Nicotera. I turisti si fermano ad osservarlo. Alto
e possente, domina viale affaccio, con le sue tre torri angolari e le sette
arcate che sorreggono una terrazza da cui si può scorgere mezzo mondo. È il
castello Ruffo di Nicotera. Tuttavia, i turisti che vorranno addentrarvisi si troveranno davanti a un cancello chiuso, in quanto
il maniero non è visitabile, e ciò per due ordine di motivi: lo storico
immobile, benché sia il simbolo della città di Nicotera, appartiene a un
privato, cioè alla famiglia vibonese Murmura; in secondo luogo, il suo interno
non è più agibile, poiché risente ormai degli insulti del tempo, e mai, in
questi anni, sono stati posti in essere degli interventi di ristrutturazione. Il
Comune, recentemente, ne ha ristrutturato una piccola area all’interno della
quale ha allocato una pinacoteca. Tale intervento si è potuto attuare grazie ai
finanziamenti dei Pisl, ovvero l’erogazione di fondi regionali destinati ai
“borghi di eccellenza”. Ma anche grazie all’esistenza di una convenzione,
stipulata tra il Comune e la famiglia Murmura, che ha stabilito un usufrutto temporaneo
del Castello da parte dell’ente. Nello specifico, il Comune si è accollato le spese
della ristrutturazione godendo in cambio
di un comodato d’uso ventennale dei locali dell’immobile. La somma dei Pisl si
aggirava intorno alle 400 mila euro, e una parte di essa è stata usata per
realizzare, come precisato, la pinacoteca. Sta di fatto che il castello, a parte
questo minuscolo intervento e relativo utilizzo, rimane un monumento chiuso e
inutilizzabile nel cuore del centro storico. Eppure le sue destinazioni d’uso
avrebbero potuto essere davvero tante. Al suo interno, ad esempio, vista la
sua vastità, si sarebbero potuti allocare dei musei, delle sale convegni,
ricreare le antiche stanze della residenza gentilizia; il tutto a beneficio di
quei turisti che rimangono fuori ad osservarlo ammirati e stupiti del suo
essere così mastodontico e così abbandonato. Gli unici interventi che la
famiglia Murmura ha realizzato sono quelli relativi alla messa in sicurezza
degli spettacolari balconi che si sporgono sul viale sottostante, sempre
trafficatissimo. È accaduto spesso che dei calcinacci si staccassero dai
poggioli per rovinare sulla strada, attentando l’incolumità di passanti e
automobilisti. Per il resto il Castello continua a sfidare il tempo, muto e
maestoso, finchè i suoi pavimenti già fatiscenti e i suoi muri che si
sbriciolano terranno. In merito a qualche doveroso cenno storico, ecco quanto
riporta lo studioso Natale Pagano: «L’attuale
maniero risale alla ristrutturazione terminata nel 1764 ed iniziata nella
seconda metà del XV secolo. Altri lavori vennero eseguiti subito dopo il sisma
del 1783 ad opera di Ermenegildo Sintes che in un certo senso hanno reso il
castello di dimensioni un po’ ridotte rispetto a quello
normanno-svevo-angioino-aragonese; questo perché il principe Ruffo, a parte le
difficoltà economiche in cui si trovava, aveva voluto che il nuovo castello non
avesse soltanto carattere difensivo militare, ma svolgesse anche il ruolo di
sede estiva della sua casata».
Nessun commento:
Posta un commento