Nicotera-
La
città com’è noto necessita di un lifting in termini di decoro urbano. Ma urge
anche di una revisione della toponomastica. E questo per una serie di motivi,
sia di ordine pratico, che culturale.
Affinché non si perda la memoria storica di un
popolo è necessario codificarla anche attraverso l’uso dei toponimi. Nella
fattispecie, la toponomastica a Nicotera aiuterà il cittadino a ripercorrere e
a conoscere la storia della città. Una storia memorabile e intensa,
innegabilmente, ma che in pochi conoscono bene.
Fisco,
Poste e cultura, primi beneficiari della nuova toponomastica.
Sui muri di Nicotera
non vi sono affissi i nomi delle vie e, a volte, nemmeno i numeri civici delle
abitazioni o dei locali commerciali. Il che è un bel problema anche per il
visitatore della città che faticherà ad orientarsi. Il vantaggio di una nuova
toponomastica è dunque di tipo pratico. A Nicotera vi sono ampie zone che
portano un’unica denominazione. Si pensi ad esempio a via Filippella o a via
Foschea. Circa 800 persone abitano tutte in un’unica via e, considerato che
esistono moltissimi casi di omonimie, ciò diventa un bel problema per i
portalettere che faticano a rintracciare i destinatari delle poste. Basta
pensare che circa due anni fa, quando molti dei storici postini andarono in
pensione, le nuove leve, provenienti spesso da altri luoghi, fecero una fatica
immane a consegnare la posta ai cittadini, vista l’ampia estensione delle vie,
i cui bracci interni portavano la stessa denominazione della via principale. In
quei mesi il servizio postale sprofondò nel caos. Missive recapitate
all’indirizzo sbagliato, postini frastornati, uffici postali presi d’assalto
dai tanti cittadini che invocavano ordine e chiarezza nella consegna della
posta.
Altro ambito cui gioverebbe
una nuova toponomastica è quello del fisco. Spesso diventa difficile
rintracciare i tanti cittadini invisibili per il fisco perché in molti vivono
in una via piuttosto estesa, piena tra l’altro di traverse e traversine. Ciò
rende complicato rintracciare quei potenziali contribuenti inesistenti per
l’ufficio tributario.
Eppure non occorrerebbe
fare una grossa fatica per ristabilire l’ordine, per il semplice fatto che la
nuova toponomastica già esiste. E’ stata elaborata nel 2006 e ora giace in
qualche cassetto di uno degli uffici della sovrintendenza alle belle arti di
Cosenza. In teoria basterebbe sollecitare la sovrintendenza al fine di
riconsegnare il lavoro al Comune di Nicotera, affinchè lo possa finalmente
mettere in pratica. I costi si aggirano intorno alle 20 mila euro. Una cifra
non esorbitante, ma a fronte del lavoro che è stato svolto per realizzare il
progetto e dei sicuri vantaggi pratici che ne scaturirebbe, probabilmente ne
varrebbe la pena.
Anche i benefici che ne
trarrebbe la cultura sono evidenti: l’opera infatti è stata realizzata cercando
di dare risalto ai nomi dei tanti nicoteresi illustri che si sono distinti nel
corsi dei secoli. Ce ne sono parecchi, anche se sconosciuti ai più.
Un
lavoro certosino
Ma vediamo nel
dettaglio la nuova toponomastica e la sua storia. Tutto cominciò nel lontano
2005, quando su iniziativa dell’allora segretario della consulta comunale
Giovanni Durante, la commissione straordinaria che governava la città approvò
il regolamento per la toponomastica fino ad allora inesistente. I commissari,
con una delibera del 19 gennaio 2006, nominarono tre esperti la cui finalità
doveva essere quella di ridisegnare la toponomastica nicoterese, tenendo
presente la storia e le personalità che si erano distinte nel corso della
storia della città. I tre esperti erano: il professor Pasquale Barbalace, il
preside Pino Neri e il preside Calogero, i tre periti scelti dai commissari
erano coadiuvati dal compianto geometra Lello Di Leo.
Il lavoro dei tre
cattedratici e del geometra, che curava la parte tecnica, durò quasi un anno.
Fu un lavoro intenso e certosino, alla fine del quale gli esperti consegnarono
ai commissari la toponomastica della città, nella quale figuravano ben 92 nuovi
toponimi. Mancavano tuttavia alcuni passaggi di rito che di norma imprimono lo
stigma dell’ufficialità, ed infatti nel novembre del 2006 l’opera fu inviata
alla Commissione di storia patria di Reggio Calabria, che aveva il compito di
visionare e concedere il nullaosta al prospetto.
La Commissione diede
parere favorevole. Tutto stava filando liscio, il Comune era dunque pronto a
mettere in pratica il progetto, senonché un bel giorno, per puro caso, alcuni
funzionari della sovrintendenza alle belle arti di Cosenza passarono da Palazzo
Convento. L’allora commissario prefettizio Palmieri comunicò a tali funzionari
che c’era pronta una nuova toponomastica. Costoro invitarono il commissario ad
inviare loro il lavoro, per una ulteriore supervisione. Da allora l’opera si
trova in quel di Cosenza e della nuova toponomastica non se ne è saputo più
niente.
Il che si configura
come un vero peccato a giudicare della necessità che la città ha di questa
opera, se si pensa che esistono delle zone che non sono neppure “annomate” ma
che vengono identificate in virtù della vicinanza ad altre denominazioni di
strade attigue.
Poiché molte vie di
Nicotera erano state attribuite a casaccio o in virtù di una particolare
condizione atmosferica (ad esempio via Foschea), l’opera messa a punto dagli
esperti consegnava ai nicoteresi la consapevolezza di appartenere a una città
in cui storia e cultura si intrecciavano da tempi immemorabili, poiché, come ha
sottolineato il professor Pasquale Barbalace, “i toponimi ti portano per mano”,
aiutandoti a riscoprire la storia del luogo cui appartieni.
Nomi
nuovi a vecchie vie
Via Tondo fu così
cancellata, quell’ampia zona fu dedicata al professor Antonino Pagano. Via
Barriera venne dedicata allo storico Adilardi. Tutto l’ampio percorso che
collega la Madonna della scala alla Madonna delle Grazie, nota ai nicoteresi,
con il nome di “variante”, fu assegnata a Marcello Fossataro, altro illustre
nicoterese fondatore del Conservatorio dei poveri di Cristo di Napoli. Via
Casolare fu invece intitolata ai coniugi Scardamaglia-Longo, fondatori
dell’omonimo ente morale oltre che costruttori del convento dei francescani
adiacente la chiesa di San Francesco. Sempre in zona San Francesco, la strada
che da via Nuovo Liceo si immette ai piedi della variante, fu ribattezzata “via
degli Osservanti”, per i conventi presenti in quella zona. Via Filippella non
ha subito variazione, perché il nome di tale rione ha un preciso riferimento
storico. Infatti dove sorge l’odierno ospedale vi era il convento dei
filippini, ragion per cui si salvò la memoria storica del luogo, non senza
tuttavia assegnare un nuovo nome a tutte le moltissime traverse che ramificano
l’esteso percorso. Anche le varie traverse di via Foschea furono annomate: al
questore Polito, al teologo Galasso, e al Beato Paolo Sinetropolitano, di cui,
nella sagrestia della Cattedredrale, vi è un’urna che ne contiene una reliquia.
L’ex via Scannatoio, fino a via Pozzo, fu intitolata al filosofo Antonino De
Bella. Via Luigi Razza, intitolata all’omonimo vibonese ministro dei Lavori Pubblici
nel governo Mussolini, fu irrimediabilmente spazzata via, e tale centralissimo
viale venne assegnato a Roberto il Guiscardo che nel lontano 1065 fondò la
città di Nicotera.
Via La Corte, venne lasciata intoccata, perché
l’intestazione si richiama ad un preciso riferimento storico, in quanto in
quella zona vi era anticamente la Corte comitale vescovile. Il lungo viale che
va dalla chiesetta della Santa Croce a piazza Cavour, è stato intitolato a
Raffaele Corso. Mentre non ci si poteva dimenticare del grande pittore Domenico
Russo, cui fu intitolato viale Umberto I. Posti d’onore anche per i quattro
fratelli vescovi De Gennaro, i presidi Mercuri e Cavallari e il canonico
Antonio La Rocca. I vari vicoli di via Baglio furono poi intestati a Federico
II di Svevia, Costanza d’Altavilla e Urbano II.
Il
professor Pasquale Barbalace
Il professor Pasquale
Barbalace è, come abbiamo visto, uno dei tre esperti che ha riscritto la
toponomastica nicoterese. E’ uno storico e un etnografo, fine conoscitore della
storia di Nicotera, nonché autore di diversi libri sulla storia e sulle tradizioni
popolari della città. Senza indugio lo scrittore esprime la perplessità per
l’oblio che ha fagocitato un lavoro nel quale è stato profuso impegno e costanza, e, oltretutto,
utile alla città.
“Questo lavoro sulla
toponomastica- ha dichiarato il professore- che è stato elaborato da me di
concerto con altri colleghi, purtroppo, dopo aver superato i primi ostacoli, si
è arenato alla sovrintendenza. Lì l’opera si trova dal 2008, e, nonostante le
varie sollecitazioni, non è stata restituita al Comune.”
“Attraverso la nuova
toponomastica- ha aggiunto ancora lo scrittore- abbiamo voluto riprendere la
storia antica e moderna della città di Nicotera. Anche perché tutte le zone
urbane di nuovo sviluppo sono senza indicazione. Questo inspiegabile ritardo
nella messa in opera della nuova toponomastica, danneggia la città, creando
grandi difficoltà negli uffici postali, nell’ufficio tributario, poiché, allo
stato attuale, vi è poco ordine nelle varie denominazione delle vie.”
Enza Dell’Acqua
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