generale: non ha
parlato, non si è indignata, non urlato riprovazione. Silenzio da parte dei
cittadini, ma anche dell’opposizione; silente anche la stessa maggioranza che
sostiene Pagano; lo stesso dicasi delle tante associazioni presenti in città.
Decriptare le ragioni
di questo silenzio non è semplice. Paura? Immobilismo? La “banalità del male” e
conseguente assuefazione? Sta di fatto, che la città non solo non ha proferito
verbo, ma ha preferito dimenticare in fretta, e tutti si sono concentrati su
altre questioni, considerate di importanza capitale, come ad esempio il mare
sporco. E così le chiazze marroni che deturpavano l’azzurro del mare sono state
le nemiche numero uno di consiglieri e
associazioni, cose intollerabili che sortivano maggiore indignazione di
un’azione di guerra deflagrata in una notte d’estate e di un conseguente
consiglio straordinario in cui campeggiava la vistosa assenza del prefetto.
Sul fatto criminoso
aleggia tuttora il mistero. Lo stesso mistero d’altronde che aleggia sulla muta
risposta data dalla città.
La questione Sogefil è
l’altro aspetto che ha dominato l’attività amministrativa della giunta Pagano.
Com’è noto, la Sogefil,
società di riscossione tributi, ha fatto sparire dalle casse comunali
nicoteresi la bellezza di più 8 milioni di euro, in sei anni (2004-2010). Anzi,
questi soldi non hanno mai visto le casse municipali e evaporavano nel “nulla” nel momento in cui
venivano riscossi. Anche qui abbiamo un altro bel rebus, perché non si capisce
come mai, mentre la Sogefil non versava quanto dovuto all’ente, nessuno si sia
mai accorto dei preoccupanti ammanchi. I signori “nessuno” in questione sono
tanti: sindaci, commissari prefettizi, i responsabili avvicendatisi negli
uffici ragioneria; allo stesso modo, bisognava pur presentare gli annuali
consuntivi di bilancio: anche qui, non è emersa, agli occhi degli addetti ai
lavori, nessuna anomalia.
Ad onor del vero, la giunta Pagano, fin dal
primo giorno del suo insediamento, si è attivata per denunciare nelle opportune
sedi la gravità della situazione. Nel corso dell’ultima conferenza stampa,
Pagano ha inteso stigmatizzare il comportamento dei commissari prefettizi che
si sono limitati a sporgere nel 2010 «una semplice denuncia ai carabinieri,
senza interloquire con la Procura».
Ma
un altro aspetto dell’intricata questione merita di essere evidenziato: la
stipula della polizza fideiussoria, a saccheggio consumato. Tale iniziativa
potrebbe aver reso ancor più complicato l’operare un’adeguata ricostruzione
delle dinamiche delittuose, con conseguente sepoltura della speranza dei
contribuenti onesti di avere un ristoro in denaro.
Così
composto, il quadro è quello di una comunità spettatrice di cose che accadono
al di là delle dinamiche democratiche.
Adesso
il “pasticciaccio brutto” è nelle mani della magistratura. Mentre gli
inquirenti indagano, l’ente marcia come un equilibrista sul ciglio del baratro,
e potrebbe da un momento all’altro essere inghiottito dal dissesto economico.
Anzi, il comune è già virtualmente in dissesto, e solo l’eventualità di poter
recuperare almeno parzialmente il maltolto, scongiura la sventurata evenienza.
Enza
Dell’Acqua
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