San Calogero. La
fase critica che attraversa l’economia e che colpisce il lavoro, in Italia e
nel resto del mondo, assegna un ruolo forte alla funzione del sistema bancario
del Paese. Un nuovo rapporto tra imprese, banche e lavoro per una crescita
dell’economia e del lavoro si palesa, per gli addetti ai lavori, come un
percorso da battere. Si guarda con attenzione ad una ipotesi di
interconnessione tra il sistema bancario e il sistema socio-economico
territoriale di riferimento. Nelle stanze dei bottoni si valuta la necessità di
riconsiderare gli attuali assetti, di creare la fusione tra due istituti al
fine di rafforzare al meglio le potenzialità patrimoniali, organizzative e
professionali presenti nelle due banche.
La virata
sembrerebbe procedere verso un modello di “banca territoriale”, in modo da
attenzionare le esigenze del territorio, dalle quali possano scaturire positive
ricadute anche di carattere occupazionale e professionale, valorizzando al
meglio il potenziale espresso dai lavoratori e dalle lavoratrici delle due
banche.
Questo è, in buona
sostanza, il “nucleo tematico” delle strategie di crescita proposte dalla
Federazione delle Banche di Credito Cooperativo discusse con la Banca d’Italia,
e su cui il consiglio di amministrazione è stato chiamato ad esprimere le
propria valutazioni.
La BBC di San
Calogero si adegua alle nuove strategie di potenziamento della banca e delle
sue funzioni sul territorio. Che l’istituto della cittadina dell’entroterra
vibonese godesse di buona salute, è già chiaro dal gennaio 2012, quando la
Banca di Italia ha autorizzato l’apertura di una succursale a Vibo Valentia,
che sarà inaugurata a breve. Ora si palesa un nuovo progetto: la fusione con la
BBC di Maierato.
Il Consiglio di
amministrazione, previa analisi del contesto di riferimento nel corso di una
seduta consiliare alla quale ha preso parte anche la Federazione calabrese, ha
così dato mandato agli organi regionali di categoria di approntare un piano
industriale di aggregazione con la consorella BCC di Maierato. Il progetto di
fusione ha trovato l’approvazione da parte dei rispettivi cda delle banche
interessate.
Altri importanti
sigilli di approvazione dovranno essere posti dall’Organo di Vigilanza e
dall’Assemblea generale dei soci.
Da indiscrezioni
si evince che l’intento dovrebbe essere quello di realizzare una banca di media
grandezza a carattere locale, che raggiunga immediatamente dimensioni aziendali,
tali da garantire una struttura organizzativa che sia la protagonista del
settore creditizio su tutto il territorio provinciale.
Le cose però non
sembrano filare così lisce, sembrerebbe infatti che siano stati espressi forti
dubbi in merito alla fusione dei due istituti a livello locale. Ma la fusione
di due banche è vista con una punta di scetticismo anche ma anche a livello nazionale.
Infatti, nel corso dell’assemblea della BCC al Centro congressi di Milano è
emersa una certa perplessità in merito a queste strategie di crescita.
Perplessità sapientemente argomentate da Alessandro Azzi, presidente della
Federazione lombarda delle Banche di credito cooperativo. Secondo Azzi «non
sono le fusioni la risposta alla crisi». Il presidente della Federazione lombarda
ha inoltre precisato, con riferimento al tema
delle aggregazioni e fusioni tra istituti, finalizzate ad aumentare le
dimensione per affrontare meglio il mercato del credito, che « una crescita
dimensionale potrebbe avere qualche vantaggio in termini di economie di scala. Ma in realtà restiamo piccole
banche. Credo invece che la soluzione vada cercata sotto il profilo dell’alleggerimento
dei costi, che la concorrenza non ha ai livelli nostri, perché lavora su
economie di scala grandi, non la possiamo trovare nell’aggregazione di due o
tre Bcc, ma nell’esternalizzazione di servizi a favore dell’intero movimento
delle casse rurali».
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