sabato 14 ottobre 2017

Don Francesco Vardè indìce assemblea per invitare le realtà associative alla coesione e all’unità



Nicotera. E’ stata indetta per venerdì 6 ottobre l’assemblea comunitaria, presso il salone Giovanni XXIII, voluta dal parroco di Nicotera, don Francesco Vardè. Il sacerdote, in virtù del suo ruolo di presidente del Forum delle associazioni, invita all’incontro tutte le realtà associative presenti in paese nonché tutti i cittadini di buona volontà, quelli, cioè, chiamati ad impegnarsi per una rinascita sociale di Nicotera. Ed è proprio questo, in effetti, il tema dell’assemblea: intraprendere un itinerario condiviso che conduca alla crescita della città. Ieri mattina presso le edicole e negli esercizi pubblici sono comparse delle locandine che invitano tutti al confronto e in cui è stilato il senso di una riunione che vuole anche essere una chiamata alle armi nel senso di uno spirito costruttivo. L’obiettivo, si legge nel manifestino programmatico, è anche quello di definire “alcune proposte utili con un calendario di iniziative e con un cammino formativo da condividere insieme”. L’invito del parroco è improntato ad una maggiore stima reciproca tra i cittadini e più “coesione sociale”. Un auspicio che ha un suo perché dato che il tessuto sociale nicoterese soffre da tempo immemore di una disgregazione che impedisce l’evoluzione della città e il sano usufrutto delle sue risorse. I nicoteresi, contraddistinti da un individualismo che forse non ha eguali, faticano a fare rete, a creare un movimento univoco e collettivo che miri al benessere di tutti, negli interessi di tutti. Non vi è associazione cittadina o sodalizio civico in cui non prevalgano i personalismi. Ecco perché molte iniziative che nascono col vento in poppa finiscono col naufragare tra i marosi dell’anarchismo. Né la politica cittadina è mai riuscita a tenere insieme un gruppo nutrito di persone, sotto l’egida di un comune progetto o, per una usare una parola pomposa, di un’ideologia. D’altro canto, la politica cittadina non è mai stata esente da personalismi o familismi, anzi essa stessa ne è un modello, dato che si è chiusa in se stessa fino ad assottigliarsi, stritolata da dinamiche privatistiche. I cittadini, confusi e lasciati soli, ne hanno preso le distanze o si sono coalizzati in associazioni che hanno fatalmente ricreato quell’individualismo vissuto dal singolo. In questo contesto non semplice, don Francesco Vardè ha sempre cercato di farsi artefice di una “rinascita sociale”, di trasformarsi nel sarto che rammenda gli strappi. Adesso, ad un anno esatto dal commissariamento del Comune, il parroco ci riprova.
Egli loda l’operato di associazioni e movimenti che finora si sono spesi per il benessere del paese, ma, aggiunge, “quanto bene in più si potrebbe fare” se solo si evitassero “inutili brighe e sterili divisioni”.
Auspica “unità” e attivismo, “onde trasmettere i valori dell’impegno sociale e la partecipazione diretta per una cittadinanza attiva, sulla via della legalità e del bene comune”. La chiesa diventa quindi ancora una volta luogo di dibattito e laboratorio politico. Uno dei pochi, in un contesto in cui scarseggiano le occasioni di dialogo e in cui la protezione della tonaca di don Francesco diventa per molti il salvacondotto per lanciarsi in un dinamismo sociale e politico, che altrimenti sarebbe boicottato da indolenza e paure.

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