Nicotera.
La
notizia delle condizioni di vita del povero Fernando e del terribile
bugigattolo dove era costretto a vivere ha commosso e indignato la città che si
è chiesta come sia stato possibile che per così tanto tempo nessuno si sia
accorto di quella tragedia domestica che si consumava lentamente in paese. Teatro
di questa triste storia una delle tante arterie interne poste sul lungo
percorso di contrada Timpa, all’ingresso di Nicotera Marina. In fondo a uno di
questi bracci, dalla strada sterrata e da cui si intravedono i dirupi millenari
della “Timpa”, si trova la prigione di Fernando. Ma adesso lui è stato portato
via da quello squallore: si trova in un altro luogo, in attesa di essere
trasferito in un centro specializzato per la cura e l’assistenza di persone con
disabilità mentale. Così ha infatti deciso il giudice tutelare. A mezzogiorno
circa il sole è inclemente e in quella strada brulla e solitaria la canicola si
fa insopportabile. La gente osserva dalla finestra i giornalisti che si
aggirano in quella via silenziosa cercando di individuare la casa dove abitava
Fernando. Nessuno ha voglia di parlare. Dell’esistenza di Fernando qualcuno se
ne era persino dimenticato, tanto il tempo che non lo si vedeva più. Per
qualcun altro poteva essere andato a vivere altrove, ma non qui, dato che la
sua presenza si era come volatilizzata. Ci avviciniamo al cancello oltre il
quale c’è l’abitazione di quelli che gli inquirenti hanno definito gli aguzzini
del 59enne segregato, una struttura a metà tra una villetta e una casa di
campagna. Si avvicina un giovane, avrà poco meno di trent’anni, il viso arso
dal sole. Ci guarda con aria ostile e diffidente. Dice di essere il nipote di
Fernando. Alle nostre domande su come stesse lo zio, risponde seccamente che
l’uomo “stava benissimo”. «Non gli mancava niente: mangiava, beveva e dormiva».
Elencando i bisogni elementari dell’essere umano ritiene di raccontare una vita
felice e dignitosa. Gli chiediamo perché la Polizia municipale e i Carabinieri
abbiamo rilevato tutt’altro. Ci risponde girando i tacchi e andandosene,
farfugliando che su quanto è stato detto non c’è niente di vero. Ma ciò che adesso
conta è Fernando possa vivere un vita più dignitosa e amorevole.
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